La forza

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A seguito della visita a Londra, in Charlotte riaffiorò fervidamente il desiderio di conoscere meglio Léo. Dopo la confidenza che le aveva fatto in carrozza, non si erano però più detti molto; si erano limitati a salutarsi di tanto in tanto, quando era capitato loro di incontrarsi per i corridoi della villa. Trascorsero alcuni giorni durante i quali la giovane non poté fare a meno di iniziare a nutrire speranza, in particolare in merito al fatto che il giovane, affascinante tuttofare potesse non essere poi troppo inamovibile nei confronti degli ordini che gli venivano dati da Benjamin. Anche se, prima di potersi azzardare un'idea del genere, era certa che avrebbe dovuto comprendere innanzi tutto le radici del loro misterioso rapporto.
Nel frattempo desiderava però ringraziarlo. In carrozza non ne era stata in grado, troppo scossa per l'emozione e ormai in procinto di giungere a casa. Eppure pensava che lui avesse compreso quanto l'avesse toccata; dalla maniera in cui si era ritrovata ad arricciare le labbra senza neppure accorgersene.

La ricchezza le aveva fino ad allora permesso un'educazione di tutto rispetto, ma era certa di essere stata in grado di giocarsi tante persone con il mero utilizzo della propria bellezza. E non importava quanto si fosse sentita forte o astuta nel farlo; non era che il riflesso di una società che non desiderava darle la giusta importanza. Difatti Charlotte – nel corso della propria breve vita – non si era mai neppure concessa di sognare che un uomo, un giorno, l'avrebbe compresa, o che le avrebbe detto che era intelligente.
Léo, nel corso di una manciata di istanti, era stato capace di ribaltare quella sua solida, amara convinzione.

E in un pomeriggio, in particolare, Mia la interruppe nel bel mezzo di una delle proprie attività preferite: suonare.
Lo faceva di rado, perché le ricordava la madre, ma Charlotte si destreggiava magnificamente al pianoforte, tanto da avere pregato i genitori di dedicare allo strumento un'intera stanza all'interno dell'abitazione. Rivestita di altissimi scaffali in mogano fitti di spartiti e saggi sulla musica, si trattava di una delle zone preferite della ragazza. Per lo più la ammirava e quasi mai trovava il coraggio di accomodarsi di fronte i tasti bianchi e neri, lucidi, del meraviglioso pianoforte a coda. Quel giorno, però, si era sentita straordinariamente malinconica.
E aveva iniziato a suonare.
Quando la cameriera irruppe nella stanza, Charlotte si interruppe bruscamente. Voltò lo sguardo a Mia:
"Cosa succede?"
"Vi domando scusa." Gli occhi chiari della dipendente vagarono dalla padroncina allo strumento e viceversa. Abbassò lo sguardo imbarazzata: "Mi avevate domandato di dirvelo, e ho visto che eravate di cattivo umore questa mattina, perciò-"
"?" Non voleva arrabbiarsi con Mia. Si impose calma.
"Ha detto che questa sera verrà, Léo."
La padroncina, finalmente, sorrise: "Davvero?"
La cameriera annuì. Charlotte lanciò un'occhiata ai tasti. Il riverbero della melodia che si era trovata a suonare aveva smesso di rimbombare tra le pareti. Sospirò e richiuse il pianoforte delicatamente. Si alzò e la gonna color cenere emise un fruscio delicato. Infine furono i tacchi della giovane a risuonare all'interno della stanza. Camminò fino a Mia, la invitò a seguirla e lasciarono la camera vuota alle loro spalle; la porta chiusa.

Proseguirono attraverso i corridoi della villa parlando a bassa voce, preoccupate di potere incappare nel viso sospettoso di Benjamin da un momento all'altro:
"Glielo ha domandato Carmen, signorina." Le rivelò la cameriera, chinandosi leggermente verso la padroncina "Inizialmente ha detto di no, ma poi Carmen ha insistito tanto che ha accettato. Gli ha detto che necessitava di un po' di svago. Che il signorino lo tiene sempre tanto impegnato."
Charlotte la scrutò con la coda dell'occhio, continuando a mantenersi dritta, con il mento alto e l'espressione imperturbabile: "Ed è così? Lo tiene impegnato?"
Mia parve riflettere qualche istante, ma poi annuì: "Ho notato, signorina Charlotte, che lo chiama spesso nel proprio studio." Rivelò "Resta alcuni minuti, poi passa il resto della giornata a fare su e giù per la villa. Non so con esattezza di che cosa si occupi."
La padroncina aggrottò la fronte: "Quindi non è qui solo per tenermi d'occhio."
La cosa, anche se in minima parte, la offese. Eppure non lo diede a vedere minimamente. Sospirò:
"A ogni modo, cercherò di capire il più possibile questa sera."

Charlotte D'AmbrayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora