La lama silenziosa che fendeva l'aria netta e gelida dell'Aula si fece vibrante.
Gli sbuffi e gli scalpiccii dei membri del Wizengamot si confondeva con il legno scricchiolante delle panche.
Era l'ennesima volta che Harry interrompeva il processo ed era l'ennesima volta che manteneva un atteggiamento da screanzato e la sua coscienza glielo stava rimproverando.
Gli occhi gli vagarono per l'Aula, seguendo un filo uditivo.
Guardò Kingsley per un momento eccezionalmente breve e i suoi occhi scuri gli rivelarono più di quanto credesse che potessero fare.
« Harry » lo chiamò, con voce viscerale «avvicinati» disse, indicandogli la sedia sulla quale Piton sedeva compostamente. Il ragazzo sentì lo sguardo pressante dei giudici accompagnarlo lungo tutta la sua discesa. Il suono dei suoi passi rimbombava all'unisono con tambureggio del suo cuore che - sperava - riuscisse ad ascoltare lui soltanto.
Arrivò vicino alla sedia in legno, appoggiò una mano sullo schienale e sbuffò col naso, forte abbastanza da far svolazzare una ciocca dei capelli corvini di Piton, che si girò a fissarlo ristuccato.
Harry lo guardò per un attimo breve quanto una caduta.Di nuovo, gli occhi verdi incontrarono i neri e, stavolta, questi ultimi ardevano ed erano pieni.
«Potter» lo riscosse la voce reboante di Kingsley «stavi dicendo... ehm... Silente»
«Sì, signore.» rispose, senza troppi fronzoli.
«Be' continua, dunque.» lo intimò mentre gli occhi dei giudici lo svestivano e il silenzio più assorto tornò a fendere quell'aria già tagliente.
«Io... sì» tossicchiò, in un vano tentativo di prendere tempo « l'ho visto... cioè...! mi è apparso».
«Potter, per favore, cerchi di essere più chiaro ed incisivo» lo pungolò Glodie Patrol.
«Sì, certo».
La confusione montò nella testa del ragazzo come nebbia grigia e soffocante. Se avesse parlato della Pietra della Resurrezione era certo che, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe suscitato lo sdegno dei membri del Wizengamot e, nella migliore, nessuno avrebbe capito di cosa di trattasse.
Molti maghi e molte streghe ignoravano l'esistenza dei Doni della Morte ed ammetterla, o portarli a conoscenza di una tale possibilità, sarebbe stata la scelta più lontana dalle ultime volontà di Silente.
«Silente aveva, prima di morire, trasfuso su di me una... magia antica...» disse, cercando di mantenere un contegno «la mia ipotetica disfatta avrebbe permesso alla magia di attivarsi e farci ricongiungere in una... sorta di limbo e...»
«Potter» lo interruppe la voce vellutata di Glodie Patrol «è un po' sterile questa testimonianza, non crede?»
Harry deglutì.
«È buffo» si levò la vocina melliflua della Umbridge «che colui che avrebbe dovuto essere il prescelto, ecco... non sia in grado di fornirci» aprì le braccia grasse, in segno di accoglienza «qualcosa di meglio».
Quella provocazione scivolò addosso ad Harry come fosse olio.
Kingsley portò una mano alla fronte e si massaggiò gli occhi. La Umbridge sorrideva divertita e la penna di Percy graffiava la sua pergamena.
«Ma... è così, dovete credermi!» implorò.
Le prove di ciò che affermava non esistevano, lo sapeva. Aveva sperato in un accenno di comprensione e curiosità, ma così non fu. Cosa avrebbe potuto proporre? Una chiacchierato con il ritratto di Silente ad Hogwarts? Era una ipotesi fuori discussione.
Fu quella la fine del suo pensiero, poi un ultimo sprazzo di eroismo poco sentito e disperato:
«Piton è innocente ed è un eroe, dovremmo tutti essergli grati per...»
«Potter» l'ennesimo richiamo da parte di una donna smilza che si levava dalla panca di legno con fare ammonitore ed al contempo indifferente «Basta così».
Harry rivolse lo sguardo a Piton che taceva e continuava a tacere, ma quest'ultimo lo ignorò consciamente.
Lasciò il suo corpo in piedi, nel mezzo dell'aula.
I suoi piedi non tastavano il pavimento marmoreo e la sua mano non sentiva la rigidità del legno. Le palpebre gli furono assenti, gli occhi non videro altro che ciò che la sua mente proiettava. Era estraneo e spettatore.
Ciò che sarebbe successo, di lì a poco, non sarebbe stato causa sua e avrebbe potuto convivere col pensiero di Piton rinchiuso ad Azkaban. Sentiva che in quel momento avrebbe potuto.
Harry ci aveva provato, non era riuscito nel suo intento e tanti cari saluti.
La rassegnazione è un sentimento meno difficile e meno aspro se nasce sulla pelle degli altri.
Poi sentì la vergogna dilagare sui suoi zigomi, a quei pensieri; si diffuse in modo massiccio e ne accalorò la fronte.
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IL LEONE E LA SERPE - SNARRY
Hayran KurguHarry Potter Fanfiction - sequel dell'ultimo capitolo di J.K. Rowling. SNARRY. Come farà Severus Piton a provare la propria innocenza? "Hai sempre organizzato tutto in ogni minimo particolare. Conoscevi le persone meglio di quanto loro non conosc...