Il ragazzo non ci mise molto a capire fosse il padre di Louis. Sfoggiò un sorriso entusiasta ed un “Wow! Sembra un tipo interessante!”. Infondo non poteva mica dire chi fosse e cosa facesse suo figlio? Tornò serio, e si tolse lo zaino dalle spalle, prendendo un piccolo sospiro: credeva di aver finito con le sorprese per quella giornata. Ma la madre, ancora una volta lo fece ricredere.
“Harreh, piccolo mio.” –e già quando iniziava così un discorso non era un buon segno, tra le altre cose, il riccio odiava quei soprannomi.- “Domani io e Mark partiamo, e lui mi aveva chiesto se potessimo ospitare il figlio in modo che non stesse da solo.” In quel momento Harry sbiancò. Sentì la testa girare, ed il cuore perdere qualche battito. “Gli ho detto di si, infondo, è solo fino a domenica, e tu avrai un nuovo amico.” ‘Solo’ fino a domenica? Era appena martedì! Sentì il terreno sbriciolarsi sotto i propri piedi: avrebbe dovuto condividere la casa con la persona che più odiava.
Per non imprecare contro la madre, salì di corsa le scale, fuggendo in camera sua. Scagliò lo zaino contro il muro, poco importandosene del telefono contenuto al suo interno, per poi sprofondare nel letto e soffocare un grido nel cuscino.
Si fece rivedere dalla madre solo la sera, scendendo per la cena, e sospirando il più silenziosamente possibile, ad ogni allusione al viaggio, perché, per sua sfortuna, mentre lei si divertiva con quel Mark, lui avrebbe passato un inferno con Louis.
Appena finita la cena, si alzò e salì in camera, a prepararsi lo zaino, poi a guardare la tv. Si spogliò, rimanendo in boxer, come suo solito, e si fiondò sul comodo letto. Prese sonno mentre trasmettevano la pubblicità tra un programma e l’altro, con la mente sgombra di pensieri.
Il giorno dopo, la madre con i bagagli alla mano, salì per svegliarlo, per salutarlo e fargli le solite raccomandazioni. Non osava pensare a cosa sarebbe venuto dopo, avrebbe preferito sorbirsi una Anne preoccupata per ore, piuttosto che accogliere Louis in casa propria. Ma quando il campanello suonò capì che “l’attesa era finita”. La madre gli stampò un bacio sulla fronte, ignorando le proteste del ragazzo, poi scese, socchiudendo la porta: a quanto pare, quel giorno avrebbe saltato la scuola.
Tese le orecchie ad ogni minimo rumore. Sentì la madre aprire la porta, poi la calda voce di Mark che le dava il buongiorno, poi il silenzio. Probabilmente si stavano baciando. Però quel momento di tranquillità venne interrotto da una voce melliflua, piuttosto familiare: Louis.
“Certo signora, la ringrazio per l’ospitalità, sono sicuro che starò benissimo in questi giorni!” Quel ragazzo sapeva essere davvero ruffiano.
“Tranquillo Louis, chiamami pure Anne.”
In quel momento Harry stava maledicendo la madre. Li ascoltò parlottare, poi la porta si chiuse e capì che in casa c’erano solo loro due. Dopo alcuni minuti, che passò ad occhi chiusi, sentì la porta della camera aprirsi e i passi del moro avvicinarsi. Nemmeno si accorse di trattenere il respiro, fino a quando il liscio era praticamente a due passi da lui. Aprì gli occhi, e il cuore minacciava di uscire fuori dal petto, non appena vide il ragazzo accanto al proprio letto, in tutta la sua bellezza. Sapeva essere perfetto anche di prima mattina, e questa era una cosa che Harry odiava. Ma non poteva farci nulla, purtroppo.
“Salve, Harreh” esordì. Notando però l’espressione corrucciata del più piccolo, si aprì in un sorriso. Uno strano sorriso. “Senti, vengo in pace. Tregua. Non ho più intenzione di darti fastidio, hai la mia parola.”
Il subconscio del ventenne restò a bocca aperta. Cosa voleva ora, quello stronzo? Fingere la pace e poi attaccarlo alle spalle?
“Non ti credo, Tomlinson.”
“Te lo dimostrerò Styles, infondo non sai nulla di me. Potrei addirittura sorprenderti, tienilo bene a mente.”
Queste parole colpirono il riccio, che era rimasto davvero sorpreso da quel discorso privo di odio, e il moro se ne accorse. Sul suo viso, infatti, si dipinse un sorriso soddisfatto, poi alzò le coperte, intenzionato a mettersi nel letto con lui. Quando notò che Harry era coperto solo da un paio di boxer, schiuse la bocca, in un misto di stupore e ammirazione, e in qualche secondo scivolò accanto a lui, piegando le labbra in un sorriso carico di malizia.
“Volevo aspettare che lo capissi da solo riccio, ma così mi tenti.”
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Fell for you|| Larry Stylinson
RandomEd il riccio non se lo sa spiegare, ma non appena aggancia i propri occhi verdi a quelli azzurri del ragazzo, sente il cuore che perde dei battiti. E non era la paura. […] Delle volte prendeva davvero in considerazione l'idea di essere gay, infondo...