VII. IL MINISTERO DELLA MAGIA

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Harry si svegliò, preda di una tranquillità irreale. Il sonno lo aveva allontanato dai suoi pensieri, lo aveva alienato così a fondo che per un attimo credette di essere sereno; per un attimo credette che quello sarebbe stato un giorno come gli altri; per un attimo l'unica sua preoccupazione e gioia sarebbe stata la sua rinnovata nomina di capitano della squadra di Quiddich di Grifondoro.
Non gli bastò il tempo di ragionare quella linea ordinata di pensieri che lo stomaco cominciò a rigirarsi, inviluppato in una morsa inesorabile e lontana.
Fu la nausea a renderlo cosciente, l'implacabile sensazione di non riuscire ad abitare il suo corpo. La sua mente lo proiettava lontano, nel futuro più prossimo che marciava rapido e deciso verso di lui. La prospettiva di poter vedere quel futuro prossimo non fece altro che farlo sembrare più vicino di quanto già fosse.
Allungò il braccio per raggiungere gli occhiali sul comodino. Li inforcò.
La testa gli dondolava pericolosamente, mentre gli occhi doloranti lo intimavano a chiuderli, ancora per cinque minuti.
Il contatto tra il pavimento gelido e le piante dei piedi lo convinse per quei pochi (ma decisivi) attimi a mettersi in piedi, ma non appena la sua pelle si adattò alla puntura del freddo, la testa riprese a vorticargli.
«Lumos» mugugnò, con la voce del sonno, cercando di tenere il chiarore scialbo della bacchetta il meno luminoso possibile, in modo da non svegliare Ron, ma abbastanza da riuscire a scorgere l'ora sull'orologio da muro accanto al ritratto di Phineas Nigellus Black.
Erano le 6 del mattino, ed era l'esatta immagine dell'incertezza che lo logorava: troppo presto per scendere in sala da pranzo, troppo tardi per poter rimettere a dormire.
Un paio di jeans e la maglietta grigia erano disposti sulla sedia di mogano davanti alla scrivania e profumavano di fiori.
Cercò di essere cauto anche nello scendere i gradini, ma la pesantezza delle gambe intorpidite dal sonno faceva rimbombare il suono delle ossa a contatto con il marmo lungo tutta la scalinata che correva sotto le teste degli antenati di Kreacher.
Arrivò in sala da pranzo e una luce verde accompagnata da uno scoppiettio si levò dal camino. A Harry parve di intravedere il mantello color pervinca di Shacklebolt che turbinava su se stesso avvolto dal chiarore verde che enfatizzava gli arabeschi dorati sulle maniche, ma smise di preoccuparsene quando l'aroma delle uova al burro lo violentò prima che potesse attraversare l'uscio: una zaffata di fumo invase le sue narici e ne fu disgustato. Lo sfrigolio del burro nelle padelle logore dei Black era insopportabile: gli rimbombava nei timpani ed era l'unico rumore sul quale potè concentrarsi, poiché tutto, nella sua interezza più assorta, era in silenzio.
Harry non desiderava altro che arrivasse la sera.
Il signor Weasley, seduto all'estremo capo del tavolo, gli rivolse un cenno troppo austero perché potesse sembrare amichevole. Picchiettava le dita sul tavolo, nervosamente, vicino ad una catenina d'oro alla quale era appesa una minuscola chiave. Bill sistemava le sue scartoffie. «Mettile via!» mormorò fra i denti la signora Weasley mentre si voltava: la padella logora era stracolma di uova strapazzate e un paio di salsicce rosse levitarono nel piatto di Harry.
«Buongiorno, Harry caro. Devi metterti in forze, su. Ecco la... colazione» disse, mentre inclinava, tremante per lo sforzo, la padella facendo scivolare le uova nel piatto.
Lupin e Bill lo invitarono a sedere.
« Buongiorno » disse, monotono.
Sentì lo sguardo del signor Weasley stringersi attorno a lui come un serpente che stritola una preda.
Abbassò gli occhi, in modo da non incrociarlo, ma fu troppo lento, troppo curioso per poterlo evitare. Harry percepì gli occhi del signor Weasley, in quell'attimo fatale, scalfire la sua risolutezza e sapeva che anche lui avesse avvertito la sua indecisione.
«Harry, sei ancora in tempo se non vuoi...»
«No» tagliò corto il ragazzo, cercando di masticare le sue uova con molta meno tenacia con la quale aveva interrotto il signor Weasley.
La signora Weasley gli si sedette accanto, gli sistemò la T-shirt e gli accarezzò amorevolmente la schiena «Harry» disse, caldamente «devi capire che è rischioso. Noi vorremmo solo che... sì, insomma... Piton può...»
«Piton non può.» la interruppe, bruscamente «A che ora andiamo?» chiese pungolante, rivolgendosi al signor Weasley che continuava a picchiettare le dita sul tavolo nervosamente.
«Tra un po', Harry. Tra un po'.» rispose, con tono sconfitto ed Harry fu lieto di scorgerne un minimo segno di dimissione .
«L'udienza è al Nono Livello» continuò «davanti al Wizengamot a Corte plenaria, ma questo... già lo saprai».
Harry lo sapeva. Lo aveva visto già nel Pensatoio nell'ufficio di Silente e lo aveva visto di persona, anche, l'estate dei suoi quindici anni e, se in quell'occasione, il Ministero era riuscito ad essere tanto impietoso, Harry non osava immaginare quanto difficile sarebbe stato questa volta. Silente non sarebbe stato seduto sulla poltrona di chintz accanto a Piton, forse Harry sarebbe stato l'unico testimone a suo favore, contro i testimoni oculari e le prove che il Ministero possedeva.
Fu un attimo lunghissimo quello in cui la mente di Harry non riuscì a non elaborare lo scenario peggiore verso il quale potesse propendere: Piton sarebbe finito ad Azkaban, perché lui non sapeva cosa avrebbe dovuto dire in sua discolpa.
Un altro scoppiettio accompagnato dalla luce verde del camino permise ad Harry di reagire al suo stato di inerzia morale e la figura di Tonks vorticò tra le fiamme prima di stabilizzarsi. «Ecco qui.» disse, pulendosi dalla fuliggine «Ah! Buongiorno, Harry!» salutò, uscendo dal camino e tendendo al signor Weasley un pezzo di pergamena logoro «Glodie Pratol».
Nessuno rispose.
Goldie Pratol.
Gli occhi di Harry dardeggiarono sui volti dei suoi commensali.
«Chi è questa Glory...?» chiese.
«Goldie Pratol, Harry» lo corresse Bill «sarà lei a condurre l'interrogatorio».
Harry tremò impercettibilmente. Riuscire ad ascoltare il nome di chi lo avrebbe interrogato fece apparire il tutto terribilmente vicino.
«È una tipa a posto?» chiese, sperando che le parole di Tonks su questa Glory... Golmy... Pratol fossero anche solo poco meno affettuose di quelle che rivolse ad Amelia Bones pochi anni prima.
«È una tipa tosta, Harry» disse il signor Weasley, con il solito tono austero «ha spedito molta gente ad Azkaban...»
« Ma ha buon senso » lo interruppe Lupin, cercando di rassicurare Harry e poggiando sonoramente una mano sulla spalla del signor Weasley, gesto che ad Harry parve diretto a chiedergli di tacere, piuttosto che essere amichevole.
Ciò non lo rassicurò, ma non lo dette a vedere.
«Bene!» annunciò il signor Weasley guardando l'orologio da polso «è ora di andare, Harry.»
«Sì» rispose il ragazzo, mettendosi in piedi automaticamente «signora Weasley... mi dis...»
«Oh, non preoccuparti caro, è naturale che tu sia nervoso, non importa.» disse, anticipandolo, poiché Harry stava indicando il suo piatto ancora strabuzzante di uova.
«Sta' tranquillo, Harry caro, andrà tutto per il meglio» lo rincuorò, accarezzandogli goffamente le braccia.
«Andrà bene, Harry.» disse Tonks, pizzicandogli la guancia, mentre Lupin gli faceva dei segni di incoraggiamento.
«Papà! La chiave...» lo raggiunse Bill, poggiandogli una mano sulla spalla.
«Per la barba di Merlino, me ne stavo completamente dimenticando!» disse il signor Weasley, sorridendo debolmente «Forza, Harry, nel camino, su!»
Harry lo seguì a balzi su per il camino, le fiamme verdi presero a solleticargli le gambe, la sensazione che derivava da quel tepore era sempre stata piacevole, ma quel giorno faticò a godersela, conscio che sarebbe stata una delle ultime cose gradevoli prima dell'udienza.
La signora Weasley gli avvicinò il vaso con la Polvere Volante. Harry ne afferrò un pugno e gridò:«La Tana!» prima che la sgradevole sensazione di essere arpionato all'ombelico lo travolse. Immagini confuse gli scorrevano davanti, una miriade di salotti disabitati e cunicoli di mattoni rossi. Tenne stretti i gomiti vicino al busto prima di ritrovarsi a volteggiare nel camino della Tana. Uscì di fretta, cercando di pulirsi gli abiti coi palmi delle mani, a schiaffi, quando il signor Weasley si materializzò davanti a lui, terso come il cielo di giugno.
«Bene, Harry. Eccoci qui» disse, prendendo un secondo vasetto con la Polvere Volante e gettandone un pizzico tra le fiamme che divennero verdi «Prendi, presto. Prima arriviamo, meglio è».
«Signor Weasley... non sarebbe stato più facile trasferirci dal camino di Grimmauld Place?» chiese Harry, infastidito.
«E rischiare che il nostro Quartier Generale venga tracciato, Harry? No, è meglio usare la prudenza, in questi casi».
Harry sentì l'intestino salirgli nel petto a quelle parole. L'anno precedente, Yaxley si era aggrappato ad Hermione nell'esatto momento in cui erano riusciti a fuggire dal Ministero, in qualche modo dovevano avergli svelato l'ubicazione di quel luogo. Tutta quella prudenza non serviva, era inutile.
«Non è mai inutile, Harry.» disse il signor Weasley, sorridendo e porgendogli il vasetto. Harry sbiancò. Si chiese, per un attimo, se il signor Weasley avesse adoperato la Legilimansia, perché le sue parole furono l'esatta risposta ai suoi pensieri, ma forse, i padri avevano altre doti dalle quali attingere. Prese una manciata di polvere «Ministero della Magia di Londra!» e il solito arpione lo fece vorticare tra salotti e mattoni rossi, prima che la sua figura potesse ricostruirsi in uno dei camini dorati del Ministero, affiancato dal signor Weasley.
Erano ai lati del magnifico salone di ingresso del Ministero della Magia. Il pavimento splendente, di legno scuro. Il soffitto blu pavone trapunto di simboli d'oro. Decine di maghi uscivano a fiotti dai camini, ingombravano l'atrio al centro del quale, Harry la vide, vi era la Fontana della Fratellanza circondata da ponteggi, sui quali un paio di maghi-scultori ne rifinivano i nuovi protagonisti. Un mago ed una strega tenevano in braccio un fagotto e, ai loro piedi, un elfo domestico vestito di cenci li guardava ammaliato. Infine, un folletto alla loro sinistra, tendeva le mani verso la strega offrendo lei una tiara, presumibilmente un dono. Harry sapeva che l'immagine del folletto rappresentasse una visione ben più romantica della realtà, ma non poté non sorridere.
Avanzò lungo l'atrio, avvicinandosi ai cancelli dorati degli ascensori.
«Harry!» lo chiamò il signor Weasley «Dove vai? Vieni qui!»
Era davanti ad un tavolino curvo di cedro a tre gambe - adiacente alla parete - che gli arrivava a malapena alle ginocchia. Alcune scartoffie e penne di quaglia la ingombravano. Il ditone del signor Weasley premette con delicatezza sul lurido campanello di ottone alla sua destra.
Fu in quel momento che la porticina nella parete dietro al tavolino si schiuse, lasciando che un nasone bitorzoluto e un paio di occhietti verdi e acquosi ne uscissero.
Un ometto fulvo, troppo basso per essere umano, troppo alto per essere un elfo, li guardò in cagnesco dal basso verso l'alto.
«Weasley... cosa vuoi?» borbottò, schiudendo appena la sua bocca dritta, priva di labbra.
«Buongiorno, Broibur. Il mio amico...» disse, indicando Harry che accennò appena ad un sorriso «ha bisogno di una spilla... è un visitato...»
«Sì, sì... come vuoi» lo interruppe l'ometto, facendo scorrere gli occhietti su Harry che continuava a sforzarsi di mantenere il sorriso.
«Nome, Cognome, motivo della visita» bofonchiò con la sua voce gracchiante, prendendo, da sotto al tavolo, un grosso rospo di alluminio anodizzato «Parli chiaramente tra questi fori» continuò, indicando la schiena del rospo sulla quale vi erano di fori simili a quelli sui microfoni babbani.
Harry avvicinò le labbra alla schiena del grosso rospo, sfiorandola appena «Harry Potter... ehm... devo testimoniare ad un'udienza preliminare?» balbettò, incerto.
Il gigantesco rospo gracidò sonoramente, mentre il rumore di ingranaggi ne monitorava l'attesa.
Fu una questione di pochi attimi, prima che con un tintinnio, il grosso rospo aprisse la bocca e una lunga lingua ne venne fuori insieme alla spilla che stavolta portava la scritta:

IL LEONE E LA SERPE - SNARRYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora