Capitolo 4

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BLAKE

Era bastata una sola settimana per farmi uscire fuori di testa quasi del tutto.
Evelyn passava quasi tutti i giorni a casa mia, oppure uscivamo insieme a Cassidy. Questo, la nostra compagnia, la stava aiutando tantissimo nel stare lontana dalle cazzate che stava facendo; me lo aveva detto proprio la notte precedente, ringraziandomi. Non ci eravamo avvicinati più di tanto anzi, avevamo quasi del tutto mantenuto le distanze. Ci stavamo aiutando a vicenda e questo, per adesso, bastava.
Ma il mio problema non era lei. Il mio problema era la situazione che riguardava la polizia e la morte dei miei genitori. I pensieri mi stavano devastando. Avevo accennato la cosa a Jessica, e in tutta risposta aveva deciso di fare un viaggio perché stressata da quello che le avevo detto. Quando si trattava dei nostri genitori preferiva sempre scappare, senza mai affrontare le cose, e questa volta mi aveva seriamente fatto incazzate. L'avevo mandata a fanculo. Quello stressato ero io, che c'ero di mezzo come non so che cosa, ma lei non lo sapeva. Ci dividevamo Cassidy come se fossimo una coppia divorziata con un figlio, ma andandosene mi aveva lasciato anche questo problema in più. Non avevo mai tempo per me stesso, o almeno era raro quando accadeva, e io avevo così tanto bisogno di stare da solo e pensare a cosa fare, a come agire, a quale cazzata inventarmi quando mi avrebbero scoperto... perché lo avrebbero fatto, di quello potevo starne certo. In una settimana avevo cercato di farmi dire dalla polizia il motivo che gli aveva spinti a riaprire il caso, e l'unica cosa che mi era stata detta era che avevano ricevuto una soffiata e che c'era una possibilità che l'assassino fosse qualcuno molto più vicino a loro di quanto avessimo pensato, qualcuno che non ci aspettavamo e che stavamo dando per scontato. Me la stavo facendo sotto? Sì. E chi non se la farebbe sapendo che avevano una nuova pista e che, secondo come andava, sarebbe risultata quella giusta? Ero sempre in ansia, avevo la costante paura che scoprissero qualcosa e di finire in carcere da un momento all'altro; e sapevo che quel giorno si stava avvicinando.

Mi lasciai cadere sul divano, sfinito dall'aver passato l'ennesima mattinata dalla polizia perché volevano nuovamente farmi alcune domande. Per fortuna Cassidy era a scuola, altrimenti mi sarebbe pesato lasciarla sola nuovamente. Appoggiai la testa nello schienale, chiudendo gli occhi.

Entrai in casa assieme a Jessica, ridacchiando per la sua battuta. La risata morì all'istante appena vidi mia madre per terra e mio padre che si avvicinava a lei con una cinta in mano.
Vattene di sopra》, sussurrai a Jessica, mentre lei annuiva scappando in camera nostra. Sapeva già dove andare a nascondersi, nel caso fosse accaduto qualcosa. Non era la prima volta che assistevamo a questo tipo di scene.
Buttai lo zaino per terra e presi un gran respiro per poi correre verso mio padre e saltargli sulla schiena. 《Lasciala subito》,  urlai cercando di colpirlo con i pugni come e dove potevo.
《Vai via, figlio di puttana》, disse ringhiando. Mi aveva chiamato in quel modo così tante volte che ormai non mi feriva più.
Con un semplice movimento mi sciolse le braccia che avevo incrociato attorno al suo collo facendomi cadere a terra. Gemetti dal dolore, mentre mia madre piangeva chiedendogli di fermarsi. A lei non importava di me, non importava se mi fossi fatto male, ma a me importava di lei. Era la mia mamma, come potevo fregarmene? Mi guardai un pò attorno, cercando qualcosa con cui avrei potuto recargli almeno un pò di danno, ma non trovai niente che lui non avesse già rotto. Puntai lo sguardo per terra, soffermandomi su un pezzo di vetro appuntito; era l'unica cosa che forse mi sarebbe stata utile. Se lo colpivo da qualche parte avrei rallentato i suoi movimenti, forse. Nei videogiochi funziovana sempre, perché non avrebbe dovuto funzionare anche nella realtà? Afferrai il pezzo di vetro e mi rialzai in silenzio osservando attentamente il tipico mostro dei videogiochi, ma che nella mia vita era colui che io chiamavo papà. Quando lo vidi tirare il braccio all'indietro, pronto a colpire nuovamente mia madre, mi scagliai subito contro di lui conficcandogli il pezzo di vetro su un fianco dove la sua maglietta bianca iniziò a colorarsi di un rosso vivo. Urlò dal dolore e si voltò verso di me, dandomi un colpo di cinta in faccia prima che io potessi rendermene conto, stordendomi e facendomi perdere l'equilibrio. Caddi per terra, sentendo solo un forte colpo alla testa, e poi tutto diventò nero.
Avevo solo otto anni, e un bambino non dovrebbe mai vedere qualcosa del genere.

Love (Attraction Series 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora