Sentimenti in orbita [2]

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«Forza Michele! Più veloce!»

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«Forza Michele! Più veloce!»

Stringi il manubrio, pedali con forza mentre il Sole cade in picchiata a farti sudare la fronte, la maglietta di Dragon Ball nuova incollata alla pelle.

Ansimi e il grano ondeggia pigro accanto a te, in una giornata estiva carica di avventura, l'odore di terriccio a invadere le narici.

«Mammaaa!» strilli, ma mamma ride. Il manto corvino è sospinto in lievi onde sulle sue spalle, una cascata di capelli sempre dal profumo buono, mentre pedala per quella stradina acciottolata tra i campi del nonno. Il cappello di paglia sul capo la ripara dal furore estivo e non riesci a vederla in viso.

«Dai Michele! Se mi raggiungi ti compro l'ovetto! Su su!» ti incita e parti alla carica con quanta forza hai in corpo perché è tutto il pomeriggio che supplichi mamma di prenderti l'ovetto Kinder.

Mamma ride e sorridi mentre le guardi le spalle e cerchi di raggiungerla.

Più ti avvicini, più si allontana e allunghi la mano verso di lei.

«Mamma, aspetta!» ansimi, ma lei non aspetta e il Sole ti acceca, costringendoti a stringere le palpebre.

«Mamma!»

Quando le palpebre volarono su, trovò solo il soffitto a dargli il buongiorno.

Si mosse tra le coperte, il sudore ad appiccicargli la maglietta addosso, proprio come nel sogno. Michele ansimò qualche istante ancora, il tempo necessario al battito per tornare normale, poi si alzò. L'orologio segnava le undici e, uscendo dalla camera, trovò la casa vuota, segno che l'allegra famigliola fosse uscita per qualche passeggiata domenicale. Buon per loro.

Trovò un pacco di fette biscottate e se lo sgranocchiò mentre, seduto al tavolo della cucina, perdeva tempo su instagram, a vedere video su cazzate per occupare il cervello in compiti che non fossero il deprimersi a caso.

Poi, un messaggio.

Simone: Ehi

Michele quasi soffocò per la fetta biscottata incastrata in gola e tossì mentre, con le lacrime agli occhi, entrava veloce nella chat.

Simone: Che fai?

Tu: ehi

Tu: niente, sto a casa

Simone: Sono arrivato col cane fino da te. Se ti va di fare due passi puoi venire con noi

Michele rilesse quel messaggio un altro paio di volte, poi si lanciò alla finestra. Buttò lo sguardo di sotto e lo fece saettare per il marciapiede. Individuò un bestione di cane accucciato a terra e un ragazzo dall'aria familiare a mezze maniche, il cellulare davanti la faccia.

«Ehi!» lo chiamò Michele e Simone alzò il capo «Aspetta un attimo e scendo!»

Simone annuì e Michele si catapultò dentro casa col battito che raggiungeva l'orbita terrestre. Indossò in fretta e furia vestiti decenti e poi afferrò al volo le chiavi nel correre fuori casa, l'agitazione a fargli scendere due scalini alla volta.

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