Frammenti

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16 ottobre 2002

Era un piovoso pomeriggio d’ottobre, Eleonora e Sara uscirono fuori dalla biblioteca per prendere una boccata d’aria, rimasero a chiacchierare fin quando in lontananza non videro due ragazzi che Sara salutò con la mano facendoli avvicinare.
Si salutarono affettuosamente “Loro sono Michele e Roberto” li presentò all’amica “Lei è Eleonora”, si strinsero la mano sorridendo e si unirono alla conversazione.
“Di che cosa stavate parlando?” domandò Michele
“Dell’esame di diritto commerciale che ci spetta col simpaticissimo Franceschini”
“Non mi ci far pensare” sospirò Sara amareggiata “Dovrò rifarlo almeno dieci volte”
“E io con te “ rispose Michele strizzando l’occhio.
Rimasero qualche minuto fin quando Sara non fece un cenno eloquente all’amica invitandola a lasciarli soli, Eleonora alzò gli occhi al cielo ma acconsentì a lasciarle un po’ di privacy consapevole di quanto fosse persa dietro a quel ragazzo.
“Roberto ti va un caffè?” domandò all’altro ragazzo che fino a quel momento era rimasto in silenzio, l’unico modo che le era venuto in mente per lasciare la sua amica sola con Michele era stato quello e sperò vivamente di non risultare invadente.
“Sì, volentieri” rispose il ragazzo accettando l’invito e recandosi assieme a lei verso il bar più vicino.

“Anche tu in imbarazzo di fronte a quei due?” domandò Roberto prendendo posto al tavolo
“Te ne sei accorto?”
“Diciamo che Michele non fa che parlarmi di Sara” rispose versando una bustina di zucchero nel suo caffè
“Allora speriamo che sia volta buona” asserì Eleonora con le mani attorno alla grande tazza di the
“Lo spero anche io, non voglio sentirlo struggersi dietro a Sara un secondo di più”
“Che romanticone il tuo amico”
“Se la vuoi mettere così” rispose Roberto regalandole un ampio sorriso
“E tu non sei romantico?” si pentì immediatamente di quella domanda così fuori luogo ma Roberto non parve affatto turbato
“Sì, ma il mio concetto di romanticismo va oltre l’assilare gli amici”
Eleonora sorrise “E che tipo di romantico sei?” domandò conscia di avere una persona ben disposta davanti
“Non saprei, io e la mia ragazza stiamo insieme da così tanto che non ricordo come l’ho conquistata”
“Da quanto tempo?”
“Avevamo sedici anni”
“Ma è tantissimo!” esclamò la ragazza “Complimenti”
Rimasero qualche istante in silenzio fin quando Roberto non prese nuovamente la parola “Adesso sta a te dirmi qualcosa”
Eleonora ci pensò su “Cosa vuoi sapere?”
“Qualsiasi cosa” rispose lui posando la tazzina di caffè sul piatto e dedicandole la sua completa attenzione
“Sono una single incallita, poche storie e tutte brevi, perfino il mio primo amore lascia a desiderare”
“E tu invece, sei una persona romantica?”
“Non ho mai avuto abbastanza tempo per scoprirlo, o forse non ho mai trovato il ragazzo giusto per questo tipo di considerazioni”
“Un vero peccato” ammise
“Perché?”
“Perché dovresti essere corteggiata ogni giorno come si deve”


14 novembre 2002

“Ehi tu!” esclamò Eleonora dirigendosi a grande falcate verso l’amico e prima che Roberto potesse rispondere ricevette un pugno ben assestato sul braccio “Ma sei matta?” domandò tastando la parte dolente “Questo è per il tuo amico Michele, quello stronzo”
“Non per fare l’avvocato del diavolo, ma se Michele è stronzo Sara allora è pesante”
“Ma che dici?!” esclamò Eleonora aggrottando le sopracciglia “Michele si è comportato malissimo ieri, ho passato tutto il giorno a consolare il cuore spezzato della mia amica”
Roberto scosse la testa con un sorriso “Adoro dare torto a Michele, ma stavolta non posso”
“Dovresti” sbuffò Eleonora “Non si flirta al bar quando ci si frequenta con un’altra ragazza”
“Hanno firmato un contratto in merito?” domandò con un sorriso sornione il ragazzo
“E’ un tacito accordo”
“I taciti accordi vogliono dire ben poco”
Eleonora gli lanciò un’occhiataccia
“Non replichi nulla?” continuò il ragazzo “MI stavo divertendo, sembravi un avvocato agguerrito durante l’arringa, sarai forte uscita da qui” mosse gli occhi alludendo all’edificio entro cui si trovavano
“Presuntuoso da parte tua dare per scontato che io voglia fare l’avvocato”
“Presuntuoso almeno quanto la tua amica”
Con quella frase incassò il secondo pugno della giornata e scoppiarono entrambi a ridere “Certo che se questo è il tuo modo per risolvere i conflitti verrai denunciata diverse volte”
“Hai detto che la mia amica è presuntuosa, ti meritavi un pugno”
“Continuo a pensarlo” e mentre pronunciava queste parole le tenne fermi i polsi per evitare di ricevere un altro colpo sul povero braccio
“Non ti si addice la violenza” le sussurrò vicino al viso, Eleonora arrossì leggermente per poi replicare, tipico del suo carattere insolente “Mi tieni i polsi perché temi che con un altro pugno potrei farti troppo male?”
“A dire il vero sì” rispose il ragazzo scoppiando a ridere e allontanandosi da lei ponendo fine a quel contatto “Sei magra ma forzuta, accidenti”
“Sono combattiva” rispose orgogliosa però lasciando una carezza sopra il maglione dell’amico proprio dove l’aveva colpito
“No, sei stronza” rispose lui facendo un salto indietro mentre Eleonora gli mostrava un pugno ben chiuso in atto intimidatorio
“Vuoi vedere quanto so essere stronza?”
“Sarei curioso di scoprirlo” replicò lui con un sorriso obliquo

23 agosto 2003

Roberto Eleonora e Sergio stavano cantando a squarciagola le loro canzoni preferite, i finestrini aperti e le braccia abbandonate al vento.
“Siete emozionati?” domandò Sergio, il loro amico che si era offerto di prendere l’auto per la festa dell’unità del partito “Aspetto da tempo!” esclamò Eleonora poggiando la testa sul sedile e chiudendo gli occhi permettendo al sole rovente di scaldarle la pelle.
“Ci saranno anche Nucci e Naldini” esordì Roberto con un gran sorriso
“Scherzi?!” domandò incredula Eleonora sbilanciandosi verso i due ragazzi che sedevano davanti “Non vedo l’ora di incontrarli!”.
Passarono tutta la giornata a guardarsi intorno come dei bambini, si separarono presto da Sergio che si unì ad un suo gruppo di amici e rimasero a bere birre e sentire gli interventi dei personaggi invitati, emozionati dal clima e dalla gente che li circondava.
Si godettero il concerto serale sorseggiando l’ennesima birra e mangiando patatine fritte, Eleonora ballava scatenata tenendo per mano Roberto ed invitandolo a fare lo stesso, lui nonostante la timidezza si lasciò andare agli inviti persuasivi dell’amica e si mosse con lei a tempo di musica finché non dovettero sedersi nuovamente sul prato senza fiato e con la pelle arrossata.
Alla fine dell'entusiasmante concerto si diressero verso il luogo previsto per l’incontro con Sergio ma dell’amico neanche l’ombra “Sicuro che fosse questo il luogo?” domandò Eleonora guardandosi intorno cercando di scrutare tra la folla un viso conosciuto, nel frattempo Roberto aveva estratto il telefonino e stava provando a chiamare l’amico.
“Irraggiungibile” asserì demoralizzato dopo un paio di tentativi
“E ora?” domandò Eleonora passandosi una mano tra i capelli
“Andiamo al parcheggio, magari è là”
Nemmeno nel grande piazzale riuscirono a trovare il loro amico né tantomeno la sua auto
“Ci ha lasciati qua…” sussurrò Eleonora “Lo ammazzo, se lo rivedo lo ammazzo”
“Ma non vedrai che…”
“Rob, non c’è l’auto, se n’è andato senza di noi”
Roberto si lasciò andare ad un’imprecazione prima di prendere un lungo respiro e tornare calmo “A qualche chilometro da qui c’è una fermata del bus, è così tardi che tra qualche ora un pullman indubbiamente passerà”
“Ho voglia di ucciderlo” bofonchiò Eleonora incamminandosi dietro ll’amico
“Anche io, fidati”
“Ma come può averci fatto una cosa simile?”
“Spero che si sia scordato”
“Qualunque sia il motivo rischierà la vita quando lo riavrò davanti”
Roberto sorrise e pose un braccio attorno alle spalle di Eleonora “Non ci conviene farci il sangue amaro, guarda che bella notte”
La ragazza sbuffò “Odio il tuo ottimismo”
“E poi siamo pure alticci, direi che è il modo perfetto per affrontare questa situazione”
Eleonora scoppiò a ridere “Lo credi sul serio?”
“No, ma ti ho fatto ridere”
Eleonora si appoggiò di più al suo corpo permettendo al braccio del ragazzo di avvolgerla meglio
“Ti stringi così perché hai freddo?”
Eleonora avrebbe voluto rispondere che era stato istintivo rimanere tra le sue braccia, che semplicemente in mezzo a quella strada desolata a notte fonda il corpo dell’altro sembrava un bel posto entro cui rifugiarsi, ma tacque e lui si tolse la giacca di pelle per poggiargliela delicatamente sulle spalle
“Rob, non serve”
“Tranquilla” rispose lui con un grande sorriso

Camminarono per quasi un’ora e la presunta fermata di autobus non appariva mai facendoli scoraggiare, Eleonora ad un certo punto si sedette su un muretto “Vaffanculo Sergio” sospirò stiracchiando le gambe intorpidite
“Sei stanca?” domandò Roberto
“Tu no?”
Senza rispondere lui le diede le spalle “Sali”
“In braccio a te?” domandò perplessa la ragazza
“Sì”
“Ma ti faccio male…”
“Non preoccuparti” rispose Roberto
“Posso camminare”
“Sali, non fare storie”
Eleonora si arpionò al suo corpo incrociando le gambe davanti alla sua vita e poggiando la testa alla sua schiena, cullata quasi dal ritmo della camminata lenta ma regolare
“Grazie Rob”
“Per così poco?”
“No, per tutto” rispose e gli regalò un leggero bacio sulla guancia

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