Capitolo 5

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• BLAKE

Quella donna mi stava facendo uscire fuori di testa. Eravamo diventati l'uno la salvezza dell'altra, e questo ci aiutava ad andare avanti. Erano passati quattro mesi, e per entrambi era stato difficile uscirne del tutto, ma con l'aiuto dell'altro ci eravamo riusciti, più o meno. Ogni tanto ricadevamo nella trappola, soprattutto lei, ma era una cosa che avveniva raramente. Eveyn ultimamente era diventata l'unica persona che non mi faceva pensare a tutti i problemi che avevo. Mi faceva sentire libero. La felicità che portava con sé quella donna, nonostante quello che aveva passato, era inspiegabile. Lei era un pò come la mia casa, e avrei fatto le cose per bene, ora che ne avevo l'opportunità. Ne avevamo già parlato, e avevamo deciso di lavorarci su insieme, piano piano, fino a far diventare la nostra relazione come la nostra casa dei sogni. Non sarebbe mai stata perfetta, nessuna coppia al mondo lo era, ma ci avremo provato. Purtroppo non mi era d'aiuto il fatto della polizia e dei miei genitori. Ne avevo parlato con Evelyn, ma senza entrare nei dettagli o avrebbe chiamato lei stessa la polizia per farmi arrestare.
Ero quasi sempre alla centrale per il fatto che c'erano molte persone al di sopra della polizia, ovviamente, che stavano lavorando al caso e usavano loro per chiedere informazioni a me. Erano dei tramiti. Tutto ciò mi stava stressando e devastando mentalmente, anche se non lo davo a vedere.
Kai, il mio migliore amico, aveva deciso di prendersi una serata solo per me e lui, vedendomi in quelle condizioni, e quella sera ci eravamo diretti in un locale che restava quasi in periferia. Avevamo bevuto qualche bicchiere, ma niente di forte dato che lui doveva guidare per tornare a casa e io non avevo voglia di bere da solo. Eravamo rimasti tutto il tempo per i fatti nostri, ricordando qualcosa del passato e aggiungendo nel mezzo qualcosa del presente, passando poi a parlare anche di sua moglie e di Evelyn, quando ad un certo punto vidi un ragazzo fare la sua comparsa tra noi due; non sembrava molto più piccolo di me, ma di certo non era più grande. Portai lo sguardo su di lui, curioso di sapere che cosa volesse dato che si era fermato proprio lì. Che dovesse prendere qualcosa dal bancone dove noi eravamo seduti era impossibile, c'era tantissimo spazio per andare a prendere un drink e non aveva motivo di mettersi proprio in mezzo a noi.
《Che succede?》, chiese Kai, rivolto a quel ragazzo.
《Voglio sapere il perché hai guardato la mia ragazza》, disse il ragazzo, aspramente, e feci una faccia confusa. Kai che guardava la sua ragazza? Ma questo stava fuori.
Mi voltai verso il ragazzo e alzai un sopracciglio quando lo vidi con gli occhi puntati su di me. Aspettate un attimo...
《A me stai dicendo?》, chiesi indicandomi.
《Proprio a te. Guarda qualche altra ragazza, ma non ti azzardare mai più a guardare la mia perché ti ammazzo.》
Lo guardai ancora più confuso, spostando lo sguardo su Kai e riportandolo poi sul ragazzo. 《Ma che cosa vuoi? Nessuno ha guardato la tua ragazza, e sinceramente neanche mi interessa. Sparisci》, risposi seriamente, scoppiandogli a ridere in faccia insieme a Kai, tornando a girarmi verso il bancone. Questo era fuori di testa. 《Vai a farti curare, perché hai le allucinazioni, fratello.》
Feci per afferrare il bicchiere, nuovamente pieno, che mi aveva posato di fronte la ragazza che ci aveva serviti sin da quando eravamo arrivati, quando sentii una mano afferrarmi il braccio, mi voltai senza avere neanche in tempo di vedere il pugno che mi arrivò dritto in faccia, facendomi piegare la testa all'indietro e gemere dal dolore. Quel pezzo di merda mi aveva colpito in piena faccia, e non avrebbe dovuto.
《Blake, no》, urlò Kai appena mi vide puntare gli occhi sul tipo e scattare in piedi, ma non fece in tempo a fermarmi. Sapeva che quando mi incazzavo facevo uscire fuori la parte brutta di me, ma non la peggiore.
Puntai solo lui come se fossi un toro con una bellissima e grandissima bandiera rossa davanti gli occhi, senza badare ai suoi amichetti che si erano avvicinati subito. Il ragazzo si alzò di più le maniche del maglioncino che indossava, pronto a difendersi, ma non gli diedi neanche il tempo di alzarsi la seconda che lo afferrai per una spalla rendendogli il pugno. Lo lasciai andare, mentre cadeva subito a terra, per poi fiondarmi sopra di lui a cavalcioni e tirargli altri due pugni, ma non feci in tempo a tirargliene un terzo che mi sentii afferrare per le braccia e rimettermi in piedi. Guardai i due uomini della sicurezza, che erano tre volte me, tenermi forte mentre altri due prendevano il ragazzo a terra. In pochi secondi ci trovammo sbattuti fuori dal locale, con l'avvertimento di non farci mai più vedere lì dentro. Mi pulii un rivolo di sangue che mi scendeva dal labbro, sicuramente era spaccato, quando mi arrivò un altro pugno sullo zigomo all'improvviso, facendomi perdere l'equilibrio mentre Kai usciva velocemente dal locale insieme agli amici di quel tipo.
《Pezzo di merda》, urlai incazzato ancora di più e lo spinsi lontano da me, per poi dirigermi nuovamente verso di lui che veniva circondato dai propri amici, ma Kai si posizionò di fronte a me.
《Non ne vale la pena, andiamo via》, mi guardò negli occhi, serio come lo avevo sentito poche volte. Lo guardai, tirando un lungo sospiro mentre chiudevo gli occhi, per poi riaprirli e annuire solamente.
Kai ci mise dieci minuti buoni per trascinarmi via da lì, dato che volevo tornare indietro a picchiare nuovamente quel ragazzo che aveva continuato ad istigarmi per tutto il tempo.

Il mattino seguente mi svegliai con un leggero mal di testa, niente di che dato che avevamo bevuto solo cose leggere. Mi alzai lentamente per poi andare in bagno a fare i miei bisogni, solo quando mi guardai allo specchio dopo essermi lavato le mani notai un occhio nero, il labbro spaccato, come del resto anche lo zigomo. Il sangue su di essi si era ormai seccato, ma i taglietti erano abbastanza evidenti. Merda. Avrei dovuto fare qualcosa immediatamente, almeno per l'occhio, perché avevo il turno a lavoro all'ora di pranzo e non potevo presentarmi di certo in quelle condizioni. Mi avevano da poco dato un aumento, e se mi avessero visto così me lo avrebbero tolto, per non dire che mi avrebbero licenziato ancor prima di farmi entrare nel ristorante.
Tornai in camera prendendo il telefono e cercando qualche rimedio su internet, e poi seguii qualche istruzione, non avendo però l'effetto che speravo. Ero riuscito a far passare l'occhio da nero a marrone, ma più di quello non potevo fare. Me ne sarei dovuto fare una ragione, sperando di non dover subire una ramanzina.

Me l'ero cavata con un'occhiataccia e un "fai sparire quei tagli e quell'occhio nero dalla tua faccia il prima possibile", per poi svolgere tranquillamente il mio lavoro. Avevo cercato di non badare a tutte le occhiate curiose dei clienti, ma non era stato facile... non quando restavano a fissarti nonostante tu gli guardassi dritti in faccia.
Avrei chiesto a Evelyn se conosceva qualche rimedio lei, essendo donna ne sapeva più di me. L'avevo sentita prima di andare a lavoro, e mi aveva mandato una foto di una certa Crissy dicendomi che il diavolo era appena entrato nel negozio, cosa che mi fece ridere. Proprio non sopportava quella ragazza.
Misi le chiavi nella porta di casa e la girai aprendo la porta, quando sentii il telefono squillarmi nella tasca del giubbotto. Lo presi e risposi senza riconoscere il numero. Non era memorizzato nella mia rubrica, e avevo da poco cambiato numero quindi non lo aveva nessuno, se non le persone che vedevo quasi tutti i giorni. Forse era una di quelle persone che mi contattava da un altro telefono, pensai.
《Pronto》, dissi togliendo la chiave dalla serratura ed entrando dentro l'appartamento, salutando Cassidy che stava sul divano a fare probabilmente i compiti, dato che era circondata da libri e fogli.
《Mi è giunta voce che sei di nuovo nei casini. Hanno riaperto il caso dei tuoi genitori a causa di una soffiata. Ti serve una mano?》
Quella voce... l'avrei riconosciuta ovunque, anche dopo secoli.
《Dalton》, dissi seriamente, richiudendo la porta alle mie spalle e dirigendomi immediatamente in camera, chiudendo la porta.
Levi Dalton. Qualcuno che mi conosceva molto bene, che faceva parte del mio passato, che mi aveva aiutato quando avevo ucciso i miei genitori, facendomi uscire pulito da quella situazione... ma soprattutto, qualcuno che mi aveva rovinato la vita per un periodo di essa. Era più piccolo di me, ma era molto potente e ricercato. Aveva preso in mano gli affari sporchi di suo padre, quando quest'ultimo fu ucciso a sangue freddo. Nessuno sapeva che mi aveva aiutato, era qualcosa che avevo tenuto solo per me, per tutto quel tempo.
《Ho già un favore da renderti》, continuai. 《Non voglio indebitarmi ancora di più, non con te. Lo sai》, sussurrai, riferendomi a quando mi aveva parato il culo con le indagini all'inizio.
《Be', puoi iniziare proprio adesso a toglierti il debito, ho bisogno di una consegna proprio vicino a casa tua.》
Stavo per chiedergli come sapesse dove abitassi, quando feci una smorfia. Era Levi Dalton, sapeva tutto di tutti. 《Non cercare di buttarmi in mezzo alla tua merda, non di nuovo. Lo sai che non mi piace. Trova un'altra richiesta e ne possiamo riparlare.》
《Come vuoi, Davis. Ti farò sapere. Mi farò risentire io stesso》, disse facendo una piccola risata, che io non capii. 《Un consiglio》, fece una piccola pausa, per poi continuare. 《Attento a chi racconti le cose, Davis.》
Chiuse la chiamata senza dire altro, lasciandomi con un punto interrogativo più grande di me. Perché aveva detto una cosa del genere?

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