Per lo stupore restò fermo qualche minuto. Il ragazzo che il giorno prima provava a scoparlo lo ignorava completamente? La cosa non aveva alcun senso!
Nathan non appena lo vide in quello stato gli si avvicinò con aria preoccupata: Harry non era pronto a dargli spiegazioni. Come poteva anche solo accennargli che il ragazzo che lo bullizzava e che più odiava ora viveva a casa propria, che era gay e che provava a scoparlo? Ed a proposito di gay, come avrebbe reagito Nathan a questo? Di certo non poteva dirgli che ormai le ragazze non gli interessavano più e che voleva solo e soltanto Louis Tomlinson, il ragazzo più stronzo che conoscesse.
“Perché Ieri non sei venuto Har? Ti ho anche scritto alcuni messaggi!” Sputò velocemente il ragazzo, che era curioso più di una ragazzina. Era una delle cose che non sopportava. Gli scoop e cose simili. Era il primo ad essere curioso, ma non sopportava chi si intrufolasse nella propria vita, pretendendo di sapere tutto riguardante ciò che gli accadeva. Aveva notato la mancanza di entrambi, ed anche se assurdo aveva collegato le due cose. Il riccio cercò di inventare un’assurda scusa e si finse il più sorpreso possibile, quando l’altro disse che Louis era mancato. Louis, sebbene nulla facente, non si assentava mai. L’amico di Harry, biondo, dalla carnagione olivastra e gli occhi castani, decise di bersi la sua scusa. E fu un sollievo per l’altro, perché non aveva alcuna intenzione e/o voglia di spiegargli come stavano le cose.
Le cinque ore di lezione passano sorprendentemente in fretta, nonostante le varie prese in giro di Louis e dei suoi compagni, le sgridate dei prof ed il chiacchiericcio del suo amico, a cui tanto voleva bene, ma che delle volte era insopportabile. Harry passò la maggior parte del tempo a dormire, dato che la notte precedente si era svegliato più volte a causa di qualche problemino causatogli dal compagno di letto. Era stato disturbato dall'erezione di Louis che delle colte si neo-formava, a sua incosienza, a causa dello strusciamento contro le natiche del "povero malcapitato".
Non appena suonò l’ultima campanella, tutti si alzarono di corsa ed uscirono dalla classe, a parte Louis, che impassibile restò fermo nel suo banchetto. Mentre Harry stava per uscire dall’aula, il liscio, chiamò il suo nome per catturare la sua attenzione.
“Harry. Devo farlo.” Si giustifica tranquillamente lui, senza rancore, ma anche senza alcun pentimento. Il riccio non aveva idea di come comportarsi, voleva solo dargli un forte schiaffo e correre via. Ma non poteva. Louis Tomlinson era come una calamita per lui. E più ne aveva e più ne voleva.
Semplicemente lo ignorò ed uscì dalla classe, nonostante l’altro continuava a cercare di farsi “perdonare”. Erano solo in due nell’aula, quindi il più grande cercava di persuaderlo con qualche gemito. Harry non ci cascò, quindi con decisione, si diresse verso il corridoio, poi verso l’uscita, dove lo aspettava Nathan, che aveva l’abitudine di correre fuori per primo. Si fermarono a parlare qualche minuto, poi il riccio decise che era arrivato il momento di tornare a casa. Si diresse verso il parcheggio, e andò verso la propria macchina, una smart nera, non molto ammaccata. La aprì ed entrò, mettendo poi in moto. Prima di partire, lo sguardo cadde su un foglietto presente sul sediolino del passeggero. Lo aprì e ne lesse il contenuto:
“Mi farò perdonare, passivella x. –L.”
Cosa? Ora gli scriveva anche i bigliettini come i bimbi delle elementari? Però a pensarci, non riusciva a capire come diavolo era riuscito a metterlo lì. Aveva sempre pensato a Louis come un ragazzo misterioso ed ora ne aveva la conferma. Accese la radio a tutto volume, aveva il CD dei Nirvana che risuonava nelle casse del piccolo autoveicolo, come se la musica potesse scacciare tutti i pensieri. Infatti, nel tragitto fino a casa, la mente restò in stand-by. Il ricordo di Louis tornò quando parcheggiò fuori casa e c’era la sua macchina. Scese e chiuse l’ auto. Infilò telefono e chiavi in tasca, e si avviò al portone. Bussò due volte, e quando ad aprire fu un Louis semi-nudo, Harry credette di poter impazzire. Entrò in casa e si chiudette il portone alle spalle. Buttò lo zaino sul pavimento e spinse l’altro contro la parete.
“Fuori dalla scuola non mi fai paura, nanetto. Dimmi a che gioco stai giocando.” Sbottò il più alto, stanco della situazione.
“Sei eccitante quando ti arrabbi, Har.” Sussurrò lui, semplicemente. Però capì che era arrivato il momento di fargli capire come stavano le cose. Lo voleva davvero come sottomesso, Voleva davvero essere padrone del corpo di Harry, ma lui ovviamente doveva capire come stavano le cose. Aveva bisogno di spiegargli come funzionava. Ma prima doveva convincerlo.
“Bhè, devi sapere che non è semplice.” Cominciò quindi, Louis.
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Fell for you|| Larry Stylinson
RandomEd il riccio non se lo sa spiegare, ma non appena aggancia i propri occhi verdi a quelli azzurri del ragazzo, sente il cuore che perde dei battiti. E non era la paura. […] Delle volte prendeva davvero in considerazione l'idea di essere gay, infondo...