can't drive past the places

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"Sei bella."

Seduta sul divano con le ginocchia al petto, il gomito premuto contro un ginocchio e il palmo della mano aperto per sostenere una guancia, Sabrina si girò a guardare la donna al suo fianco.

"Ma smettila."

Con la mano con cui reggeva il copione spinse la faccia di Maria, che rise e allungò un braccio sullo schienale del divano.

"Perchè? Non posso dire che sei bella." disse la bionda.

"Te sembro bella adesso?" Gli occhiali le scivolarono sulla punta del naso mentre si agitava.

"Si."

"Se te sembro bella conciata così, non ce vedi per nulla..."

Maria allungò una mano in avanti e con le dita riportò gli occhiali della bruna all'altezza esatta, sfiorandole una guancia mentre si stava ritirando.

Gli occhi di Sabrina si dilatarono nel momento in cui aveva sentito quelle dita fredde toccarla, si appoggiò all'indietro contro il braccio alle sue spalle e chinò la testa tentando di ignorare quanto le sue guance fossero calde.

La bruna si schiarì la gola "Comunque, te l'ho detto, non dovevi rimanere solo per farmi compagnia..."

"Ma io volevo."

"Me stai guardando leggere sto copione da due ore, no spasso."

"Non ho nient'altro da fare."

"Non te credo."

Maria sorrise e appoggiò la testa all'indietro lasciando cadere la conversazione.

Sabrina scosse la testa e tornò a concentrarsi su quello che avrebbe dovuto memorizzare.

Più il tempo passava, più le parole si confondevano fra loro e assumevano strani significati. Quando l'ennesimo sbadiglio lasciò la sua bocca, Sabrina decise che aveva fatto abbastanza per quel giorno.

Lo schermo del cellulare riposto sul tavolino in vetro si accese illuminando momentaneamente la stanza buia, se non per la piccola luce da lettura, segnava mezza notte e mezza.

"Maria son-"

Sabrina si voltò a guardare la donna bionda e si interruppe quando la vide con gli occhi chiusi e le labbra schiuse.

Sorrise al leggero rumore carino che l'altra stava emettendo e che riempiva la stanza creando un sottofondo non del tutto spiacevole. Non ci vollero più di alcuni secondi per decidere cosa avrebbe fatto.

Con entrambe le mani le circondò il viso riportando la testa in una posizione che non le avrebbe dato spiacevoli dolori al mattino, il più lentamente possibile prese fra due dita la montatura poggiata sul naso della bionda e la rimosse lasciandola insieme alla sua sul tavolino.

Sabrina si spostò sul divano e si lasciò andare premendosi contro il fianco di Maria. Con una mano tirò giù il braccio della bionda dallo schienale del divano e se lo avvolse intorno alle spalle, mentre con l'altro si occupò di spostare la coperta in modo che le coprisse entrambe.

Sbadigliò ancora una volta e poi nascose il viso nella spalla di Maria. Il braccio che prima cadeva molle, le strinse le spalle e la spinse più vicino, quasi seduta in grembo, Sabrina sospirò e poi chiuse gli occhi.










Maria si rese conto di essersi addormentata solo quando il suo braccio ormai quasi insensibile, le fece aprire gli occhi.

Il suo primo istinto fu quello di liberarsi del peso che le impediva di muoversi, ma quando abbassò lo sguardo e scoprì che la fonte del fastidio era la forma addormentata di Sabrina, sapeva che non si sarebbe mossa.

Qualsiasi parte indolenzita avrebbe potuto aspettare.

Sabrina le si era raggomitolata contro un fianco, le gambe gettate a caso sulle cosce, una mano aperta sull' addome e il viso che riposava sul petto.

Con il braccio libero allungò una mano, spostò i capelli che coprivano il viso della donna addormentata e li fissò dietro un orecchio in modo che non scivolassero via.

Quella vista le fece stringere il cuore in una calda piccola morsa.

Non le importava delle insinuazioni delle persone, ma quando a insinuare qualcosa era il suo stesso cuore, la situazione cambiava.

Sapeva che le amiche non si guardano in quel modo, non si dovrebbe fissare un'amica come se fosse il tuo intero mondo. Non si dovrebbe toccare un'amica come faceva lei, non si dovrebbe desiderare che lei ti tocchi e ti guardi nello stesso modo, né tantomeno si dovrebbe desiderare di poterla baciare in qualsiasi momento.

Sapeva che non si dovrebbe provare per un'amica quello che prova lei, non si dovrebbe essere possessivi di quello che non ti appartiene, non si dovrebbe sperare che lei un giorno apra gli occhi e legga nei tuoi tutto quello che le stai nascondendo da anni.

Sapeva di star facendo tante delle cose che non rientravano nella categoria "amica", ma allo stesso tempo, sapeva anche che era inutile essere tristi per una cosa che non avresti potuto mai avere.

"Maria?"

Maria venne riportata bruscamente alla realtà dalla flebile voce di Sabrina che chiamava il suo nome.

"Mh?"

Sabrina non aprì gli occhi, se li strofinò con una mano e poi tornò a nascondersi contro la parte morbida del petto dell'altra.

"Che ore sono?" chiese giocando con la corda che pendeva dalla felpa della bionda.

Maria tentò di districarsi ma Sabrina si lamentò e non lasciò che si muovesse.

"Sabri, devo muovermi per prendere il cellulare."

La sua voce era più roca da appena sveglia, notò Sabrina, sbadigliò e si rannicchiò più stretta intorno a Maria.

"Sabri..."

"Shh, Shh, lo so, solo un altro po'. Tienimi con te ancora un po'."

Maria trattenne il fiato. Probabilmente Sabrina era ancora troppo confusa dal sonno per rendersi conto di quello che stava chiedendo e a chi lo stava chiedendo.

Il sole stava iniziando a attraversare le tende spesse, si rese conto guardando la stanza, probabilmente avrebbero dovuto alzarsi.

"Cinque minuti." Disse Maria premendo le labbra contro i soffici capelli di Sabrina.

"Cinque minuti." Mormorò Sabrina strofinando la guancia contro il tessuto caldo della felpa.







Note dell'autrice:

Non posso credere che sto continuando a scrivere questa cosa. Sto continuando ad evitare una denuncia.

 Sto continuando ad evitare una denuncia

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'Drivers License' Sabrina/MariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora