5: Wake me up

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Quella sera King non avrebbe saputo dire nemmeno come ci era arrivato in quella situazione: era notte inoltrata, tutti al boar hat stavano dormendo, tranne lui e Ban.
L'immortale gli aveva appena messo davanti un grosso piatto di carne, mentre in piedi dietro al bancone, lo guardava dall'alto in basso.
"Datti una mossa, mangia." Disse solo quello, distogliendo poi lo sguardo dalla piccola figura di King e fissandolo su di una finestra, per non sembrare troppo insistente.
Non si erano premurati di accendere nessuna luce, nel buio di quell'ora tarda il riflesso della luna sui vetri era l'unica cosa a rendere le forme intorno ai due nitide, offrendo a King uno degli spettacoli piú belli che conoscesse.
Perché doveva essere colpa della luna, ma gli occhi del peccato dell'avarizia in quel momento brillavano come rubini incastonati nell'ossidiana. Il volto solitamente sempre scherzoso, contratto in un'espressione seria che gli aveva visto assumere in sole due occasioni.
La prima era stata quando gli aveva confidato di voler salvare Eleine, la seconda beh... era stata quella notte. King ne teneva il ricordo gelosamente stampato nel cuore, come un tesoro, che allo stesso tempo simboleggiava il suo piú grande peccato.
Tirò un sorriso amaro abbassando lo sguardo, quel tanto splendido ricordo, che lo faceva soffrire terribilmente, perché non poteva dire niente a Ban di cosa fosse successo, non se lo sarebbe mai perdonato, lui non l'avrebbe mai perdonato. Abbassò lo sguardo sul cibo che il non morto gli aveva messo davanti iniziando a mangiare silenziosamente.

Vedendo finalmente King mettere qualcosa sotto ai denti, la tensione dell'azzurro si sciolse un po', recuperò una bottiglia di birra e ne versò il contenuto in due boccali, porgendone uno all'altro peccato, per poi fare il giro del bancone e sedersi al suo fianco.
"Due settimane a mangiare fragole? Ti ha dato di volta il cervello?"
Sentendo quella frase, il piccoletto sorrise impercettibilmente.
"Guarda che erano anche bacche e mirtilli." Continuò a scherzare.
"Poi non venire a lamentarti se non riesci a mettere su nemmeno un po' di muscoli!" L'attenzione di Ban dopo si puntò sul volto del compagno, mentre le sue orecchie si riempivano della sua risata cristallina. L'immortale perse un battito a quel suono, si aspettava che si lamentasse e invece lo aveva stupito.
Continuarono a scherzare per un po', il non morto si assicurò che il re delle fate avesse mangiato almeno metà piatto prima di tornare a guardarlo seriamente.
"Si può sapere cosa ti é passato per la testa in queste settimane?"
King inizialmente non rispose, abbassò di nuovo lo sguardo verso il suo piatto, giocando con la forchetta, mentre Ban perdeva quel poco di pazienza che aveva.
"Eri preoccupato?" Chiese alla fine Harlequin, facendo sgranare gli occhi del compagno.
"Tutti erano preoccupati."
"Non volevo farvi stare in pensiero, ma era meglio che restassi da solo."
Quelle parole ricordarono a Ban quello che aveva sentito dire qualche ora prima a Diane, King sta da solo quando pensa troppo a qualcosa e si sente colpevole.
"É per lei vero?" Bastò quella semplice frase a fare incrinare l'espressione del peccato dell'accidia, era palese che Ban si riferisse a sua sorella.
L'azzurro voleva dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola e si stupí per la seconda volta quella notte.
King si girò verso di lui con gli occhi pieni di lacrime, sforzandosi di contorcere la sua espressione in un sorriso.
"Sarei dovuto morire io al suo posto, almeno adesso sareste tutti felici."
Il peccato d'accidia non aveva mai accettato davvero la morte di sua sorella, non aveva nemmeno mai ritenuto Ban colpevole e questo lo sapeva anche il diretto interessato.
La verità era che il re delle fate si era sentito uno stronzo e negli ultimi dieci anni era stato completamente solo, senza piú un posto o una persona da cui ritornare.
"Non dire stronzate!" Ban urlò, afferrando King per le spalle e gli fece sgranare gli occhi, da cui ormai le lacrime scendevano copiosamente.
"Tua sorella non faceva che dire che eri una persona fantastica! La piú buona che conoscesse!"
"Non provarci nemmeno Ban, lo sappiamo entrambi che non é vero e che mi odia!" Gli occhi arancioni e liquidi del piú basso, si puntarono in quelli rossi dell'altro, la tristezza e il dolore che trasparivano, fecero sorridere Ban, improvvisamente stava rivedendo quegli stessi sentimenti che anche lui aveva provato quando era morta la sua amata, negli occhi di qualcun altro. Nonostante tutto però, non voleva sul serio che King fosse triste, cosí cominciò a ridere.
"Cosa c'é di divertente!" Esclamò il re delle fate esasperato, prima di sentire il respiro mozzarglisi in gola. Il non morto aveva fatto la cosa piú semplice, ma di cui forse aveva piú bisogno in quel momento.
Lo aveva abbracciato, lui che non si meritava niente.

Con la faccia sepolta nel petto di Ban, King iniziò a singhiozzare, il corpo scosso da forti tremiti, mentre l'altro semplicemente se lo teneva stretto contro.
Ci vollero almeno dieci minuti per calmarlo, ma alla fine King aveva smesso di piangere, rilassandosi completamente tra le braccia di Ban.
"Certo che sei proprio un piagnone per essere un vecchietto." Disse il piú alto facendo bofonchiare qualcosa di incomprensibile al vecchietto in questione, che sembrava non avere intenzione di staccarsi dall'amico.
"Dacci un taglio con questi soprannomi stupidi." Rispose alla fine con tono seccato e staccandosi dall'azzurro per poi iniziare a volargli davanti a braccia conserte.
"Quanto sei permaloso! Vorrà dire che ne troverò un altro!"
"Ma non puoi usare il mio nome?"
Si accigliò ancora di piú il piccoletto, facendo ghignare il peccato dell'avarizia.
"Ho deciso, ti chiamerò Pampking!" Esclamò alla fine, pensando di aver avuto l'idea migliore del secolo, mentre la faccia di King diventava rossa per l'imbarazzo di quel nomignolo.
"Non provarci nemmeno!" Urlò Harlequin completamente rosso in viso, mentre provava a colpire Ban con la prima forma di Chastiefol, senza alcun risultato.
"Oh andiamo, lo so che ti piace!" Ribatté Ban mentre schivava i colpi del compagno divertito e continuava a provocarlo.

Meliodas sospirò da dietro alla porta, osservando le espressioni spensierate dei due compagni in quel momento, doveva ammettere che avevano modi molto strani di fare pace.
Girò sui tacchi per tornare in camera sua e di Elizabeth.
Sperava davvero di vederli felici, nonostante sapesse che quello per loro, era solo l'inizio della fine.

Until you fall for me |[BanxKing]|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora