Eravamo partiti presto quella mattina da Siena. I miei avevano fretta di tornare a Verona: la sera avevano una cena di lavoro e la mattina dopo mio padre doveva partire per andare ad un convegno e mia madre lo avrebbe accompagnato.
Eravamo in macchina: John si era addormentato con la testa sulle mie gambe, Ella era intenta ad ascoltare la radio, Ethan e Queen si erano lasciati e lui andava spesso a casa di lei e le chiedeva scusa e di dargli una seconda possibilità. Finivano le loro conversazioni litigando e consumandosi un po di più. Ella era così forte. La ammiravo così tanto. Credo che sia abbastanza difficile dare seconde occasioni ed è ancora più difficile chiederle. Chiedi un'occasione per riprovarci imparando dall'esperienza. Dal passato. Un'occasione per rifare tutto in maniera differente, per riparare gli errori commessi, per cercare di sistemare i propri sbagli. Un'occasione per cercare di ricominciare. Da zero. Forse è proprio accantonare il passato la cosa più difficoltosa. Non so se Ella ci sarebbe riuscita.
Guardai accanto a me, mio padre guidava con una mano mentre l'altra era incrociata a quella di mia madre. In quel momento mi accorsi che io non sapevo nulla della loro storia. Se mio padre si fosse innamorato dell'impertinenza di mia madre o del suo ottimismo, non sapevo se si fosse innamorato del suo modo di sorridere: sempre con una mano davanti per coprire quei denti leggermente storti. Non sapevo se mia madre si fosse innamorata della creatività di mio padre o del modo in cui leggeva, in posizioni così scomode e strane. Oppure se fosse rimasta incantata dai suoi occhi azzurri.
Erano tutte cose di cui ero ignara: il loro primo bacio, la loro prima gita, i loro problemi, i loro compromessi. Adesso invece ero così curiosa, assetata da quelle informazioni che magari mi avrebbero cambiata, mi avrebbero insegnato qualcosa. Arrivammo a Verona verso le sette di sera, John tornò a casa, ci saremmo chiamati il giorno dopo. Volevo andare al mare un'ultima volta,ormai l'estate era finita. I miei si cambiarono e andarono via. Io rimasi a cena da Ella, non volevo rimanere da sola, non volevo affrontare i miei mostri. Tornai a casa verso mezzanotte, stavo attraversando il mio giardino quando alzai la testa e lo vidi. Era seduto sul terzo gradino delle scale, la testa fra le gambe.
Salii i gradini senza dirgli nulla, presi le chiavi e le misi nella serratura.
"Mi dispiace.."
Mi girai, ero così arrabbiata e delusa.
"È tutto quello che hai da dirmi? Nessun'altra spiegazione? Nulla? Solo 'mi dispiace'?"
"Si.. Mi dispiace per tutto."
"Anche a me Mason."
Mi girai, feci fare due giri alla chiave e entrai in casa. Mi chiusi la porta dietro. Non poteva finire così, non avrei permesso che le ultime due parole che sentivo dalla sua bocca fossero un semplice 'mi dispiace'. Non mi bastavano, mi meritavo di più di quelle scuse, mi meritavo delle spiegazioni. Spalancai la porta, lui era ancora lì.
"Valgo un 'mi dispiace'? Tutto quello che abbiamo passato, tutte le risate, le promesse, i segreti, le paure, tutto il dolore, tutto il mio sudore per riacciuffarti vale un 'mi dispiace'? Pensavo di valere molto di più, ci credevo alle tue parole Mason! Ci ho creduto in te, perché le persone contano. Io conto, anzi, io pensavo di contare per te, tu conti. Noi contiamo, per me siamo sempre contati. Non puoi decidere di mettermi da parte quando ti va e poi tornare con un cazzo di 'mi dispiace'! Ieri dov'eri? Mentre io affrontavo uno degli esami più importanti della mia vita tu non c'eri. Per una tua scelta. Hai scelto di farmi sentire la tua assenza, sia ieri che da settimane a questa parte. Hai scelto di ferirmi e io ti sono venuta incontro e ho cercato di dare tutto ma non è bastato. Ho distrutto tutto quello in cui credevo, ho messo da parte l'orgoglio, ho parlato, ti ho urlato di guardarmi e di accorgerti che io esistevo, che io ero li per te ma tu non mi guardavi più. Dimmi che non ti accorgevi di quegli sguardi che ti imploravano di tornare da me. Dimmi che non erano nulla. Guardami, ora, dritto negli occhi e dimmi che andrà tutto bene e che forse possiamo ancora farcela. Guardami e dimmi che non sei cambiato, dimmi che sei sempre la mia salvezza, dimmi che non te ne andrai di nuovo."
Piangevo, dio quanto piangevo. Lui mi guardava, senza parole. Non valevo nulla, mi sentivo così insignificante.
Fece un passo verso di me.
Mi abbracciai come a proteggermi e feci un passo indietro. Lui si fermò.
"Non sai quante volte mi sono definita un difetto Mason, quante volte volevo sentirmi dire che stavo sbagliando tutto, che la realtà era un'altra. Non lo sai, vero? Che ogni piccola cosa per me è importante.
Sono stata una folle! Una folle coraggiosa che ha deciso di aprirti e donarti il suo cuore. Ma non è colpa tua, è colpa mia.
Ti ho odiato, ti ho odiato spesso: per tutte le volte in cui fumavo ininterrottamente nel balcone della mia camera alle tre di notte. Per tutte le volte in cui non volevo svegliarmi perché i giorni mi sembravano tutti uguali. Per tutte le volte in cui ho guardato John sperando di vedere te al posto suo. Per tutte le volte in cui mi rendevo conto di non amarlo come avrei dovuto. Ti ho odiato per tutte le volte in cui non mi parlavi, non avevi bisogno di me, per tutte le volte in cui non mi guardavi, facevi finta che io non esistessi, che un noi non fosse mai esistito. In quei momenti ti ho odiato, e anche tanto. Ci sono state persino delle volte in cui ho desiderato di non averti mai incontrato, volte in cui ero talmente stanca di piangere per te che mi vietavo di pensare.Volte che ho odiato la mia rassegnazione a tutto questo dolore. Ti sto lasciando andare Mason, anche se te ne sei andato da un pezzo, adesso io sto decidendo di lasciarti andare anche se ti vorrei disperatamente trattenere. Sto deponendo le armi. Basta, bandiera bianca. Rimarrò comunque al tuo fianco, quasi invisibile. E nel momento in cui, per l'ennesima caduta, faticherai ad alzarti, io sarò li. Senza chiederti nulla, senza voler sapere cosa ti ha ferito. Ma voglio che ti sia chiara una cosa: sappi che con te io non mi sono arresa. Sono stata sconfitta. Sono stata sconfitta, e quando si é sconfitti significa che la partita é finita, che il fischio finale è già avvenuto. E ieri, mentre suonavo, l'arbitro ha fischiato. Io non ho lasciato stare, io ho amato.
Ho amato tanto e ho perso.. Tu invece non hai fatto nulla."
Lo guardai, dritto negli occhi, non avevo più nulla da perdere, non avevo più nulla da dire, non potevo fare più nulla.
Lui stava piangendo,come me. Ma quella volta non ebbi l'impulso di andare lì e salvarlo, lo avevo fatto troppe volte. Quelle lacrime mi disgustavano, le sue scelte anche e soprattutto il suo silenzio.
Aspettai, non so cosa: forse che lui mi salvasse o che dicesse qualcosa, ma lui non lo fece. Mi voltai, con il cuore in frantumi, la nausea allo stomaco e mi chiusi la porta alle spalle.
Era finito tutto.Con affetto,Mia
Posai il diario sopra il comodino.
"Amy ho parlato con zia Elena e mi ha detto che tu e Luca stasera andate a una festa."
"Sarebbero quelli i programmi"
"Mi sembra un'ottima idea!"
"Spero che lo sia.."
"Andrà tutto bene vedrai."
Mi feci una lunga doccia e cercai di scrollarmi di dosso tutta la delusione accumulata per via del diario. Scelsi un semplice vestito blu e delle zeppe bianche.
Luca mi fece uno squillo, erano le 11.
"Mammaaaaaa io vado!"
"Stai benissimo."
"Grazie!"
Uscii e entrai dentro la macchina di Luca.
"Buonasera piccola" Gli sorrisi.
"Andiamo?"
"Nervosa?"
"Parecchio"
"Non esserlo, piacerai a tutti."
Arrivammo davanti un locale illuminato da piccole luci colorate. Mi aprì la portiera e mi diede la mano.
"Sei bellissima."
"Grazie"
Entrammo e Luca mi presentò tutta la sua comitiva di amici. Non finivano mai.
Cam,era il suo migliore amico: era alto, riccio, moro, occhi verdi. Bellissimo. Sicuro di sé, uno dalla battuta pronta, per nulla timido, il leader maschile del gruppo, leggermente arrogante ma in generale molto interessante.
Candice: un'amica d'infanzia di Luca e Cam, visibilmente innamorata di Ashton. Capelli rossi, lunghi, mossi, occhi cerulei. Solare, piuttosto premurosa e intelligente.
Kara: la polemica del gruppo, tutto ciò che diceva doveva essere compiuto da un tempo che spaziava dai due ai cinque minuti. Una rompicoglioni inimmaginabile, si poteva toccare la sua superficialità con un dito.
Ashton: il ragazzo più dolce sulla faccia della terra. Me ne sto dimenticando molti; ma ricordare gli altri era a due poco impossibile.
"Piacere Candice, sei Amy giusto?"
"Esatto"
"Bene, avevamo bisogno di aria nuova in questa comitiva di deficienti! Da sola non ce la facevo più, sai Kara non è, come dire, il mio stereotipo di amica ecco."
Le sorrisi compiaciuta. Iniziammo una conversazione divertente e stimolante sulle nostre vite, ci avvicinammo al bar e decidemmo di prendere qualcosa da bere.
"Due cicchetti di vodka grazie"
Li buttammo giù d'un sorso.
"Che ne dici di un altro?" Mi chiese.
"Si dai!"
E il secondo cicchettino fini giù per la mia gola.
Dopo ci immischiammo fra la folla e iniziammo a ballare libere e spudorate come non mai, saltavamo, giravamo, scuotevamo i fianchi in maniera provocante e ridevamo, dio quante risate.
Mi ero completamente dimenticata della presenza di Luca, c'eravamo solo io, Candice e la musica!
Sentii due mani posarsi sui miei fianchi, mi girai, era lui. Mi avvicinò a sé.
"Ti diverti?"
"Moltissimo e tu?"
"Anche"
"Che ore sono?"
"Le 4"
"Merda! Devo tornare a casa. Mia madre tra un'ora ha il turno in ospedale."
"Va bene, salutiamo e andiamo"
Dopo aver salutato tutti Luca mi accompagnò a casa.
"Grazie per la splendida serata! Mi sono trovata benissimo con Candice e mi piacerebbe uscire con voi ancora."
"Anche tu sei piaciuta ai ragazzi, forse un po troppo"
"In che senso?"
"Hanno fatto molti apprezzamenti su di te"
"Oh.. Ho capito" e scoppiai in una risata incontenibile.
"A te piace qualcuno?"
"Beh, Cam non è niente male"
"Non è fatto per te"
"Si vedrà." Sbuffò. "Sai riflettevo su una cosa oggi"
"Cosa?"
"Io sono consapevole di avere un carattere strano, di non essere la persona più aperta di questo mondo, che se mi incazzo me la prendo con tutti e che spesso entro nel mio mondo e non lascio entrare nessuno. Perché per qualche strana ragione non riesco a spiegare quello che mi succede e so che, in ogni caso, le persone non capirebbero. Però con te è diverso. Forse sei la persona che stavo aspettando."
Io lo baciai, presi la sua testa fra le mani e lo baciai, lui ricambiò con foga. Poi mi allontanai e sorrisi. Lui guardò il cruscotto della macchina.
"Forse è ora che tu vada."
"Luca..ma.."
"Vai."
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Love, Mia
Romance"Lo ricorderò per avermi regalato i sorrisi migliori. Lo ricorderò per essere stato il mio sbaglio peggiore che mi ha rovinato la vita ma allo stesso tempo mi ha permesso di viverla. Con tanto amore, Mia"