Chapter 10.

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Mi svegliai alle dieci, avevo dimenticato di abbassare la finestra la notte precedente. Nessuno gridava o piangeva quindi i bambini dormivano ancora. Potevo rilassarmi due minuti e pensare a quello che avrei detto a Luca. A pensarci bene non l'ho mai visto, dovrebbe avere gli occhi chiari e i capelli scuri se assomiglia a Giulio. Tutto quello che so è che Luca è figlio di mia zia Elena e fratello di Giulio, di conseguenza mio cugino consanguineo, era un buon punto da dove partire no?
Mi alzai e andai giù in cucina.
Amore non torno a pranzo, mamma.
Ovviamente, ormai la routine è questa.
Mi misi a preparare le crêpes: fra me e la Nutella esiste un'armonia insostituibile. Ne mangiai un paio e posai il resto in frigo, le avrei riscaldate al risveglio di Eva e Giulio.
Presi il diario e mi misi il giardino.

La mattina dopo trovai Glene intenta a preparare i muffin, oddio, preparare era un eufemismo, diciamo che ci stava tentando, ma il suo sforzo era ammirevole.
"Vuoi una mano?" Mi arrivò uno schizzo d'impasto sul pigiama e il restante nei capelli.
"Dio, Mia, avverti prima di entrare, mi hai spaventata!"
"Certo, da oggi in poi mi faccio annunciare da un maggiordomo." Mi guardò un po contrariata ma alla fine scoppiò a ridere.
"Sai credo che la tua ossessione per il cioccolato vada contenuta Mia, va bene in quantità normali, ma buttarti a capofitto dentro l'impasto non mi sembra opportuno."
"Continua a sfottere Glene.. C'è una cosa che si chiama karma e si ritorcerà contro di te se continui a prendermi in giro. Ah, e per inciso, l'impasto è senza zucchero e pieno di grumi."
"Apprezza lo sforzo Masterchef... Cucina tu allora!"
"Con piacere"
"Sentirvi litigare la mattina su un argomento di importanza vitale come i muffin mi commuove, siete le ragazze più profonde che conosco!" Era Ella. Non stava piangendo, non era entrata in cucina come uno zombie e non sembrava voler scaraventare nulla, era già un passo avanti.
"Non fissatemi come se potessi suicidarmi o uccidervi da un momento all'altro! Sono ok, per il momento."
Portammo a Alis e Zoe i muffin a letto e poi andai a casa per prepararmi per l'appuntamento con John.
Non avevo detto nulla a Ella, non mi sembrava il caso data la sua rottura imminente con Ethan, anche se riflettendoci non era ancora ufficiale.
Mi fiondai dentro la doccia, avevo bisogno di una bella pulita e di silenzio. In tutti quei giorni non avevo avuto un attimo di calma, fra i problemi amorosi di Ella e Mason non avevo avuto un momento per pensare alla mia relazione con John. Improvvisamente l'ansia si impadronì di me, era la seconda uscita dal nostro primo bacio.
Mi vestii e mi truccai, stavo prendendo le chiavi di casa quando suonarono alla porta. Era lui. Indossava una camicia a maniche corte di jeans e dei pantaloni color cachi.
"Buongiorno piccola" e mi diede un bacio casto sulle labbra.
" 'Giorno" sicuramente il mio colorito era già rosso fuoco perché Amy, devi sapere, che basta pochissimo per mettermi in imbarazzo.
"Vuoi ancora fare il picnic oppure facciamo qualcos'altro?"
"No, il picnic va benissimo." Mi prese la mano e mi aprì lo sportello della sua auto.
Arrivammo al parco un quarto d'ora più tardi, già la tensione era scivolata via.
Insomma era John, quel John che mi ha insegnato a nuotare e che mi ha salvata dalla versione macho di Mason quella sera al falò.
Mason. Chissà come stava e cosa stava facendo, mi.. Mi mancava.
"A che pensi?"
"A nulla di che tu?"
"Che il giallo è un colore che ti dona Mia, dovresti portarlo molto più spesso."
"Davvero? Bene, allora quando usciremo starò attenta a portare addosso sempre qualcosa di giallo."
Mi sorrise, ci sapeva davvero fare quando sorrideva.
"Indovina cosa mangeremo?"
"Cosa?"
"Fragole e cioccolato"
"Sei l'uomo della mia vita John" E entrambi scoppiammo a ridere.
Gli raccontai di Ella e Ethan e di Mason, di tutto quello che pensavo riguardo questa situazione così complicata. Di quanto mi sentissi inadeguata con Mason e della mia paura di perderlo. Lui non si intromise mai, rimase in silenzio, annuendo qualche volta come a dimostrarmi che mi stava ascoltando anche se non mi guardava.
Appena finii di parlare lui si alzò e andò verso la sua macchina, accese la radio e tornò verso di me porgendomi la mano.
Iniziammo a ballare, in silenzio, lentamente per quelle che sembrarono ore. Alla fine gli dissi: " se decidi di innamorarti di me, fammi ballare, anche se non c'è musica. Se decidi di innamorarti di me, prendi i miei lati oscuri e riempili di luce."
"Ci sto provando."
E lì, lo baciai e ci misi tutta la passione di cui ero capace ma c'era qualcosa di profondamente sbagliato che in quel momento non riuscii a capire.

Mi accompagnò a casa e ci baciammo davanti al mio portone per un po, finché non decisi di rientrare, erano già le otto e avevo bisogno di stare un po' da sola.

Con affetto, Mia

Suonò il citofono, doveva essere Luca. Magnifico! Avrebbe visto per la prima volta sua cugina in un pigiama a dire poco imbarazzante e struccata.
Non poteva esserci primo incontro migliore.

Love, MiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora