Sarebbe potuta passare peggio, la prima ora? La risposta di Harry a questa domanda era un semplice “Assolutamente no.”. Era stato sessanta interi minuti sotto le grinfie del moro, che di certo non era stato affettuoso nei suoi confronti. Lo aveva preso in giro, punzecchiato in ogni maniera possibile ed immaginabile e mentre il riccio scriveva gli appunti di storia –eh già, era deciso a farsi promuovere quest’anno-, gli aveva addirittura tagliato una ciocca di capelli, che alla fine dell’ora, gli aveva sarcasticamente riconsegnato. Non appena la campanella suona si alza di scatto dal banco, prendendo lo zaino e fiondandosi fuori dalla classe con Nathan che, simile ad un disco rotto, pronunciava a ripetizione le parole “scusa, non avrei dovuto farmi convincere a cambiare banco” ed “scusa, scusa scusa” oppure “Har, ti prego perdonami!”. Era diventato piuttosto fastidioso, ma non aveva intenzione di arrabbiarsi con lui, quindi lo congeda velocemente con un semplice “E’ tutto okay, idiota!” prima di entrare nell’aula di chimica.
Nella scuola erano previsti dei corsi da seguire, a scelta, ed Harry ovviamente frequentava quello di chimica perché non c’era pericolo di capitare con Louis. Gli era dispiaciuto non poter fare lo stesso corso del proprio amico, ma almeno durante l’ora di quella orribile materia non era costretto a subire ciò che il moro aveva intenzione di fargli. Infondo si sentiva un perfetto idiota a essere “bullizzato” a vent’anni, ma quando era con Louis si sentiva davvero piccolo ed impotente.
Harry era sempre stato un tipo sveglio, schietto e per nulla timido. Ma sembrava proprio che Tomlinson abbattesse tutte le sue convinzioni. Louis William Tomlinson lo faceva sentire un bambino.
Mentre il professore spiegava assurde formule che mai sarebbero servite nella vita, il riccio si malediceva mentalmente per avere il costante pensiero fisso su quello stronzo.
L’ora filò liscia, ed al suono della campanella, il ragazzo recuperò pigramente lo zaino ed uscì dalla classe parlottando con una ragazza, poco carina ma molto simpatica. Quello che si trovò difronte appena varcò la soglia ed ebbe accesso al corridoio lo fece rimanere a bocca aperta. Louis Tomlinson –e sia maledetto, esclamava mentalmente Harry, nel pensare quanto fosse carino quando aveva l’ espressione distorta per la rabbia- che litigava apertamente e rumorosamente con la fidanzata. O meglio ex, dato che prima di avviarsi a grandi passi verso la parte opposta del corridoio gli aveva tirato un forte schiaffo sul viso e gli aveva urlato contro qualcosa come “Non farti mai più vedere, figlio di puttana, ti odio!”
Louis era rimasto immobile dopo lo schiaffo, e mai aveva visto qualcuno umiliarlo così tanto difronte ad un pubblico così vasto. Sperava vivamente che quella scenata non si sarebbe ribaltata a proprio sfavore: magari Louis avrebbe iniziato a prendersela con lui e sfogare le sue frustrazioni sul riccio.
Non appena il ventiduenne alzò lo sguardo, come assurda coincidenza, i suoi occhi incrociarono quelli verdi del più piccolo, e Harry giurerebbe di averlo visto sorridere debolmente, ma non con cattiveria, nella propria direzione.
Tornò in classe dopo esser stato almeno cinque minuti, in piedi, perso nei propri pensieri a causa di quel sorriso.
Non riusciva a capacitarsi di quel gesto, ed arrivò a conclusione di esserselo immaginato. Sì andò a sedere al proprio posto, in fondo all’aula, ma Louis lo raggiunse: era intenzionato a stare tutte le sei ore scolastiche accanto a lui.
Il riccio sbuffò, ma non disse nulla, sapendo che avrebbe solo peggiorato la situazione. Però il moro non fece nulla. Per tutto il tempo stette zitto, ed Harry, per la prima volta, provó compassione per lui.
Quando il pomeriggio tornò a casa, la madre di Harry, Anne –una bella donna, castana, con un bel viso ed un altrettanto bel fisico, ma soprattutto single- annunciò felicemente al figlio che a lavoro, giorni fa, aveva conosciuto un uomo, anche lui separato, che non era niente male e che quella mattina, le aveva detto apertamente che era interessato a lei. L’entusiasmo della madre contagiò anche il ragazzo, fino a quando la donna non annunciò il nome dell’uomo: un certo Mark Tomlinson.
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Fell for you|| Larry Stylinson
RandomEd il riccio non se lo sa spiegare, ma non appena aggancia i propri occhi verdi a quelli azzurri del ragazzo, sente il cuore che perde dei battiti. E non era la paura. […] Delle volte prendeva davvero in considerazione l'idea di essere gay, infondo...