CAPITOLO 2

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Si risvegliò solo quando sentì l'avviso del pilota che avvisava tutti i passeggeri di allacciare le cinture e si accorse che la musica nelle sue cuffiette si era fermata.


Nel momento in cui l'aereo toccò il suolo sembrò realizzare davvero, per la prima volta, che stava per vivere la sua vita da solo dall'altra parte dell'oceano, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici, per un anno.
Scrollò le spalle per scaricare la tensione e, prendendo in mano il borsone, scese e si diresse verso il recupero bagagli pronto ad incontrare la sua famiglia ospitante.


Si guardò intorno sorridendo alla folla di persone che correvano affannosamente e si ritrovò ad immaginare storie relative alle vite di tutti quegli sconosciuti.
C'era chi partiva per sempre e salutava piangendo la famiglia, chi tornava dopo molto tempo lontano da casa e riabbracciava i propri cari, chi partiva per una semplice vacanza o chi, proprio come Harry, affrontava il suo più grande sogno munito solo di valigia e passaporto; il resto lo avrebbero costruito giorno dopo giorno.

Per un attimo il riccio si sentì meglio nel vedere tutti quegli sguardi spaesati e pieni di paura come quella che traspariva nei suoi occhi verdi smeraldo. Arrancò a fatica con il peso dei bagagli che si trascinava dietro fin quando iniziò a vedere persone con in mano dei cartelli che portavano nomi di sconosciuti, e lo vide...

Welcome, Harry!

Il cuore iniziò a battergli veloce nel petto, quasi a volergli sfondare la cassa toracica per poi buttarsi sul pavimento grigio dell'aeroporto. Si avvicinò titubante alla coppia che già aveva visto in foto, con loro c'era anche una ragazzina bionda con delle leggere sfumature color pesca ormai sbiadite dai troppi lavaggi.
Charlotte, pensò.

"Harry, sei tu?"
"Io...sì, piacere di conoscervi"
"Il piacere è tutto nostro caro, sei ancora più bello che in foto!"
Arrossì per il complimento inaspettato.

"Oh ehm...grazie"
"Io sono Johannah, questo è mio marito Mark e lei è nostra figlia Charlotte"
"Lottie, mamma!" disse la ragazza per la prima volta.

"Il piacere è tutto mio, spero di non essere di disturbo nella vostra famiglia"
"Oh no, non dirlo nemmeno per scherzo! Sembri un bravissimo ragazzo e l'agenzia ha parlato molto bene di te. All'inizio sarà un po' difficile ambientarsi ma vedrai che ti sentirai come a casa"

"Su Jay, basta annoiare Harry, sarà stanco. Vieni, andiamo a casa così ti potrai fare una doccia e riposare prima di cena"
"Sarebbe fantastico, grazie".

Ma in quel momento sentì che mancava qualcosa, un particolare che si aspettava di vedere ma che, in quel momento, non riusciva a ricordare.

Si fermò di colpo guardando la famiglia Tomlinson che, accorgendosi della confusione sul volto del riccio, si fermò ad osservarlo.

"Scusate, è che pensavo..."
"Abbiamo un altro figlio, credo che l'agenzia te lo abbia detto anche se non ti ha mandato le loro foto"
Ecco cos'era.

"Sì, me lo hanno accennato"
"Si chiama Louis, al momento è a scuola per gli allenamenti di football ma lo conoscerai stasera a cena. Credo che diventerete buoni amici" sorrise Mark.

E Harry sperava davvero di farsi degli amici, perché non poteva sopportare di essere dall'altra parte dell'oceano, da solo, in una scuola nuova e senza nemmeno un volto conosciuto.
Ma infondo si sentiva accolto in quella famiglia, nonostante ci avesse parlato solo per pochi minuti.

- - -

Salirono in auto, una Range Rover nera lucida, e si diressero verso un quartiere tranquillo di New York occupato da villette, non troppo piccole in realtà, bianche.
Gli ricordava casa, pensò, e ad essere sincero non si aspettava di trovare un paesaggio simile nella Grande Mela.

Quando l'auto si fermò nel vialetto il riccio inspirò a fondo l'aria di quella macchina ancora nuova e chiuse gli occhi, li riaprì solo quando sentì una mano delicata appoggiarsi sulla sua e stringergliela forte.

"Andrà tutto bene Harry"
"Lo spero Lottie, sogno questo momento da tutta la vita"

La ragazza annuì e gli sorrise in un modo talmente tranquillo che Harry si dimenticò di tutte le sue ansie e preoccupazioni.

"Vieni Harry, ti aiutiamo a portare le valigie in camera tua così puoi iniziare a sistemarti"
"Non serve, davvero, non vorrei scomodarvi. Le porto io"
"Oh non dire sciocchezze, per un anno sei anche figlio nostro, non ci disturbi affatto".

E in quel momento il ragazzo si sentì accolto, nel posto giusto.

Nel suo posto.

- - -

Arrancò fino alla porta d'ingresso trascinandosi la pesante valigia verde a fatica e aspettò che Mark aprisse la porta che rivelò una bellissima casa luminosa con un ingresso spazioso, una grande cucina sulla destra con un open space sulla sala da pranzo tirata a lucido e un salone molto accogliente alla sinistra.

Si stupì della grandezza di quella casa e dell'ordine che vi regnava all'interno, e Johannah sembrò notarlo.

"Non ti fare illusioni, appena tornerà Louis questa casa diventerà una discarica. A mio figlio piace...fare casino" disse provocando una fragorosa risata generale.

"Vieni, ricciolino, ti accompagno al piano di sopra" esordì poi la ragazza.

Salì le scale ricoperte da una morbida moquette beige e si ritrovò di fronte ad un lungo corridoio che riprendeva, ovviamente, i colori del piano di sotto.
Lanciò un veloce sguardo a tutte le porte anonime e provò ad indovinare quale fosse quella della sua nuova camera.

La seconda sulla destra, sento qualcosa, dev'essere quella.

"Harry? Mi stai ascoltando?"
"Mh, scusa? Mi ero distratto un secondo"
"Ti stavo dicendo che la tua camera è quella, la seconda a sinistra esattamente difronte alla camera di mio fratello"

C'ero quasi, pensò.

"...quella invece è la camera dei miei, quella lì in fondo è la mia e questo è il bagno principale. Al piano di sotto c'è anche un bagno più piccolo e la lavanderia"
"Perfetto, mi perderò di sicuro"
"Ti ambienterai in fretta, fidati di me. Dai, ti aiuto a disfare i bagagli"
"Non serve davvero, posso fare da solo"
"Non fare troppo l'indipendente Styles, ti serviranno degli amici qui"

Detto questo si lasciò aiutare dalla bella figlia dei Tomlinson a sistemare la sua nova camera.

La adorava, c'era un'enorme finestra che dava sul giardino interno e, guardando attraverso, si rese conto che nel bel mezzo del prato si estendeva una gigantesca piscina interrata di almeno tre metri e mezzo.

Quanti diavolo di soldi hanno i Tomlinson?

Si ridiresse verso il letto da una piazza e mezza su cui erano sparsi tutti i suoi vestiti mentre Lottie ispezionava una ad una le sue magliette. Sorrise immaginando la sua vita lì, in quella casa così accogliente e luminosa.

"Li metti davvero...questi?"
"Ehi! Non insultare i miei stivaletti dorati!"
"Ma sono osceni!"
"Sono stupendi!"
"Non ti farai nemmeno un amico, se ti presenterai a scuola con questi"
"Beh avrò sempre te e tuo fratello, no?"
"Primo, io non mi faccio vedere in giro con te se provi a metterteli, e secondo...buona fortuna con mio fratello"

"Che vuoi dire?"
"Diciamo che Louis non è un tipo molto...socievole, ecco. Ha solo due migliori amici, si chiamano Liam e Zayn, e trattano tutti con superficialità. Mio fratello è il capitano della squadra di football della scuola e si crede perfetto ma non lo è. Gli voglio molto bene, dopotutto è pur sempre mio fratello, ma non farti ingannare dal suo fascino Harry, stai attento o potrebbe trasformare il tuo sogno in un incubo".

Il riccio rimase intimorito dagli avvertimenti di Lottie e si ripromise di restare alla larga dal fratello il più a lungo possibile.

- - -

"Ecco qui, abbiamo finito. Ti lascio da solo così puoi rinfrescarti e riposare, immagino che il viaggio sia stato faticoso e che il jet-lag non collabori. Ti verrò a chiamare quando ci sarà pronta la cena"
"Grazie di tutto, Lottie"
"Non c'è di che. Per qualsiasi cosa io ci sono, puoi contare su di me".

Gli rivolse un bellissimo sorriso e si richiuse la porta alle spalle, lasciando Harry da solo nella sua nuova camera.

the starry night over new york| lxuistmlnsn Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora