03) Lefukos

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Il secondo sole di Katsarida si era appena alzato in cielo, iniziando una nuova giornata del pianeta. L'esercito Tkall avanzava velocemente, comandato dal fiero generale Lefukos. Il generale, vestito da una lucente armatura color blu scura, marciava insieme ai suoi soldati, incitandoli alla guerra. Lefukos proveniva dal pianeta Karcharias, un pianeta completamente sommerso dalle acque, e si sentiva totalmente a disagio in quel pianeta così arido e privo di ombra. Era abbastanza alto e non aveva peli su tutto il suo corpo. Per anatomia, era abbastanza simile a Daimon, se non fosse per la colorazione della sua pelle e dei suoi occhi. Era totalmente bianco, uno dei pochi albini del suo pianeta. Aveva dei denti aguzzi come rasoi e sulla schiena vi era una vistosa striscia grigia che gli colorava la schiena. Gli occhi, che parevano freddi e senza vita, erano di un bianco ancora più intenso della pelle. Sul collo aveva delle branchie che gli permettevano di respirare sott'acqua. La prima volta che Daimon lo vide, lo scambiò per uno squalo. Le somiglianze erano troppe con il predatore marino della Terra. Non appena arrivarono in prossimità dell'esercito katsaridiano, il generale ed i suoi soldati dovettero assistere ad uno spettacolo terrificante.

« Quegli sciagurati! L'hanno fatto di nuovo! »

Di fronte a lui c'era un mare di carcasse dei katsaridiani che inondava l'intero campo di battaglia. Poco lontano dalla sua posizione, vide un piccolo spazio in quel mare di morte in cui i suoi sottoposti stavano brindando e si stavano riposando.

« Ora li ammazzo! »

Gettò un urlo in direzione dei suoi soldati, che si girarono di scatto. Ma, piuttosto che essere preoccupati, lo salutarono tranquillamente sorridendo. Dopo qualche secondo, vide Quarck che si avvicinò lentamente a lui, e, non appena arrivò dinanzi al generale, stette sull'attenti.

« Hai perso tu questa volta? »Disse con amarezza, conoscendo ormai il gioco dei sottoposti.

« Si, signore! È stata tutta colpa delle mie armi. Non erano adatte per combattere i katsaridiani e quindi le ho modificate per poter distruggere la loro corazza. Ma devo aver fatto qualche errore di calcolo, perché la loro corazza era molto più resistente di quanto pensassi e non si rompeva tanto facilmente sebbene le mie armi modificate erano state create proprio per distruggerli. E... »

« Silenzio! »

Disse nervoso, spazientito al solo ciarlare del soldato. Non sopportava mai quando allungava ogni frase con una spiegazione infinita.

« Ora vieni con me. Ti becchi una bella sgridata e una punizione e, se solo provi ad aprire il becco, ti azzanno al collo prima ancora che tu possa deporre un uovo! »

Lefukos cercò di intimidire il suo soldato con le minacce. Non avrebbe mai potuto uccidere uno dei soldati più forti del suo esercito, ma doveva mostrare di essere forte di fronte a tutti i suoi sottoposti.

« Tecnicamente sono un maschio signore. Nella mia specie solo le femmine possono deporre le uova ed anche li la cosa è abbastanza complic... »

« Muto! »

Lefukos mostrò i denti per poter spaventare il sottoposto, o almeno per costringerlo a chiudere il becco.

« Si, signore! »

Lefukos, successivamente, lo prese per il becco e lo trascinò fino alla sua tenda, nell'accampamento degli Tkall.

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Erano passate tre ore da quando Quarck era stato trascinato dal generale. Nessuno si preoccupava della sua sorte, dato che ormai erano abituati alle ramanzine del loro generale ed alle sue punizioni. Il generale, da parte sua, non era troppo duro con loro, dato che erano i soldati più forti e valorosi del suo battaglione. Però, dovevano lo stesso essere puniti per poter dare l'esempio agli altri componenti dell'esercito. Lefukos era sempre stato come un padre per loro. Li aveva accolti nel proprio esercito sebbene fossero degli schiavi o dei mendicanti ed ha tentato di farli sentire sempre a loro agio. Grazie a lui, Daimon non veniva più punito da Drakon per l'omicidio del figlio. Lefukos era riuscito a strappare il terrestre dalle mani del re, con ottime motivazioni ed era riuscito a nominarlo capitano. Ma il suo status di schiavo non era minimamente cambiato. Lui era l'unico capitano degli Tkall con la nomina di schiavo.

« Pensate che tornerà presto Quarck? »

Domandò Dankana, curioso di sapere che punizione avesse scelto questa volta il generale.

« Spero di no... Ho imparato ad apprezzare il silenzio da quando lui sta nel nostro gruppo. Dobbiamo approfittare di ogni momento delle sua mancanza. »

Dopo qualche risata e qualche ora passata a bere sotto il sole di Katsarida, i tre soldati si avviarono anche loro verso l'accampamento. Non appena arrivarono, i loro compagni li acclamarono come degli eroi. Erano riusciti a sconfiggere un intero esercito da soli. Erano senz'altro di un'altra categoria rispetto ai soldati semplici. Appena arrivarono alla loro tenda. Dankana parlò della loro licenza.

« Pronto per il tuo primo momento di libertà? »

Disse rivolgendosi a Daimon. Ad ogni soldato era concessa una licenza per poter tornare al proprio pianeta natale. Una sosta ogni tre mesi era la pausa concessa dagli Tkall. Daimon, essendo uno schiavo e non un normale soldato, non aveva mai avuto un simile privilegio.

« Non mi sembra vero che il re abbia finalmente accettato la mia richiesta. Il suo odio nei miei confronti non è diminuito da quel giorno... Ma credo di essermi guadagnato un bel po' di punti grazie a tutte le nostre missioni. »

Il terrestre guardò con orgoglio le sue spade, compagne d'armi che lo avevano accompagnato dal primo scontro fino a quel momento.

« Sei un soldato. Hai diritto anche tu a qualche momento di pausa. »

Puntualizzò Dankana, appoggiandogli la mano sulla spalla.

« Siamo degli schiavi a dirla tutta. E sulla terra, almeno, gli schiavi non hanno "vacanze". »

Disse ironicamente, pensando a come veniva trattato i primi giorni del suo arrivo a Kyria.

« Tu invece? Hai pensato dove andrai? »

Dankana era l'ultimo superstite della sua razza. Non sapeva chi erano i suoi genitori o cosa fosse successo alla sua gente. Fin da neonato era stato costretto a mendicare per poter sopravvivere su Kyria. Nemmeno la biblioteca reale aveva notizie riguardante la sua specie. Aveva passato venticinque anni senza sapere chi era.

« Non saprei... Avrei voglia di venire con te. Sempre se non ti creo disturbo. »

Daimon gli sorrise con affetto. Gli faceva piacere essere considerato quasi come un fratello da Dankana.

« Mi farebbe piacere se venissi anche tu. Tanto mi porterò anche Quarck e Colosso. »

Dankana non si lasciò sfuggire un'espressione incredula e si girò verso il compagno più alto del gruppo.

« Come mai andate con lui? »

Colosso scostò le spalle e non fece altro gesticolare mimando un becco che parlava.

« Me l'ha chiesto Quarck. Lo sai meglio di me che è stato esiliato dal suo pianeta e non può mettervi più piede. E non voglio lasciarlo da solo. Potrebbe far esplodere Kyria se non è controllato. »Ed in più di un'occasione il papiano aveva rischiato di causare gravi danni al pianeta con i suoi esperimenti folli.

« E Colosso che centra con tutto ciò? »Dankana indicò il gigante verde che li fissava senza poter rispondere.

« Quarck gli ha chiesto se voleva venire anche lui ed ha detto di si... Praticamente si sono auto-invitati. »

Dankana non potè guardare torvo a Colosso, che cercò di distogliere lo sguardo dal compagno dal volto coperto dalla sciarpa.

« Appena becco quella sottospecie di volatile lo spenno. Me lo devo sopportare anche in vacanza! »

Daimon, a differenza del suo amico, non era dispiaciuto della presenza di tutto il suo gruppo. Ormai li considerava come fratelli e non gli pesava portarli con se. L'unico problema che si poneva era far entrare quei tre sul suo pianeta passando inosservati. « Un gigante verde con i capelli blu, un'anatra a dimensioni d'uomo ed un fantasma vestito di rosso... Non riuscirò mai a nasconderli. », pensò piangendo tra sé e sé.


Il demone schiavoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora