XI. GRIMMAULD PLACE N° 12

291 20 0
                                    

Da qualche parte, in quel labirinto di edifici che era Diagon Alley, un corvo gracchiò. Il suo verso sovrastò i rumori della folla e rimase sospeso nel cielo come un macabro presagio di disgrazia.

Per quanto Lupin avesse cercato accortamente di tenere Harry dietro si sé, passando davanti a Notturn Alley, il ragazzo notò che le due fattucchiere che contavano fagioli poco prima, in quel momento, erano concentrate su di lui. L'eccessiva apprensione di Lupin nel non permettere ai loro occhi di raggiungere quelli di Harry gli fece capire che quegli sguardi non fossero solamente immaginati.
Ad ogni passo che compiva, Harry si accorse di tutti gli occhi che aveva puntati su di sé e, dunque, si era affrettato a raggiungere il primo camino libero per poter sfuggire loro.
Quando la signora Weasley lo raggiunse in casa, non fu felice nel notarne il biancore.
Fecero ritorno a Grimmauld Place prima di pranzo.
Più tardi, verso sera, di ritorno da lavoro, il Signor Weasley varcò la camera del camino. Le fiamme verdi dalle quali fu attorniato si riflettevano sul suo volto pallido quanto quello della moglie. Se Harry lo avesse per caso visto dormire, lo avrebbe dato sicuramente per morto.

Le riunioni dell'Ordine si erano protratte per tutto il mese di agosto e ogni volta la dispensa si riempiva di Idromele e Acqua Viola.
Per quando la signora Weasley cercasse di tenerle segrete, Harry riuscì a scandire con semplicità la cadenza con la quale avvenivano, poiché ogni volta che i signori Weasley chiudevano la porta della cucina per cominciare gli incontri, l'atmosfera della dimora si faceva caliginosa per il fumo che dal camino si spandeva.
Divennero cose sempre più intime.

Quella sera in particolare, l'orecchio oblungo di Fred e George calava dritto dritto dalla balaustra del piano superiore. Dall'altro capo del filo arrivavano nient'altro che brusii.
Hermione sollevò gli occhi dal libro di Trasfigurazione che stava leggendo nella camera adiacente al corridoio. Era seduta allo scrittoio. La camera da letto della madre di Sirius era accogliente, molto più di quanto non lo fossero le altre, ma Harry la vide quando non riuscì a reprimere un brivido. Qualcosa, in quei brusii, li trascinava lontano dalla propria dimensione, giù nella cucina.
Si udì uno tonfo, come un pugno sul tavolo.
Hermione chiuse di schianto il volume. La fiamma azzurra nella lanterna per la lettura tremolò appena, mentre il sole finiva di tramontare dietro le verande.
«Allora?» chiese, avvicinandosi alla balaustra. Ognuno tendeva il proprio orecchio il più vicino possibile a quello all'estremità del filo, per cercare di carpire qualche sussurro.
«Shhhh! Zitta!» le intimò Ron.
Hermione sussultò, ammiccando più volte. Rimase immobile sulla soglia per qualche tempo.
«Hanno già finito?» chiese finalmente Harry, mentre allontanava l'orecchio.
«A quanto pare» bofonchiò Fred, riavvolgendo il filo di fretta.
Non appena la porta si schiuse, Bill ne venne fuori, attraversò il corridoio d'ingresso, la zampa di troll e uscì. Anche la signora Weasley entrò in corridoio:«È sicuro di non voler rimanere a cena, caro?» il tono nella sua voce era premuroso come quello che usava con Harry. Fu quella cadenza a tenerlo affacciato dal piano superiore, mentre gli altri Weasley ed Hermione si allontanavano delusi per non aver scoperto nulla.
«Lascialo stare, Molly, non insistere. Ha già detto di no» le diceva la voce ovattata del signor Weasley, poiché parlava dalla cucina.
«È chiaro che stia facendo i complimenti!» lo rimbeccò lei, mentre si muoveva scompostamente «Non disturba nessuno, sarebbero tutti felici di averla a cena!» concluse, riacquistando il suo fare amorevole.
Dall'alto, Harry riusciva a vederla girare la testa un po' a destra, un po' a sinistra, seguendo i movimenti della persona che aveva invitato a stare con loro. Manteneva le mani sul ventre in una posa di tipica accoglienza.
«Mi rincresce, signora, ma è proprio questa la ragione che mi impedisce di accettare» una nota di sarcasmo forse troppo pungente per la signora Weasley che rimase attonita e boccheggiante.
Dal canto suo, Harry ebbe la terribile sensazione che le viscere gli si sciogliessero, poiché ancora prima di vedere il mantello nero fluttuare ad un dito dal pavimento, aveva riconosciuto la voce di Piton.
Sul ciglio della porta che dava in strada si voltò per ringraziare di nuovo, con più convinzione, che però parve servire alla signora Weasley più di quanto non servisse a se stesso.
Piton alzò gli occhi verso la balaustra al primo piano dalla quale Harry era sporto e un secondo dopo si chiuse la porta alle spalle.

Quella notte Kreacher svegliò Harry con molto riguardo.
«Kreacher deve mostrare una cosa al padrone.» diceva, con le manine tremanti.
Sgattaiolarono giù per le scale dell'ingresso, oltre le teste impagliate degli elfi. Kreacher lo seguiva, mentre i suoi piedini si appiccicavano al pavimento. Non appena Harry fu vicino al salotto sentì dei singhiozzi. Non ebbe il coraggio di aprire la porta della sala da pranzo. Dalle fessure baluginava una fiammella rossa e tremolante. Incapace di tornare a letto, incapace di proseguire.
«Fa così tutte le sere, Padrone» gracchiò l'elfo.
«Da quando?» chiese Harry.
«Da quando siete arrivati» gli occhietti acquosi di Kreacher guizzarono. Si tirò giù le orecchie da pipistrello «Kreacher non riesce a dormire da un mese, padrone!»
Gli ci volle un grande sforzo per risalire le scale. Cercò di non pensare alla signora Weasley e quando ciò accadde l'indomani mattina, Harry non riuscì a non sentirsi debole. La signora Weasley abbozzò teneri sorrisi mentre metteva in tavola le uova. Harry dovette ignorare quella tensione, mentre il tavolo era un ribollire di rumori. Vedeva la madre di Ron più vecchia che mai e lo notò per la prima volta. I sussurri di quella casa dicevano che non aveva dormito molto.
Lasciarono Grimmauld Place quello stesso giorno.

Il Devonshire era una contea di corsi d'acqua e di colline con chioschi dove un tempo avevano suonato le orchestrine. La Tana era a poche miglia da un fiumiciattolo che rendeva fertili le colture e separava i babbani da un fazzoletto di terra che era abitato unicamente da maghi.
Se il legno della Tana riusciva a mantenere un clima quantomeno piacevole d'inverno, d'estate quel tepore era insopportabile.
Erano trascorsi due giorni dacché avevano lasciato Grimmauld Place e il cambio di umore di tutti fu repentino e visibile.
Harry passava le giornate in giardino a cacciare gnomi e a volare sulla scopa. Il vento che gli dava sollievo sulla faccia sconfiggendo la calura era una benedizione, ma ogni volta che il signor Weasley tornava dal Ministero, il suo cuore tornava a sprofondare.
Dormiva al secondo piano, nella stanza di Fred e George, poiché i gemelli rimasero a Diagon Alley, nell'appartamento sopra al negozio.
C'era vaso da fiori sullo scrittoio ingombro di fogli e carte di caramelle; scatoloni anonimi e impolverati coprivano gran parte del pavimento. Harry sentiva di aver ripreso a vivere in un ripostiglio. Vicino al letto c'era la sua valigia aperta; un paio di jeans e il libro di trasfigurazione che Ron gli aveva dato.
«Stanotte ti dico! Stanotte sono tornati a Grimmauld Place. Ho sentito papà aprire la porta della camera e mamma lo ha seguito.»
«Magari andavano al bagno, Ron» risposte Hermione, provocatoria.
«A meno che non piscino nel camino, non credo proprio.»
Hermione alzò gli occhi verso il soffitto, in una smorfia di disgusto e poi rivolse ad Harry un'occhiata come se si aspettasse da un momento all'altro che avrebbe sbraitato, poiché il fastidio che provava era palpabile.
Le riunioni dell'Ordine continuavano a tenersi in casa sua senza che nessuno dicesse nulla di ciò che accadeva. Se esisteva una persona alla quale l'Ordine avrebbe dovuto rivolgersi, quella era Harry. E di ciò ne era convinto.
«Harry!» esclamò Ron «Credo dovresti dirglielo che non ti sta bene! In più, ho sentito mamma e papà parlare a proposito della Gringott. Bill e Fleur sono preoccupati di perdere il posto».
«In che senso? Non possono licenziarli!» gridò Hermione, inorridita.
«Non saprei cosa dirti... gli incarichi che i folletti stanno dando a Bill sono diventati puramente burocratici e non credo che abbiano bisogno di altra gente per firmare qualche scartoffia.» esalò Ron, pallido «Ma non è questo il punto. Ci stanno volutamente ignorando. Non vogliono che ascoltiamo; non vogliono che partecipiamo... insomma».
Si guardarono tutti e tre per un attimo, in silenzio.
«Sappiamo tutti che Grimmauld Place non è più sicura... eppure continuano ad andare lì» ricominciò Hermione «Perché? Mi chiedo»
Harry si risedette a bordo del letto e nella sua mente turbinò l'immagine di Yaxley che si aggrappava alla gamba di Hermione.
«Io e Hermione ce lo stiamo chiedendo da molto Harry, da dopo che sei tornato dal Ministero... papà e mamma sono preoccupati...»
«Ne so quanto voi» tagliò corto il ragazzo.
Si alzò dal letto e uscì dalla stanza lasciando che Ron e Hermione lo seguissero con lo sguardo di una madre preoccupata.
Scese le scale, diretto in cucina.

IL LEONE E LA SERPE - SNARRYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora