Matrimonio

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4 settembre 2010

“Guarda che bella!” commentò Giorgio osservando la graziosa chiesa che si stagliva di fronte ai loro occhi, era stata addobbata con fiori bianchi e nastri per la solenne occasione e tutto sembrava così finemente curato da portare indubbiamente la firma di Roberto
“Mi piace, sembra molto intima”
“Ti piacerebbe una cosa così per il nostro matrimonio?” domandò l’uomo stringendole teneramente la mano, Eleonora annuì mentre cercava in quella folla di gente elegante qualche viso noto.
Riconobbe alcuni amici dei tempi dell’università, qualcuno teneva in braccio i propri  figli ed Eleonora sorrise di fronte a quel radicale cambiamento, al tempo che scorre e che ogni tanto sembra portare qualcosa di bello, rifletté su questo pensiero mentre una ragazza che aveva frequentato per molti anni aggiustava le codine della sua bambina carezzandola con amore.
Improvvisamente in mezzo alla gente accalcata attorno all’ingresso lo vide e per lui il tempo parve non essere affatto cambiato in quei quattro anni, forse qualche ruga in più, ma Roberto era sempre lo stesso senza alcuna ombra di dubbio.
Sorrideva cordialmente ai suoi invitati fasciato da uno splendido abito da cerimonia nero con un grazioso fiore all’occhiello rosa pallido, lo osservò destreggiarsi tra le gente evidentemente intimidito da tutte quelle attenzioni, nessuno parve accorgersene ma Eleonora notò immediatamente la sua agitazione in quei piccoli gesti che aveva imparato a riconoscere con accuratezza.
D’improvviso i loro sguardi s’incrociarono e Roberto la raggiunse dopo pochi istanti
“Eleonora” pronunciò come un sospiro sottrattosi al suo volere
“Roberto”
Rimasero qualche secondo a guardarsi incuranti di tutto ciò che li circondava finché Eleonora non ruppe quel silenzio “Sono molto contenta per voi” disse con diplomazia
“Ti ringrazio” rispose con tono cauto, la voce calma e gli occhi che parevano gridare “Ringrazio entrambi per essere venuti fino a qua” proseguì rivolgendosi anche a Giorgio a cui strinse la mano, l’uomo sorrise sfiorando il fianco della sua compagna “Speriamo che quando toccherà a noi anche tu potrai farci l’onore di partecipare”
Roberto aggrottò le sopracciglia a questa affermazione e Giorgio con tono emozionato invitò la donna a mostrare la mano sinistra, Eleonora assecondò la tacita richiesta e mostrò l’anello che faceva bella mostra di sé sul suo anulare
“Ci sposiamo” confermò Giorgio col viso ridente
Roberto posò il suo sguardo su Eleonora che lo sostenne per quanto le fu possibile
“Sono molto felice per voi” proferì senza smettere di guardarla, quasi il tempo si fosse fermato e i suoi occhi fossero incapaci di osservare altro che lei e quel diamante che le occupava il dito.
Le voci di alcuni invitati richiamarono Roberto ai suoi doveri e si congedò per raggiungerli mentre Eleonora seguiva la sua figura allontanarsi.

Il caldo in chiesa era soffocante, nonostante fosse già l'inizio di settembre l'estate pareva non essere ancora terminata e portava gli ultimi strascichi del suo clima asciutto.
L'odore d'incenso mischiato al profumo degli innumerevoli fiori le faceva girare la testa per la sua insopportabile intensità, gli invitati si accalcavano sulle panche borbottando convenevoli mentre alcune donne utilizzavano dei colorati ventagli per sopperire all'intensa calura.
I consueti minuti di ritardo della sposa le parvero ore, stretta in quell'elegante abito che le mozzava il respiro desiderosa solo di prendere una boccata d'aria fresca lontano da quell'ambiente soffocante.
Finalmente gli invitati si alzarono, i musicisti iniziarono a suonare la classica marcia nuziale e la sposa fece il suo ingresso a braccetto col padre, avvolta da un candido abito che le cadeva dolcemente sulle curve morbide, il velo ricamato le scendeva sulla la schiena e proseguiva lungo il suo strascico sorretto da una delle sue damigelle che la seguiva zelantemente.
Era davvero bella, ammise a sé stessa osservandola con attenzione, e visibilmente emozionata nel vivere uno dei giorni più belli della sua vita, era evidente nel suo sguardo la viva speranza di chi guarda verso il suo futuro con gli occhi del cuore, visibilmente innamorata dell'uomo che la attendeva all'altare.
Eleonora non poté evitare di posare lo sguardo su Roberto, aveva congiunto le mani mentre Bianca percorreva la navata in modo da non agitarle nervosamente com'era solito fare nei momenti di tensione, per un attimo vide i suoi occhi saettare tra la folla di invitati distogliendo lo sguardo dalla sposa e dal suo magnifico ingresso, le parve che i loro occhi si incrociassero ma diede la colpa alla sua suggestione e guardò altrove mentre la fine della musica segnava il decisivo avvicinamento dei due sposi.
La cerimonia le parve infinita, si domandò più volte come poteva Giorgio restare così attento e vigile, sembrava captare ogni parola letta da un testimone, ogni sillaba pronunciata dal prete con un tale interesse da non sembrare vero. Eppure ascoltava diligentemente in mezzo a un tripudio di persone commosse e fazzolettini di pizzo, la sola sensazione che provava Eleonora era la nausea.
Troppa gente, troppo rumore, troppi profumi.
Era tutto decisamente troppo.
Quando le mani esitanti di Roberto sciolsero il nodo che legava le fedi Eleonora sentì l'impellente bisogno di uscire, fece un breve cenno a Giorgio e si dileguò cercando di non farsi notare, aiutata dalla sua strategica posizione vicino all'ingresso.
Quando fu uscita poté finalmente respirare a pieni polmoni un po' d'aria fresca, poggiata contro il muro di pietra della chiesa come se esso potesse sostenerla da quel martellante mal di testa che l'aveva colta accompagnato da uno strano malessere che le attanagliava la gola e lo stomaco.
Frugò rapidamente nella borsa e ne estrasse un pacchetto di sigarette, ne accese una rapidamente con le mani che tremavano e un nodo alla gola che pareva non dileguarsi.
Udì gli applausi, i gridolini entusiasti di amici e parenti felici che sancivano la fine della celebrazione.
Si erano sposati.
Aspirò diverse boccate di fumo presa da un'incontrollabile smania di tenersi occupata, di distogliere l'attenzione che dedicò alle intrecciate scie di fumo che provenivano dalla sua sigaretta.

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