Imboscata [2]

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Fuori scuola, non si trattennero come al solito a chiacchierare prima di tornare a casa, forse perché Rebecca si era volatilizzata, forse perché Massimo non sembrava dell'umore adatto, o forse perché apparentemente Yvonne quel giorno era assente

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Fuori scuola, non si trattennero come al solito a chiacchierare prima di tornare a casa, forse perché Rebecca si era volatilizzata, forse perché Massimo non sembrava dell'umore adatto, o forse perché apparentemente Yvonne quel giorno era assente.

O almeno, così aveva intuito Michele, visto che la ragazza non era al posto consueto sotto il braccio di Simone.

«Che palle, non voglio tornare» storse la bocca Michele, calciando la lattina di coca buttata a terra. Il pensiero di dover aprire la propria mente a una persona esterna, quel pomeriggio, era quanto di meno entusiasmante potesse immaginare.

«Un motivo in particolare?» chiese Simone, scostando la frangia, occhi puntati sullo sciame rumoroso di liceali riversati nella piazzetta. Massimo era poco distante, in telefonata con qualcuno.

«La voglia di vivere è un'utopia e la voglia di mandare tutti affanculo ha invece raggiunto valori astrali» alzò le spalle e le mani con un sorrisetto di autocommiserazione, ottenendo in risposta un sopracciglio sollevato. Quando si girò, trovò Massimo preso all'improvviso da una conversazione con un gruppo di ragazzi, forse di un'altra classe.

«Vabbè, oh, questo pensa che sono la sua ragazza che mi metto ad aspettarlo?» sbuffò Michele «Si attacca al tram. Me ne vado al McDonald's, sei con me?» roteò appena sul posto per colpire con un calcio finto le gambe di Simone, ma lui stava già scuotendo la testa.

«Non posso, oggi ho impegni» rispose lui. Si staccò dal lampione e lanciò un ultimo sguardo a Massimo prima di avviarsi lungo il marciapiede, diretto, probabilmente, alla sua macchina. Michele gli fu dietro, le mani infilate delle tasche della giacca a vento.

Che impegni? Con la tipa?

Non sono cazzi miei, si rispose da solo, maledicendosi per quella curiosità che non poteva portare a nulla di buono.

Mentre camminavano, poteva sentire il vociare rumoroso di chi era dietro di loro e, voltandosi, individuò due ragazzini, massimo quindici anni, a sparlare del culo grosso di qualche loro compagna di classe e valutare pro e contro di questo sulle donne.

L'intelligenza umana non ha limiti.

«Hai parcheggiato di qua?» chiese Michele, giusto per fare conversazione.

«Sì, l'ho messa lontano. Vicino il sottopassaggio.»

Non disse altro, mantenendosi nel suo mentre camminava vicino, ma non abbastanza da sfiorarsi. Michele avvertì all'improvviso uno strano disagio e temette di star diventando molesto, per l'altro. Forse si stava chiedendo perché lo stesse seguendo, visto che aveva detto di voler andare al McDonald's.

Il problema era che Michele non sapeva come arrivarci. Aveva più o meno dato per scontato il fatto che avrebbe accettato la proposta e ora si sentiva scemo a chiedergli la direzione.

Beh, tanto Simone già lo credeva scemo, probabilmente, quindi tanto valeva non farsi problemi.

«Ti prego, dimmi dov'è il McDonald's» chiese infine.

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