10 settembre 2016
Era un pomeriggio di inizio settembre, quelle giornate ancora calde che si portano dietro i rimasugli dell’estate finita, un lieve venticello si intrufolava sotto la camicia di Giorgio.
Entrò nell’edificio e si soffermò nel coloratissimo ingresso pieno di disegni dove attese pazientemente l’arrivo delle 16.
Dopo pochi minuti un’orda di bambini si riversò nella stanza e Giorgio immediatamente aprì le braccia alla sua bimba, stringendola forte e riempiendole la fronte di baci, non riusciva a trattenersi dal baciarla e coccolarla ogni volta che la vedeva correre in sua direzione con quel dolce sorriso.
“Papà!” esclamò la bambina contenta “Ci sei te oggi!”
L’uomo sorrise privandola dell’ingombro dello zainetto e prendendole la mano “Sei felice di vedermi?”
“Sì, tanto!” esclamò la piccola Matilde saltellando di gioia, il cuore dell’uomo si sciolse nel vederla così felice.
Iniziò a chiacchierare con lei lungo il tragitto fino alla loro gelateria preferita, prima di diventare padre non avrebbe mai detto che una bimba di cinque anni fosse capace di parlare così a lungo ma presto aveva dovuto ricredersi.
Ordinarono il loro gelato per gustarlo fuori sulle panchine in mezzo a quella brezza di fine estate, con grande premura Giorgio si preoccupò che non prendesse freddo, che non si sporcasse di cioccolata e, come sempre, i fazzoletti per ripulire il suo tenero viso si accumulavano a dozzine sulle gambe del professore.
“Come mai mangi così il gelato?” domandò osservando che Matilde scavava i lati della coppetta lasciando per ultimo il centro
“Perché sì” rispose semplicemente con la naturalezza tipica dei bambini “Prima si mangia il cioccolato e poi la crema, è così che si fa” replicò come se fosse la cose più ovvia del mondo, l’uomo sorrise accarezzandole con dolcezza i capelli chiari.
Attese che la bambina finisse il gelato e dopo averle ripulito il viso un'ultima volta si incamminarono verso casa passando lungo un grazioso parco che percorrevano sempre con piacere, lì trovavano spesso molte persone a correre e una moltitudine di cani che facevano impazzire Matilde tanto che passava tutto il tragitto a indicarli tirando la manica del suo papà per farli vedere anche a lui “Guarda che bello!” esclamava entusiasta di fronte ad ognuno di essi.“Un giorno ti dirò
che ho rinunciato
alla mia felicità
e tu riderai, riderai
tu riderai di me”“Dormiamo insieme?” domandò la bambina mentre Giorgio apriva la porta di casa
“No piccola mia, viene mamma a prenderti tra qualche ora” rispose aiutandola a togliersi il giacchettino
“Perché?” domandò la bambina accigliata
“Perché stasera va così, abbiamo ancora un po’ di tempo per stare insieme però!”
La bambina parve inizialmente convinta della risposta e corse in salotto dove Giorgio aveva portato alcuni dei suoi giochi preferiti, quelli sembrarono tenerla impegnata per un po’ fin quando non la vide risollevare la testa dal suo peluche intenta a bendargli una zampina da brava veterinaria, lui la guardava ammirato seduto sul tappeto con lei.
Era solito perdersi nel vederla giocare e rimaneva sempre incredulo nel constatare che quel piccolo miracolo fosse la sua bambina, lei era la prova tangibile che in quella vita almeno una cosa giusta l’aveva fatta.
“Papà?”
“Mh”
“Tu e la mamma siete divorziati?”
“Come conosci questa parola?”
“L’ho sentita da un mio amico”
Giorgio sospirò consapevole che iniziava il momento delle domande a raffica e giustamente Matilde ne aveva tante da porre sul mondo, ma soprattutto sui suoi genitori.
“Sì, una cosa del genere”
“Ma quando uno è divorziato è perché ha litigato?"
L’uomo sospirò di nuovo giocherellando distrattamente con uno dei peluche di sua figlia
“Non proprio,a volte le persone grandi smettono di amarsi”
La bambina sgranò gli occhi incredula da questa dichiarazione “Ma non si può! Che vuol dire?”
“Sono cose da grandi” rispose Giorgio sperando di dissuadere la figlia da tutte quelle domande troppo complesse per la sua età
“Io non ho capito” rispose imbronciata
“Quando sarai grande” sorrise cercando di ammorbidirla ma la tempra di sua figlia era invidiabile e non lasciò cadere la conversazione
“Ma io sono grande!” replicò stizzita
“Non così grande, devi crescere ancora un pochino"
Matilde sbuffò e tornò a medicare il suo peluche fin quando non attirò l’attenzione di suo padre con una nuova domanda.
“Tu e la mamma vi volete bene?”
“Ma sì, certo”
“E perché non vivete insieme?” insisté di nuovo la bambina troppo presa dall’argomento per tralasciare la discussione
“Perché è meglio così…”
“No” rispose con convinzione “Se tu e la mamma andate a vivere insieme noi possiamo dormire sempre nel lettone e giocare a curare gli animali quando vogliamo!”
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Ovunque proteggi
RomanceEleonora, Roberto, Giorgio. Tre anime unite dal filo rosso del destino a riprova che da esso non si può fuggire. Una storia di amori celati, parole mai dette e incontri inaspettati. A tutti quegli amori destinati ad essere.