"Va al diavolo, Louis!"

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La sveglia suona nell'esatto istante in cui il ragazzo si sveglia dal suo incubo. E' completamente sudato e i ricci, o ciò che rimane di essi, data la lunghezza dei capelli che ormai toccano le spalle, gli scendono sul viso. La prima cosa che vede quando spalanca i propri occhi verdi è la stanza, ancora avvolta dal buio, mentre la musica fastidiosa della sveglia si diffonde nelle proprie orecchie. Decide di mettere fine a quel supplizio che i propri timpani stanno subendo, e preme un pulsante sull'aggeggio infernale. Scende dal letto e accende la luce, che a primo impatto è fastidiosa alla vista. In pochi minuti si veste, e come sempre nell'outfit del ragazzo non possono mancare orribili stivaletti e un'assurda camicia con fantasie discutibili.

Ogni giorno si ripeteva quanto fosse stato stupido a farsi bocciare così tante volte e quanto lo fosse stato, ancora di più, a lasciare la scuola per un altro anno prima di riprenderla. Ripetere il quarto superiore, per l'ennesima volta, a vent'anni, non era esattamente divertente. L'unica persona più stupida di lui, probabilmente, era Louis Tomlinson. Suo compagno di classe, ventidue anni, la sua ambizione era passare le giornate a scaldare sedia e banco e far del male a chi non facesse parte della sua assurda combriccola.

Per Harry, entrare in quella classe ogni giorno ed essere costretto a vederlo era un incubo. Solitamente quando entrava, il ragazzo era seduto al proprio banco, con la propria fidanzata sulle gambe, a scambiarsi violenti baci, mentre i suoi amici, seduti sui banchi attorno a lui lo guardavano come fosse il messia. E infondo capiva Hannah, la fidanzata del moro: Louis era davvero un bel ragazzo. Capelli scuri, lunghi ma accuratamente tirati indietro, occhi azzurri -ma delle volte, avrebbe giurato di averli visti color ghiaccio- e nonostante non fosse tanto alto, aveva un bel fisico.

Solitamente, appena lo vedeva varcare la soglia, Louis, iniziava con la sua serie di insulti mattutini. Ma quello era solo il round uno. Continuava il resto della giornata. Ormai Harry aveva imparato ad ignorarlo, dopo appena due mesi di scuola, sapeva già come comportarsi con lui; e quella mattina, come le altre, iniziava la battaglia quotidiana.

Non appena Harry mette piede in classe, il moro, seduto al primo banco, e stranamente senza la fidanzata sulle ginocchia, inizia a deridere la sua camicia. Ma con tutta calma il riccio lo sorpassa, scavalcando le sue gambe e dirigendosi all'ultimo banco, dal suo amico Nathan. Butta lo zaino a terra e si siede accanto a lui. Era l'unico che sopportava in quella classe. Lo conosceva da sempre, era un amico di famiglia; simpatico, sorridente ed estremamente carino, era l'amico "perfetto", nonostante le loro numerose litigate. Eh già spesso litigavano, anche per cazzate, avendo due caratteri molto diversi: Nathan calmo e ragionevole, Harry estremamente impulsivo.

Nonostante suoni la prima campanella, i due parlano tranquilli di ciò che avevano fatto la sera prima: nulla di interessante in entrambi i casi, ma gli argomenti, con le giuste battute, risultavano divertenti, e sembravano un ottimo modo per iniziare un noioso martedì mattina.

E sarebbe potuta passare bene la prima ora, se solo Louis, stanco di essere ignorato dalla sua vittima preferita, aveva praticamente costretto Nathan a prendere il proprio posto al primo banco. Quindi, senza troppi complimenti si accomoda sulla sedia accanto a lui e piega le labbra in un sorriso.. o meglio, un ghigno.

Ed il riccio non se lo sa spiegare, ma non appena aggancia i propri occhi verdi a quelli azzurri del ragazzo, sente il cuore che perde dei battiti. E non era la paura. Il contatto visivo con il moro gli provocava sempre questo effetto, dal primo giorno, e così, a distanza di settimane , come la prima volta che si sono guardati, non sapeva il perché di questa sua reazione.
Delle volte prendeva davvero in considerazione l'idea di essere gay, infondo era alquanto strano trovare un ragazzo carino a tal punto da provare attrazione fisica per lui. Poi però scacciava l'idea dandosi come semplice giustificazione: "Su, non essere ridicolo Harry, é solo un po' d'invidia, infondo tu lo odi, quel presuntuoso figlio di puttana ".

I suoi pensieri vennero però interrotti da un Louis piuttosto divertito.

"Hey, ricciolina, quando hai smesso di perderti nei tuoi pensieri da depresso fammi un fischio, così posso iniziare a farmi due risate."

E tutto quello che Harry riuscì a sibilare fu un semplice: "Va al diavolo, Louis".

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Salve!

I primi capitoli sono scritti malissimo.  Cioè i primi due lo sono. Quindi, ai nuovi lettori vorrei far sapere che appena avrò tempo lo aggiusterò, nel frattempo mi basta informarvi che tutti gli altri non sono così grammaticalmente scorretti.

Fell for you|| Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora