Giorgio aveva sperimentato diverse tipologie di dolore nella sua vita. Aveva sofferto per amore come accade a tutti, aveva perduto persone a lui care, suo padre se n'era andato dopo una lunga malattia che gli aveva tolto ogni ricordo.
Eppure Giorgio giurava che il dolore di quei giorni era il più intenso mai provato in vita sua, come se tutta la sofferenza umana fosse concentrata sul suo cuore e ne appesantisse i battiti.
Vedere Matilde, la sua piccola creatura, il suo dolce miracolo, lottare tra la vita e la morte per una fatalità tanto crudele da non sembrare vera, era la disperazione più totale che potesse mai sperimentare.
Non era più sé stesso, né lui né Miriam riuscivano più a mostrare un sorriso sincero.
Si erano isolati nel loro dolore perché, per quanto le persone a loro vicine provassero a fare qualcosa, soltanto loro due comprendevano la potenza di quel tormento reciproco. Semplicemente guardandosi negli occhi, sfiorandosi le mani per incutersi un minimo di coraggio, riuscivano a capire davvero di non essere soli.
Giorgio non rispondeva più a nessuno, nemmeno ad Eleonora, gli capitava di guardare distrattamente il cellulare e trovare i messaggi di qualche amico e quelli della donna che più di una volta l'aveva fatto soffrire.
Ogni tanto, osservando il suo nome sul display, aveva nostalgia di quei momenti in cui averla persa sembrava la più grande tragedia che potesse accadergli.
Ma la tragedia della sua vita, quella vera, la stava vivendo tra le mura di un ospedale, in quei giorni eterni fatti di attesa, apprensione e lacrime.Un pomeriggio apparentemente come gli altri, dopo quattro giorni di ricovero, Matilde venne portata in sala operatoria urgentemente.
Giorgio non fece in tempo a rendersi conto di cosa stava accadendo, prima che potesse realizzare i medici erano già passati oltre quelle dannate porte che conducono a luoghi preclusi al resto del mondo, la barriera contro cui si spezzano le speranze.
Afferrò il corpo di Miriam provato dall'incidente, ma ancora di più da quella terribile scena: medici affannati attorno al corpo della loro bambina, urla, sollecitazioni.
"Andrà tutto bene" le sussurrò stringendola in un abbraccio scomposto, entrambi seduti per terra incuranti di quanto avrebbero potuto dire altre persone.
"Dimmi che si salverà" singhiozzò Miriam contro il suo maglione, l'implorazione disperata di una madre distrutta
"Si salverà" affermò Giorgio accarezzandole i capelli ambrati, lo ripeté più di una volta in una sorta di litania per calmare la donna che stringeva a sé e per placare il suo animo spezzato.E Matilde si salvò davvero grazie a quei medici che avevano fatto l'impossibile per riportare a due genitori devastati la loro bambina e un po' di speranza.
"Te l'avevo detto che la nostra piccola era forte" sussurrò Giorgio mentre abbracciava Miriam di fronte al lettino in cui loro figlia dormiva ancora e la donna appoggiò la testa sul petto dell'uomo nel modo più naturale del mondo.Il suo rapporto con Giorgio era sempre stato di scontri e discussioni da quando quelle due lineette sul test di gravidanza avevano stravolto le loro vite. Avevano dovuto imparare ad essere una famiglia, a pensare per qualcun'altro, a mettere da parte il loro egoismo per quella piccola vita che giorno dopo giorno le cresceva nel ventre. Era stato terribilmente difficile crescerla senza averla cercata, educarla senza avere le stesse idee, ma ciò che non le era mai risultato difficile era stato amarla. Non era ciò che cercavano in una notte di tequila e sesso privo di significato, ma nonostante tutto in quel momento sentivano che aver condiviso così tanto assieme li aveva fatti crescere, che erano una famiglia per quanto arrabattata e complicata fosse.
Stretti in quel silenzioso abbraccio, contemplando il miracolo di avere ancora loro figlia, si sentirono per la prima volta parte della stessa cosa.I giorni seguenti le cose sembrarono tornare al loro posto, Miriam era stata ufficialmente dimessa anche se continuava a stare in ospedale ogni minuto per rimanere al fianco della sua bimba. Matilde migliorava a vista d'occhio e sopportava l'invadenza di aghi e visite in maniera incredibilmente adulta, anche quando l'ago cannulla della flebo si spostava e le recava fastidio o il braccio ingessato le prudeva.
In quella stanza di ospedale avevano creato una sorta di loro quotidianità fuori dal mondo esterno. Giorgio andava a lavoro e tornava subito in ospedale, coccolava la sua bambina, giocavano, chiacchierava con Miriam e passavano ore serene in quel luogo che fino a qualche tempo prima era stato teatro dei loro tormenti.
Il giorno delle dimissioni tanto agognato arrivò e non sembrò loro vero di poter tornare a casa. Ma quale casa? Dopotutto non avevano mai vissuto insieme, né era un pensiero che avesse mai attraversato le loro menti se non dopo le insistenti richieste di Matilde. Tuttavia la situazione straordinaria richiedeva che straordinario fosse anche il loro modo di adeguarsi, non volevano scarrozzare in giro la loro bambina come un pacco mentre era ancora tanto fragile e così Miriam li seguì fino all'appartamento di Giorgio con un trolley di modeste dimensioni impugnato nella mano leggermente sudata.
La gioia di Matilde era incontenibile, se non le avessero intimato di non agitarsi avrebbe iniziato a saltellare per la casa sopraffatta dalla felicità di quel momento tanto agognato.
Era tanto entusiasta da non riuscire a stare ferma, di sua spontanea iniziativa aveva già iniziato a disfare il bagaglio di Miriam scegliendo vestiti casualmente e infilandoli in modo sparso e disordinato nell'armadio di Giorgio finché, soddisfatta, non se n'era tornata in salotto come se niente fosse.
Voleva che quella diventasse la casa di tutti e tre, che le cose dei suoi genitori stessero vicine, le camicie di papà accanto ai jeans di mamma, che dormissero insieme nel grande letto e che insieme le dessero la buonanotte ogni sera.
Matilde non era mai stata così felice e nonostante la spossatezza causata da settimane di ricovero era piena di energie."Che cosa ha combinato di là?" domandò Miriam mentre affettava dei pomodori
"Si è portata via il tuo trolley" rispose Giorgio intento a cercare qualcosa in frigo "E da questo presumo che abbia sistemato i tuoi vestiti, per così dire"
Miriam si lasciò sfuggire una piccola risata "Intendi dire che li ha ammucchiati tutti nel tuo armadio senza un vero ordine, giusto?"
"Precisamente, è una bambina un po' caotica e questo l'ha preso indubbiamente da te"
Miriam spalancò la bocca in una finta espressione di indignazione lasciando cadere il coltello sul tagliere "Professor Giorgio Fraia!" esclamò "Mi sta forse dicendo che sono una donna disordinata?"
Lui sorrise intento a mescolare il minestrone "Diciamo che tra i due io sono indubbiamente il più ordinato"
"Vorrà dire che in questo periodo di convivenza ti dimostrerò il contrario" e scoppiarono a ridere."Mi viene da ridere" sussurrò la donna dopo un attimo di silenzio mentre si dedicava a sciacquare l'insalata
"Per cosa?"
"Guardaci"
Giorgio fece vagare lo sguardo sui fornelli accesi, le mani bagnate di Miriam, i suoi capelli leggermente scompigliati e sorrise "Cosa dovrei notare in particolare?"
"Abbiamo una figlia ed è la prima volta che ci proviamo…Che proviamo ad essere una vera famiglia"
"Hai ragione. Temi che sia precipitoso?"
Miriam sospirò "No, proprio questo mi preoccupa. Non ho mai pensato che sarebbe stata una decisione più giusta"
"Ciò che vi è accaduto ha cambiato le carte in tavola"
Miriam annuì "Forse è per questo, ma che cosa faremo quando Matilde si sarà ripresa?"Giorgio le accarezza con dolcezza un braccio "Questa è anche casa tua".
Quella frase uscì dalla sua bocca con una naturalezza tale che non provò neanche a fermarla, e andava bene così.
Miriam sorrise e si fece cingere dalle sue braccia sicure riflettendo su quanto fosse bello poggiare il viso sul suo petto.
Da quanto tempo non erano così vicini, così uniti? Probabilmente non lo erano mai stati nemmeno in quella bizzarra notte che aveva cambiato le loro vite.
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Ovunque proteggi
Любовные романыEleonora, Roberto, Giorgio. Tre anime unite dal filo rosso del destino a riprova che da esso non si può fuggire. Una storia di amori celati, parole mai dette e incontri inaspettati. A tutti quegli amori destinati ad essere.