Chapter 15.

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Mi lavai e vestii, portai Eva da mio nonno e mi presentai a casa di Luca. Lui mi aprì la porta e mi abbracciò. Non c'erano bisogno di spiegazioni, di parole, lui mi capiva come nessun altro. Con Luca, sono sempre nuova, improvvisata. Non si stupisce se cambio, se aggiungo, se qualche volta sono forte e qualche volta immensamente fragile, se qualche volta sono fredda, così fredda da essere considerata apatica e qualche volta dolce, se qualche volta divento logorroica e parlo per riempire quei silenzi che mi fanno così tanta paura e qualche volta sono proprio quei silenzi che mi salvano.
Mi vede tutta e vado bene così. Credo che sia questo il motivo della mia presenza lì, volevo andare bene, essere quella giusta.
Lui mi prese per mano e mi portò nella sua stanza. Era bianca, piena di vita, di frenesia.
Foto al mare, al cinema, in gita, da piccolo, con la sua famiglia, alcune piccole un po rovinate dal tempo, altre più grandi incorniciate.
Manifesti: di film, teatro, locandine politiche, iniziative comunali, articoli di giornale.
Cartoline: Barcelona, Sydney, Tokyo, Lussemburgo, Dubai, Monaco, Vienna, Los Angeles, Berlino.
Quella stanza brulicava di sogni che fremevano di essere vissuti, di percorsi desiderosi di essere calpestati, di posti da vedere, di ricerche del proprio essere da fare.
Io ero lì, mi stava facendo entrare, mi stava rendendo partecipe. Mi avvicinai alla pareti e iniziai a toccare tutto: le foto, le cartoline, i manifesti. Lui non disse nulla, mi guardava, teso.
"Sei molto ambizioso"
"Mi piace l'idea di poter fare quello che voglio della mia vita"
"E cosa vuoi farne?"
"Voglio viaggiare"
Lo guardai, era così bello con quei occhi castani che brillavano di speranza e di aspettative e io, ultimamente ero così cinica.
"Credo sia il modo migliore di godersi la vita" mi sorrise.
"Tu cosa vuoi fare della tua vita Amy?"
"Io voglio fotografarla. In tutti i suoi attimi, in tutte le sue fasi, voglio creare ricordi indelebili per noi esseri umani che abbiamo una mente così fragile. Voglio oltrepassare i limiti con la fotografia."
"Un sogno impegnativo"
"Quale sogno non lo è?"
Mi abbracciò da dietro e il mondo credo si sia fermato, sarei potuta rimanere lì, tra le sue braccia, per tutta la vita.
"Penso che possiamo renderli concreti se vogliamo, io ti aiuterò."
"Anche io lo farò, te lo prometto"
Io che alle promesse non avevo mai creduto.

Dopo un paio di ore me ne andai con in mano una fotografia mia e di Luca da piccoli, era fra quelle appese al muro.

Da quella mattina il mio mondo iniziò a sgretolarsi. Mi svegliai verso mezzogiorno e iniziai a piangere per tutto. Non sapevo quale fosse il motivo scatenante di quel mio pianto isterico ma sentivo un groppo in gola che mi impediva di respirare, arrivai in bagno e vomitai. Vomitai tutto: l'alcol rimasto, le mie paure, il mio disgusto, il mio orgoglio, il mio dolore e le mie aspettative.
Ripensai alla vita dei miei amici. Ethan e Queen si erano messi insieme ormai da un po, Ella diceva di stare bene ma lo sapevamo tutti che ci stava uno schifo, che arrivava a stento a fine giornata. Glene era felice con Andrew ma spesso la vedevo troppo prosciugata dalle liti, troppo stanca, troppo accondiscendente.
Alis era contenta della sua nuova relazione e Mason stava iniziando a riprendersi dalla batosta presa per colpa di Queen.
E io John? Lo amavo?
Bussarono con insistenza, con quelle poche forze che mi erano rimaste andai ad aprire: era lui.
"John, non sto bene, per favore va via." Lui entrò strattonandomi e andò in camera mia buttando dei vestiti sul letto dal mio armadio.
"Vestiti"
"John ma che fai? Ti ho detto di andare via"
"Cazzo Mia! Ho detto vestiti!" Stava sudando, era pallidissimo.
"John che succede?"
"Glene e Andrew hanno avuto un incidente, dobbiamo andare in ospedale"
Tutte le forze che mi tenevano in piedi in quel momento cedettero facendomi cadere inerme a terra, sfinita. C'era stata l'oscurità e poi due mani calde. E un risveglio così doloroso da sembrare un'altra morte. John mi prese al volo.
Dopo che mi ripresi andammo in ospedale, io ero in stato catatonico. Erano già tutti lì: i suoi genitori, i parenti, Queen, Ethan, Zoe, Ella, Alis e Mason. Appena mi vide mi corse incontro e mi sorresse.
Ricordo ben poco di quel giorno: solo tante lacrime, silenzio e un vuoto così incolmabile da lasciarmi sgretolata. Ricordo anche le mani di Mason, che mi abbracciavano, mi accarezzavano, mi svestivano e mi mettevano il pigiama, che mi portavano a letto.
C'era anche John, che guardava, inerme. Non sapeva come comportarsi con me, si vedeva che aveva paura di ferirmi ulteriormente e allora preferiva mettersi da parte, l'ho amato tanto per questo.
Mason, invece non aveva paura, lui sapeva quel che faceva, non c'era mai un momento dove entrava in dubbio, sapeva quel che desideravo e di cui avevo bisogno anche prima di me.
Glene era in coma, Andrew era morto.
"Non lasciarmi sola stanotte, ti prego."
"Mai" mi rispose. Si addormentò accanto a me cancellando tutte le mie paure e placando il mio dolore con il battito rassicurante del suo cuore.

Quel periodo fu spaventosamente vuoto, credimi: Glene si svegliò dal coma un mese dopo, la prima settimana di settembre, e dopo una settimana di reclusione decise di trasferirsi dai suoi zii, in Francia. Non sopportava l'idea di continuare a vivere a Verona, tutto le ricordava Andrew, anche io. Non mi salutò nemmeno, partì da un giorno all'altro, così senza avvertire, mi lasciò solo una lettera dove mi spiegava solo il suo immenso dolore e dove mi prometteva che un giorno sarebbe tornata.
Quando mi chiedevano come stessi non sapevo come rispondere, non lo sapevo e credo che a volte sia meglio non sapere come si sta.
Ella e io c'eravamo molto allontanate , non so spiegarti bene il motivo, ma credo, adesso, a distanza di anni, che avevamo bisogno di sentire il nostro dolore da sole.
John mi diede amore come mai prima di allora, ne avevo un bisogno disperato. Alla fine, una sera di fine agosto, gli permisi di completare quello che non facemmo per il suo compleanno. Non era stato come mi aspettavo, era stato dolce, premuroso ma mancava qualcosa.
Mason era la persona che mi conosceva meglio di tutte, con il quale avevo un rapporto oltre le regole.
Quando Glene partì ripensai a tutto ciò che era accaduto in quel mese in sua assenza e mi accorsi che io mi ero innamorata.
Di entrambi.

Con affetto, Mia

Love, MiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora