Non riusciva a crederci. Delle pasticche. Non voleva pensare al peggio, non era un tipo pessimista, quindi semplicemente si concentrò su Louis e sulla sua mano che si inoltrava nei propri pantaloni. Sentiva il familiare calore al basso ventre e chiuse gli occhi per godere a pieno di quel piacere. Non gli importava la consapevolezza dell’essere usato in quel momento, ci avrebbe rimuginato dopo, a casa. In quel momento voleva solo godere a pieno quella sensazione che tanto lo soddisfaceva: anche solo il tocco lo mandava in estasi. Peccato che tutto ciò durò fin troppo poco: il telefono del riccio, sul più bello, prese a suonare. Louis sbuffò rumorosamente ma non si staccò quando Harry premette il tasto verde, e con un sospiro riuscì a dir solamente “Pronto?”. Dall’altro capo del telefono era Nathan che parlava. Il ragazzo balzò, appena sentì la sua voce, ricordandosi dell’appuntamento che aveva preso la settimana precedente. Scattò in piedi, si aggiustò e iniziò a cercare varie scuse per cui era in ritardo. Mentre parlava frettolosamente, trascinò Louis verso la macchina, pregandolo, a gesti, di accompagnarlo verso casa. Una volta attaccato il telefono, si rivolse all’altro cercando più compassione possibile.
“Louis ti prego, non puoi stare con noi o capirà tutto.” Formulò questa frase quasi a supplica. “Magari puoi uscire con i tuoi amici, e quando avrò finito ti messaggerò.. dobbiamo solo fare una ricerca.” Louis restava con lo sguardo impassibile sulla strada che la macchina stava percorrendo, poi d’un tratto annuì semplicemente. Harry ne fu sollevato. Intanto però, si schiaffeggiava mentalmente per non essersene ricordato. Avrebbe, ovviamente, preferito restare con Louis, ma i doveri scolastici chiamavano, e passare un pomeriggio con Natahan gli mancava. Anche se da Louis si sarebbe aspettato un ‘convincimi a non restare’, con tanto di aria maliziosa. Forse anche lui aveva un cuore ed anche a lui mancava stare con i suoi amici. Il ragazzo, come pattuito durante il viaggio, lasciò Harry a qualche metro da casa –in modo che se Nathan fosse già arrivato non avrebbe visto con chi era in macchina- e in veloce retromarcia si allontanò dalla vista del riccio. Mentre il riccio rientrava in casa, un mare di pensieri lo assalivano: Con chi sarebbe stato? Cosa avrebbe fatto? Quando sarebbe tornato?
Harry, in pochi secondi si rese conto di essere fin troppo geloso di lui. Ed ormai, che aveva una cotta per lui era palese. Solo che Louis non ricambiava, non aveva intenzione di farlo e si approfittava delle sue debolezze per usarlo. Anche se fortunatamente aveva abbandonato la perversa idea del dominatore, la mente gli suggeriva già chi avrebbe comandato quando l’avrebbero fatto. Il riccio si schiaffeggiò mentalmente quando si sorprese a pensare quelle cose: non si sarebbe mai concesso a lui.
I suoi pensieri però vennero interrotti da un campanello, bussato fin troppe volte in successione. Harry, si sistemò i vestiti e a grandi passi si diresse verso la porta. Appena la aprì, la prima cosa che vide fu il sorriso amichevole dell’amico. Dopo una veloce pacca sulle spalle lo fece entrare, ed entrambi si diressero al divano: i compiti potevano aspettare, infondo entrambi non erano due studenti modello, quindi a loro poco importava della stupida ricerca. Iniziarono a parlare tranquillamente, mentre Harry evitava il più possibile l’argomento “Louis Tomlinson”. Passarono il pomeriggio alla play, a mangiare schifezze di ogni tipo e scherzare su tutto ciò che gli passava per la mente. Fu un pomeriggio felice, senza che Harry pensasse a Louis.
Intanto l’altro, si era ritrovato con gli amici e quella volta era toccato a lui offrire. Le altre volte erano stati gli amici ad offrirgli gli acidi, quindi quella volta gli era toccato portare abbastanza LSD per tutti e tre. Ognuno aveva preso la propria dose non appena si erano visti, e quando si furono ripresi, la sera, Andrew, il migliore amico di Louis, cacciò qualcosa che gli altri vollero subito provare: dell’eroina.
Louis era nel giro della droga da un po’, ma mai aveva provato l’eroina. Aveva iniziato semplicemente con dell’hashish e si era fermato agli acidi. Però quella polverina lo tentava fin troppo. Mentre Andrew, un bel ragazzo, sui ventitrè, alto e dai folti capelli castani, tirava fuori cucchiaio ed accendino Louis accennò un ‘inizio io’. Era una persona furba, e sapeva che rischi c’erano ad usare siringhe già utilizzate. Non ci volle molto: mise la polverina sul cucchiaio, la fece sciogliere mischiandola all’acido prodotto dal succo di limone. Andrew gli mostrò il modo migliore di prendere la vena e Louis annuì non appena ebbe capito il procedimento. Quella sera Louis non tornò a casa. Dopo il devastante effetto del ‘primo buco’ semplicemente si addormentò su una panchina, di un parco qualsiasi, dimenticandosi di Harry, degli amici e di tutto il resto.
Intanto Harry, era nel letto, quasi con le lacrime agli occhi, chiamava e richiamava Louis. Si addormentò solo alcune ore dopo, con la paura di aver fatto qualcosa di male o di averlo fatto andar via per sempre.
La mattina, la sveglia suonò puntuale, ed il riccio non si diede per vinto. Riprese a chiamare Louis. Non voleva e non poteva perderlo. Alla prima chiamata il telefono bussava. Fortunatamente non si era scaricato. Al quarto squillo una voce roca e confusa rispose. Harry, in un misto fra sollevato e terrorizzato, prese a spiegare tutto al ragazzo. Louis, dall’altro capo, non riusciva a capire, quindi chiese soltanto un: “mi vieni a prendere?”. Harry scattò e mentre teneva il telefono all’orecchio con una mano, con l’altra provava a vestirsi. Quando però gli chiese dove fosse, Louis rispose soltanto con un:
“Non ne ho la più pallida idea.”
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Fell for you|| Larry Stylinson
RandomEd il riccio non se lo sa spiegare, ma non appena aggancia i propri occhi verdi a quelli azzurri del ragazzo, sente il cuore che perde dei battiti. E non era la paura. […] Delle volte prendeva davvero in considerazione l'idea di essere gay, infondo...