CAPITOLO 11

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I giorni seguenti a quella sera trascorsero lenti per il riccio che, inevitabilmente, non riuscì a fare a meno di ricordare la sensazione delle gocce di pioggia che gelide gli tagliavano la pelle e i vestiti.

Voglio sentirmi vivo gli aveva detto il maggiore, ed effettivamente vivo si era sentito per davvero.

Quella mattina a scuola fu tutto abbastanza monotono e noioso, tra le ore di geostoria e quelle di matematica Harry non vedeva l'ora di tornare a casa per godersi qualche ora di tranquillità. Aveva persino progettato di fare una passeggiata al parco con la musica nelle orecchie e...

"Harry?"
"Mh?"
"Ti ho detto che la campanella è suonata, per caso vuoi restare qui a dormire stanotte? Hai portato almeno un sacco a pelo?"
"Dio Niall, stavo pensando ad altro e non ho sentito, scusami"
"Chissà a che pensavi" disse il biondo in un tono che al riccio parve quasi sarcastico.

"Che vuoi dire?"
"Io? Assolutamente nulla. Muoviti, o tornerai tardi" rispose canzonandolo.
Harry raccolse in fretta e furia i suoi libri e l'astuccio e, seguito dall' amico, si diresse verso l'uscita della scuola percorrendo gli imponenti corridoi che ancora riuscivano a stupirlo.
Pensò che non si sarebbe mai abituato alla magnificenza di ogni singolo dettaglio di quel luogo e, in qualche modo, aveva ragione.

"Che programmi hai per oggi?"
"Pensavo di fare un giro al parco, ma non ne sono sicuro"
"Era a  questo che pensavi prima? I tuoi piani per oggi?"
"A dire la verità sì"
"D'accordo, io è meglio che vada, mia madre sarà qui fuori ad aspettarmi... ehi ma quello non è il fratello di Lottie?"

A quelle parole il cuore del riccio si fermò e, come se il suo cervello fosse stato creato per svolgere quell'azione, come un automa si voltò trovandosi ad osservare due bellissimi occhi blu.

"S-sì, è lui"
"Oh mio dio, cerca di stargli lontano il più possibile Harry ok? Credo ti abbia già avvertito Lots"
"Sì" replicò distrattamente aggiungendo un qualche saluto finale prima di continuare a camminare.

Ma il suo cuore lo sapeva, e lo sapeva anche Mark. Perché sì, aveva deciso di ascoltare quell'uomo dopo aver visto almeno in parte la fragilità di quel ragazzo.
Voleva almeno cercare di capire per quale motivo Louis Tomlinson fosse una bomba ad orologeria o, come lo chiamava suo padre, un mare in tempesta.

Perso nei suoi pensieri e piani per salvare l'anima di quel ragazzo, non si rese conto che involontariamente si stava muovendo nella sua stessa direzione e non appena se ne rese conto cercò di cambiare strada, ma una voce lo fermò.

"Harry, aspetta!"
"Louis, ciao"
"Stai... andando a casa?"
"Io, uhm- si. Volevo cambiarmi prima di uscire"
"Tu- oh, capisco. Vuoi un passaggio?"
Ed Harry non poté fare a meno di rimanere sorpreso dalla gentilezza del ragazzo.

"Sì, volentieri"
"Vieni allora, saluto un attimo il mio amico e andiamo subito a casa"
"Resti anche tu?" chiese con una sfumatura incerta nella voce che il castano sembrò captare.
"Io... a dire la verità dovrei"
"Suppongo ci sia un ma in questa frase"
"C'è, è vero. Dovrei studiare per il test di biologia di domani, ma è inutile"
"Perché?"
"Non ci capisco nulla, e casa non è il luogo adatto per concertarmi. Finirei per... sai no?"
E in quell'istante una lampadina sembrò accendersi tra i ricci del minore.

"Io stavo... andando al parco. Puoi venire con me, ti posso aiutare a studiare e possiamo stare un po' all'aria aperta così sarai lontano dalle tue distrazioni. No mio dio che idiota, lascia perdere"
"Ci sto"
"Lo so sono stato uno stupido, ci conosciamo appena e non ho il diritto di voler sapere-"
"Harry"
"Mh?"
"Ho detto che ci sto" rispose Louis in tono calmo e con un leggero sorriso sul volto.
"Oh, io- d'accordo allora, andiamo"
"Andiamo" replicò il maggiore, quasi a volerlo tranquillizzare.

the starry night over new york| lxuistmlnsn Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora