Capitolo 34

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Quando mi svegliai, sentii freddo, come se mancasse il solito senso di comodità che si prova al mattino. Mi stiracchiai lentamente per cercare di svegliarmi del tutto e quando non sentii un corpo accanto a me, mi resi conto di cosa mancasse.

Hayden.

Aprii gli occhi e mi guardai intorno, cercandolo, ma trovai la sua parte del letto completamente vuota. Mi accigliai ed iniziai a tirarmi a sedere mentre mi guardavo intorno. Non lo vidi da nessuna parte, quindi mi alzai ed iniziai a scendere al piano inferiore, ma il mio cellulare iniziò a squillare, distraendomi.

Guardai chi era che mi stesse chiamando, vidi si trattasse di mia mamma e dopo aver sospirato pesantemente e averla fatta attendere qualche secondo, decisi di rispondere.

"Ciao, mamma." Dissi con voce ancora assonnata e rauca a causa delle lacrime che avevo versato la sera precedente.

"Tesoro... devi tornare a casa." Disse.

Sospirai e ritornai nella camera di Hayden per cambiarmi. Non aveva senso litigare con lei, avrebbe solo peggiorato la situazione. "Okay."

"Ci hai fatto spaventare, Reagan. Non puoi sparire in quel modo."

Roteai gli occhi. "Ti ho mandato un messaggio."

"Lo so, tesoro... torna a casa, per favore."

"Sì, certo. Ciao." borbottai prima di riattaccare.

"Non sembrava una conversazione molto piacevole."

Mi voltai di scatto dopo aver sentito il suono della voce di Hayden. Spalancai gli occhi quando lo vidi; era in piedi dietro di me ed indossava solo i pantaloni del pigiama un po' scesi. In mano aveva il vassoio della colazione, il quale copriva parte del suo torso.

Deglutii, misi di lato il cellulare e mi sedetti di novo sul letto. "Buongiorno." Dissi, con voce un po' strozzata.

Mi guardo attentamente, i suoi occhi mi osservarono gentilmente il visto e poi decise di sedersi accanto a me sul letto. I muscoli della sua schiena si rilassarono non appena posò il vassoio sulle sue gambe.

"Non pensavo ti saresti svegliata così presto." Disse con un leggero sorrisetto.

Ridacchiai. "Come mai lo pensavi?"

"Non mi sembri una persona mattutina."

"E' vero, non lo sono."

"Non mi sorprende."

"Hai preparato la colazione?" chiesi, abbassando lo sguardo verso le uova e il bacon che giacevano sul vassoio.

Lui sollevò un sopracciglio. "E' per me, pasticcino."

Il mio viso si arrossò e distolsi lo sguardo, "Oh."

Lui ridacchiò e poggiò il vassoio sulle mie gambe. "Stavo scherzando, immaginavo avessi fame dopo gli avvenimenti di ieri sera."

Gli sorrisi e presi un pezzo di bacon. "Grazie."

"Di nulla, pasticcino."

Dei brividi mi attraversarono la colonna vertebrale quando usò quel soprannome.

Rimase in silenzio per qualche minuto, mangiucchiando un pezzetto di bacon, poi mi guardò con occhi preoccupati.

"Va tutto bene?"

Ingoiai il pezzo di bacon che stavo masticando e lentamente abbassai la forchetta, abbassando lo sguardo verso il cibo piuttosto che su di lui. In primis perché era senza maglia e ogni muscolo del suo corpo era come una calamita per il mio sguardo e poi perché non volevo mi guardasse negli occhi dal momento che non andava tutto bene.

Love,  Anonymous (Italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora