« A quanto pare c'è qualcuno che mostra un po' di fegato in questo pianeta. »
Esclamò Prouta al generale del suo battaglione. Lefukos era rimasto molto colpito dal tentativo di difesa da parte dei giovani terrestri. Non tutti potevano vantarsi di sconfiggere tre Tkall ed un Ropalo con delle armi così primitive. I giovani erano anche riusciti a contenere al minimo le vittime ed avevano attuato una buona strategia per poter sopravvivere.
« Accecare il nemico e poi attaccare sui punti scoperti. Non male... Devo ammettere che sono riusciti ad adattarsi bene alla situazione di pericolo. »
Ammise il generale, vedendo che i giovani si stavano riposizionando lentamente. Si muovevano a piccoli passi per poter aspettare e contrattaccare il prossimo attacco nemico. Non erano stupidi e non perdevano la calma neanche di fronte alla morte.
« Non mi dispiacerebbe averli come compagni. Hanno abbastanza sangue freddo per unirsi all'esercito. »
Prouta pensava davvero ciò che aveva detto e, finalmente, riusciva a capire uno dei motivi del perchè i saggi si erano interessati di questo pianeta in passato. Peccato che il loro interesse era scemato a causa della pigrizia e della lentezza dell'evoluzione del loro pianeta.
« Sai quale è il nostro compito oggi. Conquistare, non arruolare. »
Disse freddo Lefukos, facendo segno ad altri soldati di dirigersi verso i giovani. Nonostante avessero dimostrato coraggio, i comandi da parte di Drakon erano stati chiari. Quei ragazzi, sebbene fossero motivati, non sarebbero durati a lungo. Una decina di Tkall sarebbero bastati per poter mettere fine alle loro speranze.
« Vado anche io. »
Prouta spiazzò il generale che, però, non vide alcuna ragione per poter togliere questo compito al giovane Tkall. Proprio per questo acconsentì che il principe, accompagnato da altri soldati Tkall, andasse a stroncare la vita di quegli studenti.
« Sarò veloce ed indolore. »
Detto questo, Prouta si lanciò contro i ragazzi, impugnando con saldezza e risolutezza la sua spada bianca. Aveva il desiderio di tagliare di netto la testa a tutti coloro che avrebbero incrociato con lui la propria arma. Così da non dover sfociare in inutili scontri o in torture da parte dei suoi compagni di plotone verso i terrestri.
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Un filo di sangue scendeva lentamente dalla spalla del povero Daimon, ancora a terra a causa del dolore e del corpo del suo nemico. Nel tentativo di ucciderlo, l'avversario si era accasciato sopra di lui. Ci volle l'aiuto del ragazzo con i capelli rossi per potersi liberare, mentre gli altri ragazzi trafugavano dai corpi dei mostri tutte le armi che riuscivano a trovare.
« Tutto bene? »
Chiese il ragazzo, notando la ferita alla spalla ed il sangue che macchiava la maglia del giovane. La ferita non era molto profonda, ma Daimon non riusciva a celare il dolore che provava. Era ancora in grado di muovere il braccio, ma difficilmente sarebbe riuscito a resistere ad un altro assalto da parte degli invasori.
« Sta messa meglio di quanto non sembri. »
Rispose in riferimento della spalla e, dopo essersi messo in piedi con le sue forze, incominciò anche lui a trafugare qualche oggetto dal nemico che aveva ucciso. L'unico oggetto utile, in quel momento, fu la sua arma. Una spada molto simile ad una katana, dal manico nero e con qualche chiazza di sangue. Daimon non poteva chiedere un'arma migliore di quella in quella situazione di pericolo, dato che entrambe le armi che aveva usato fino a quel momento erano conficcate nella cassa toracica del mostro e, con molta probabilità, si erano rotte quando l'avversario era caduto sopra di lui.
« Questa dovrebbe fare più male della gamba di una sedia... »
Daimon ammirò per qualche secondo la spada e non riusciva a credere a ciò che stava accadendo in quel momento. Aveva appena ucciso un mostro ed aveva la spalla ferita. Non sapeva se quell'essere era velenoso o se sarebbe morto a causa di una mazzata in testa, ma, in quella situazione, si sentiva vivo. Non aveva mai provato delle emozioni del genere e sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene. Voleva affrontare molti più nemici e voleva sentirsi di nuovo la mano della morte sulla sua spalla.
« A proposito... »
Daimon analizzò le condizioni della sua spalla e chiese al ragazzo con i capelli rossi di avvolgere la sua spalla in una pezza di qualsiasi genere.
« E dove pretendi di trovare una medicazione in questo campo di battaglia? »
Domandò il suo compagno armato di estintore. In effetti aveva ragione su quel punto. Non c'era nulla che potesse lontanamente assomigliare ad un kit di pronto soccorso. Quindi si sarebbe dovuto arrangiare.
« Che cosa fai? »
Daimon strappò la maglietta del ragazzo che aveva combattuto il colosso verde insieme a lui e che era morto a causa del morso del secondo avversario. Se la legò ben stretta sulla spalla e cercò di fermare l'emorragia in una maniera molto spartana.
« Non sarà una benda... Ma in qualche modo mi devo saper adattare. »
Disse al giovane che lo fissava. Non riusciva ancora a credere che Daimon avesse utilizzato la maglia del suo compagno morto per poter fermare il sangue che usciva dalla sua ferita. A quanto pare, il ragazzo dai capelli rossi non aveva ancora ben capito che in guerra bisogna essere rapidi ed insensibili. Ma lo shock passò abbastanza velocemente, dato che un gruppo di invasori aveva iniziato a correre verso di loro.
« Arrivano... Tutti di nuovo in posizione! »
Urlò Daimon mentre i suoi compagni si radunavano per poter aspettare l'attacco da parte dei nemici. Avrebbero utilizzato la stessa tattica di prima e sarebbero riusciti ad uscirne vivi anche in quell'occasione, ma solo se avessero centrato i punti vitali dei colossi verdi.
« Ma che fanno? »
Domandò uno dei ragazzi quando vide gli invasori fermarsi di colpo. Tutti erano immobili nelle loro posizioni e solo uno di loro aveva continuato ad avanzare senza sosta. Era molto alto ed era armato di una spada bianca. Non appena si trovo a pochi passi da loro, il ragazzo armato di estintore cercò di accecarlo, come con i precedenti avversari. Questo, però, fu troppo veloce. Evitò la schiuma e, con passo felino, tagliò di netto la testa al ragazzo dai capelli rossi, per poi buttarsi contro il gruppo più vicino e decapitarli con una semplicità innaturale. I suoi movimenti erano lineari e veloci e pareva danzasse tra i cadaveri che stava creando. Le teste volavano una dopo l'altra e, dopo aver ucciso il sesto ragazzo, la sua spada bianca non incrociò più la carne dei giovani, ma qualcosa di metallico. Era la spada che Daimon aveva preso dal corpo senza vita del mostro che aveva ucciso poco prima. Se non ci fosse stata quella spada, anche la sua testa sarebbe rotolata sul prato macchiato di sangue dell'università.
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Il demone schiavo
FantastikStoria di un eroe che si mette in catene a costo di salvare la razza umana e di un gruppo alieno che tenterà di sventare una cruenta minaccia. By Telespalla Wolf Copyright © 2015 Davide Valente, tutti i diritti riservati.