Blood,Blood,Blood

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Emisi un urlo tetro,che quasi mi fece rabbrividire da sola:un urlo disperato,strozzato,singhiozzante,addolorato.
Avevo appena ucciso uno dei miei migliori amici.
Mi guardai la mano sinistra,totalmente inzuppata del suo sangue,poi,mi volsi pian piano verso la mia mano destra.
Stavo tenendo,proprio per i capelli la sua testa,con le unghie quasi conficcate nel suo cranio.
Un altro urlo di terrore prima di scaraventare inorridita la testa di Steven sul muro di fronte,lasciando un nuovo schizzo rosso sul muro.
La testa cadde a terra e rotolò fino ai piedi del cadavere,trascinandosi appresso una scia di sangue.
Le pareti e il pavimento,che fino a pochi istanti prima erano bianchissimi,si erano improvvisamente dipinti di rosso.
Urlando e dolorante,corsi vicino la porta.
Le diedi un calcio e la scardinai,facendola crollare a terra portandosi dietro un tonfo che rimbombò nei corridoi su cui si affacciava.
Già,altri corridoi.
Lacrimante,piena di lividi e di tagli,avanzai zoppicante per questo ennesimo corridoio oscuro.
Ogni passo che facevo apriva sempre di più le mie ferite che emettevano sangue e bruciavano.
Crollai a terra stremata,a pancia in giù.
Volevo morire in quel momento.
Ero sola,soffrivo come non mai.
Non avevo idea di ciò che fosse accaduto ai miei amici e a Levis,ma non so per quale motivo,pensando a lui,alle sue parole di conforto,alle sue carezze,ai suoi baci,trovai la forza di rialzarmi e strascicare ancora un po'.
Raggiunsi una porta semi-aperta.
Appoggiai la mano con la poca forza che mi rimaneva e la porta si aprì.
Mi potevo immaginare di tutto,cadaveri,trappole o una semplice vecchia stanza in disordine,e infatti era proprio di questo che si trattava,ma questa volta c'era del sangue a terra,lasciato probabilmente di recente;è sangue fresco,quasi sicuramente lasciato da una grande ferita.
Non c'erano corpi visibili nella stanza,ma solo,come nella primissima che avevamo trovato,giochi vecchi e mobili distrutti.
Anche questa volta un enorme letto e un comodino vicino e,come se si ripetesse la scena,una foto ben mantenuta,affatto trascurata come il resto della stanza.
Non ritraeva però la stessa bambina di prima,questa volta era un maschietto,con i capelli nero a caschetto,felice con la sua macchi una telecomandata e,dietro di lui,la stessa identica mano della foto con la ragazzina,appoggiata sulla spalla del bimbo.
Ero rimasta immobile nel silenzio,nell'ombra a fissare quella foto,quando improvvisamente mi sono sentita toccare la schiena.
Ho usato tutte le mie forze per voltarmi e dare un fortissimo cazzotto a chiunque mi avesse toccato.
Lo beccai dritto in faccia e insieme,io per lo sforzo e lui per il colpo subito,crollammo a terra.
Mi schiantai contro il muro,ma continuando a fissarlo,con gli occhi socchiusi.
Lui invece ruzzolò a terra inciampando sui giochi e cadendo di schiena sopra un cavalluccio a dondolo.
"AAAAAAH CHE MALEE!"
Riconobbi subito quella voce,ma ad aiutarmi a riconoscere quell'individuo è stato specialmente il rumore della sua chitarra distruggersi sopra il peso del suo corpo.

"OWEN!OMMIODIO OWEN SEI VIVO!"Corsi a soccorrerlo:il solo vederlo mi aveva ridato le forze.Lo aiutai ad alzarsi e lo abbracciai fortissimo.
"OWEN.."Cercai di parlare tra lacrime e singhiozzi"NON PUOI IMMAGINARE COSA HO PASSATO..."mi sentivo pronta a raccontargli tutto,della mia disavventura,di come Steven fosse morto e di come io sia riuscita a salvarmi,ma mi stavo solo illudendo.
Quel posto lo aveva reso pazzo,succube di uccisioni,un po' come tutti gli altri.
Alzò il volto e mi guardò sorridendo,poi mi sussurrò sghignazzando "Hai rotto la mia amatissima chitarra,te la farò pagare puttana!"
Lì per lì pensavo lo avesse detto scherzando,sarei dovuta scappare e invece mi sono ritrovata schiantata contro il muro,con le sue mani che mi tenevano forte il collo e che aumentavano la presa ogni secondo di più lasciandomi senza respiro.
Mi alzò da terra e strinse il pugno,preparandolo a farmelo arrivare in faccia.
Di istinto mi dimenai e,senza volerlo,gli sganciai un bel calcio che lo beccò in mezzo alle gambe.
Mollò la presa e crollò in ginocchio.
Per sicurezza gli mollai una bella ginocchiata in faccia,devastandogli il setto nasale.
Urlava e si dimenava,ma non riusciva più a fare nulla.
Scoppiò in lacrime,chiedendo perdono.
Inchinandosi più e più volte davanti ai miei piedi,ma io non sono così cretina,non ci casco due volte.
Gli afferrai la testa con entrambe le mani e...giù di ginocchiate continue sul volto,una dietro l'altra,ognuna più forte di quella precedente.
Quando mi placai,dopo una ventina di ginocchiate,non era ancora morto,ma era ridotto molto,molto male.
Era rimasto con la testa rivolta al cielo,totalmente sporca di sangue,tanti che era impossibile comprendere dove fossero gli occhi,il naso,la bocca.
Un ultimo devastante calcio che lo prese preciso sull'orecchio sinistro bastò per farlo crollare a terra e,qualche calcio in faccia,bastarono per finirlo definitivamente.

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