Ti uccido

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LARA POV'S

"Lara, andiamo?"
Disse Roberta.
"Tranquilla torno con un taxi, mi voglio divertire un altro pò"
"Non visionare troppo la bambina, se la sa cavare, sei sicura di voler rimanere a fare il carabiniere?"
"Tranquilla, sono sicurissima."
Le diedi un bacio sulla guancia, salutai le sue amiche e andai da Luce.
"Butto le bottiglie sul retro e arrivo."
Mi disse.
"Sei un po' ubriaca lo sai?"
Lei non rispose.
Così azzardai, non volevo tornasse da sola.
"Io non ho la macchina, mi dai tu uno strappo a casa ?"
"Va bene, se non hai paura di una vecchia moto arrugginita!"
Le risposi con un  "Tranquilla, va bene."

Mentre aspettavo , notai uno dei signori che ci avevano offerto la bottiglia seguirla.
Presa dalle mille paranoie decisi  di seguirlo, il suo sguardo non mi piaceva.
Quando aprì la porta, vidi lui con una mano sul collo di Luce e l'altra in mezzo le sue cosce.
Un brivido mi salì lungo la schiena.
Presi una bottiglia, mi avvicinai e  lo  colpì alla testa.
"Fanculo stronzo." Gridai.
Luce era bianca cadaverica, tremava e aveva tutto il trucco sbavato.
L'abbracciai, e lei iniziò a piangere.
"Brutte puttane."
Disse l'uomo agonizzante per terra.
Così Luce si staccò da me ed iniziò a tirargli calci sulla pancia.
"La prossima volta, ti uccido."
Gli disse
La fermai, e la portai via da lì.
Andammo in bagno, aveva tutto il collo rosso, si poteva notare la forma della mano.
Ma quando vidi i lividi sulle cosce mi sentì male.
Lei si accese una sigaretta e me la passo, per poi accendersene un'altra.
"Questo stronzo di merda, giuro che gli mando Daniele.
Non la passerà liscia.
Non posso manco tornare così a casa. "
"Dovremmo chiamare i carabinieri Luce."
Le dissi.
"No, escluso.
Non faranno niente.
Devo chiamare Daniele, non posso tornare così a casa, mi devo fare una doccia, mi devo togliere il suo profumo da dosso."
Tremava, non la potevo lasciare da sola, allora le dissi:
"Vieni da me, non ti lascio da sola."
Lei mi guardò e annuì.
Prendemmo le sue cose e ci avviammo verso la sua moto.
"Dammi le chiavi, Guido io."
"Ma che dice dubito che lei sappia guidare una moto."
"Non puoi guidare in queste condizioni. E ti potrei stupire."
Con sfacciataggine mi diede le chiavi e salimmo sulla moto.
"Stringiti a me" le dissi, e lei lo fece.
Mi sentì lo stomaco in subbuglio.
Misi la prima e partimmo.
Arrivate a casa, parcheggiai la moto in garage, ed entrammo.
Luce si guardava in torno come se cercasse qualcuno o qualcosa.
"Stai bene?"
Le chiesi, lei con occhi quasi lucidi mi rispose:
"Si ho bisogno solo di farmi una doccia."
Così andammo in bagno, le poggia un mio pigiama e un cambio di intimo.
"La prego, rimanga qua."
Rimasi stupita dalla sua richiesta.
"Mi fa male tutto, e ho ancora paura.
La prego non mi lasci sola."
Così annuì, e l'aiutai a spogliarsi.
Era così bella, e anche così triste, spaventata.
Avrei voluto baciare ogni centimetro della sua pelle, per mandare via tutto il dolore che  provava in quel momento.
Riempì la vasca e l'aiutai a lavarsi.
Quando finì le passai l'asciugamani e la strinsi a me.
Lei rimase lì, non si spostò e non disse niente.
Alzò lo sguardo, e ci ritrovammo molto ma molto vicine.
Iniziai ad accarezzargli il volto, era così bella, così indifesa.
Lei si avvicinò ancora di più, potevo assaporare il suo profumo.
Toccò con il suo naso, il suo bellissimo e piccolo naso, le mie labbra, finchè:
"No."
Le dissi.
"Adesso cambiati, vado ad accendere il fuoco."
Ma mi bloccò.
Mi strinse a sé ed iniziò ad accarezzarmi i capelli.
"Luce cosa stai facendo."
"Shh."
"Luce.."
Nel mentre dicevo il suo nome appoggio le sue labbra sulle mie.  E fu Esplosione.

Ce N'Est Pas MalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora