X. DIAGON ALLEY

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Tutto ciò che nei giorni a venire si presentò ad Harry gli parve avere l'essenza della tragedia.
Londra si dilatava infinita.
Da Grimmauld Place, contò gli ultimi giorni dell'estate ed in lui, durante quel tempo, montò l'inquietudine.
Si era abituato a quel sobborgo babbano, ma la sua Inghilterra era un'altra.
Con lo stoicismo della giovinezza, per la seconda volta, Harry prese a misurare la bruttezza e lo squallore di quel posto attorniato dall'immomdizia e dal ferro. Anche nei giorni calmi, l'aria aveva sempre uno strano odore sotterraneo.
Harry cominciò presto a sentirsi particolarmente dimesso anche quando Hermione e Ron lo accompagnavano attorno alla periferia di Londra.

«Non fraintendetemi... sono più che contento che se la sia cavata, ma...»
«Non fai altro che dirlo, Ronald. Sei diventato una cantilena.» sbottò Hermione, di rimando.
«Lo so, non credere, ma... » continuò Ron, con le orecchie purpuree «Harry, cavolo, hai fatto un bel guaio, insomma...»
«E basta!» lo rimbeccò lei, con acidità «Se ti preoccupa così tanto che Piton possa tornare ad insegnarci, puoi stare tranquillo! Ti ricordo che non abbiamo ancora ricevuto posta dalla scuola che ci indichi il testo di Difesa contro le Arti Oscure

Da quando era tornato a Grimmauld Place, il giorno del processo, Ron, ogni volta che incrociava il suo sguardo, prendeva a sgranare gli occhi; a grattarsi la testa e le braccia e ciò non faceva altro che acuire l'agitazione a cui Harry era già sottoposto.
Più i giorni passavano, più egli stesso se ne rese conto: viveva in uno stato di distacco che non gli permetteva di razionalizzare quell'inquietudine.
Cominciò ad uscire di casa, sempre alla stessa ora del pomeriggio, quando la calura che cuoceva l'immondizia si dipanava e scendeva il venticello serale; allora, correva via fino al parchetto in Crescent Road e si coricava sotto ad un piccolo faggio. Non avendo spirito della natura, Harry sapeva di star fuggendo da quella casa spettrale, ma il parchetto in Crescent Road non era un rifugio.
Harry comprendeva di star lentamente perdendo contatto con tutto e, sebbene ciò gli provocasse un forte benessere, in cuor suo ne conosceva le ragioni. Ogni volta, poi, che la sua mente, quelle ragioni, le recuperava, la sua indole -il suo spirito di sopravvivenza- le calciava via con disgusto, poiché la consapevolezza che Sirius non avrebbe più finto di essergli padre iniziò a procurargli le vertigini.

Vi erano rimasti soltanto Ron ed Hermione (che cantilenavano sempre le stesse frasi):

«Miseriaccia! Tu stessa hai detto che noi non abbiamo ancora il testo di Difesa contro le Arti Oscure e che sarei potuto stare tranquillo! Ti stai rimangiando tutto!» diceva Ron, attonito e sgomento.
«Cerca di essere ragionevole una sola volta nella tua vita!» ribadì Hermione «È ovvio che un incarico prestigioso come quello di insegnante ad Hogwarts non è un lavoro che ci si può permettere di perdere! Piton lo sa, Ron! E soprattutto... e soprattutto (qui Hermione fu particolarmente incisiva, perché Ron aveva fatto cenno di obiettare) non sarebbe facile per un ex mangiamorte trovare un altro impiego, di questi tempi!»
«Che muoia di fame, allora...»
«Ronald!»

Fu una settimana dal processo che Errol consegnò loro la posta. Il povero gufo aveva continuato a picchiettare un po' sui piedritti, un po' sui vetri delle finestre, per più di qualche minuto, finché la signora Weasley non gli aveva aperto quella che dava sulla sala da pranzo ed Errol aveva capitombolato direttamente sul porridge che era in tavola per la colazione.
«Insomma!» aveva bofonchiato Ginny, poiché il porridge le era finito sui pantaloni.
Harry rise un po', per cercare di ottenere il suo consenso -o almeno per farle avere una qualche reazione, un cenno- ma smise non appena lo sguardo truce e ammonitore della ragazza glielo intimò.
A pochi posti da lui, Fred e George ridevano con gusto, non che la scena fosse particolarmente esilarante, ma si trattava pur sempre della sorella!
«Smettetela, idioti!» ordinò perentoria, mentre provava a pulirsi con un panno.
«Quello non è il completo nuovo con il quale saresti dovuta andare a pranzo dai genitori di Dean?» la stuzzicò Fred.
«Sta' zitto, idiota».
«Oh, era oggi?» la rimbeccò George, provocatore.
Harry continuò a mangiare silenziosamente anche quando la sagoma di Ginny si allontanava dal tavolo e ,poi, dalla sala da pranzo, disturbata dai chiacchiericci dei fratelli e non osò alzare lo sguardo dal suo piatto.
«Smettetela...» disse la signora Weasley, strizzando gli occhi «mi pare sia ora che voi due andiate ad aprire il negozio. Dovreste prendere esempio da vostro padre che si alza ogni mattino per mettere in tavola il cibo che mangia...».
«Che mangiamo?» risero i gemelli, mentre prendevano le buste delle lettere dal becco di Errol.
La mattina seguente Lupin venne a passare qualche ora a Grimmauld Place, poiché la signora Weasley vedeva Harry deperire. Quando, poi, lei annunciò che avrebbe accompagnato Harry , Ron ed Hermione a Diagon Alley (poiché Errol aveva portato le liste dei libri rimanenti per la prossima partenza per Hogwarts), Harry immaginò che Lupin avrebbe potuto avere del tempo per parlargli.

IL LEONE E LA SERPE - SNARRYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora