05) L'inizio

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Erano passati cinque giorni dall'inizio della schiavitù di Daimon. Il giovane era stato teletrasportato sul pianeta Kyria, nella città di Krioni, una delle più belle città controllate dall'impero Tkall. Famosa per la biblioteca reale, sede della maggior parte delle informazioni dell'universo, e per la fontana sacra al centro della città. La fontana, immensa quasi quanto una città terrestre e decorata interamente con fiori d'oro, aveva una strana leggenda. Si narrava che in essa rifluivano gli spiriti dei più forti combattenti Tkall dopo la loro morte. Prima di ogni battaglia, la maggior parte dei guerrieri si dirigevano a Krioni solo per dedicare qualche preghiera agli eroi del passato. Da un paio di giorni, lo stesso re Drakon si dirigeva alla fontana, per poter porgere una preghiera per il figlio Prouta, morto per mano dello stesso Daimon. Il giovane terrestre, fin dal suo arrivo, era stato trattato peggio di un torturato medievale. Il primo vero compito da schiavo che ebbe riguardava la lucidatura della fontana sacra. Il che gli sembrava una passeggiata, dopo i primi tre giorni di frustate. Aveva subito sulla sua pelle dolori atroci e portava sulla schiena i segni dell'umiliazione della sua razza.

« Resisti! Resisti! Resisti! »

Diceva continuamente a se stesso per poter sopportare il dolore. Continuava a pensare al suo popolo, alla sua famiglia, ai suoi amici, alla ragazza per cui aveva una cotta sulla terra e che non aveva avuto il tempo di dichiararle il suo amore. Forse sulla terra non si erano nemmeno accorti della sua assenza, dato che non ebbe il tempo di dire addio ai propri cari. Nessuno avrebbe mai immaginato che il loro amico si fosse sacrificato per loro e che ora soffriva le pene dell'inferno.

« Oggi sei stato assegnato alla lucidatura della fontana. Porta rispetto per i caduti e se ti vedo fermo... »

Sbattè la frusta per terra per intimorire Daimon.

« Intesi? »

Malaka, un soldato Tkall, non troppo diverso dai propri simili, ma leggermente più robusto di corporatura, aveva il compito di tenere sotto controllo il terrestre e di infiggergli le punizioni impartite direttamente dal re. Aveva inflitto lui stesso ogni singola frustata di quei tre giorni, con una crudeltà immane. Daimon provava un forte odio nei suoi confronti, non per il fatto che gli procurava dolore fisico, ma maggiormente per il fatto che Malaka provava piacere nel veder soffrire e piangere il giovane terrestre. Dopo tre giorni di frustate, Daimon era stato preso per i suoi corti capelli neri e buttato in una cella per poter riprendersi da tutti quei giorni di dolore. L'unico alimento avuto in quei giorni era stato un tozzo di pane nero ed una bacinella d'acqua. Il pane era immangiabile, ma non poteva chiedere di più, altrimenti le frustate di Malaka avrebbero risposto alle sue lamentele.

« D'accordo... »

Disse Daimon a bassa voce, non aveva la forza di poter rispondere a tono al soldato. La sua permanenza in quel luogo era stata orribile fin dal primo giorno. Una giornata tranquilla passata a lucidare una fontana sarebbe stata una sottospecie di giornata di pausa per il terrestre. Dopo aver preso una spugna ed un secchio d'acqua piovana, incominciò a lucidare l'immensa costruzione dorata. Fiore per fiore.

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Erano passate un paio d'ore dall'inizio del compito di Daimon. Il sole era fisso sopra la sua testa e pensò che fosse mezzogiorno.

« Chissà se le giornate in questo pianeta sono lunghe quanto quelle terrestri... »

Pensò ricordandosi di non essere più sulla Terra, perciò c'era un orario diverso ed un Sole diverso da cui far conto. Aveva il timore di chiedere a Malaka una pausa per poter pranzare o per potersi riposare, dato che, se solo c'avesse provato, gli sarebbero toccate come minimo una decina di frustate. Intorno a lui, una decina di bambini Tkall lo fissavano con timore. « Quello è il demone che ha ucciso il principe. », bisbigliò uno di loro a bassa voce. Tutti ormai conoscevano la sua identità ed i cittadini non potevano non avere paura di lui. Aveva ucciso il guerriero più forte della loro razza, quindi uccidere un cittadino qualunque sarebbe stata una passeggiata. Almeno era questo il pensiero del popolo di Kyria.

« Ahia! »

Gridò il giovane, cadendo a terra mentre teneva in mano il secchio dell'acqua per poter lucidare i fiori. Uno dei bambini gli aveva tirato una pietra in fronte. Lentamente il pavimento si macchiava delle gocce di sangue che scendevano dal capo di Daimon. Malaka, divertito dalla scena, non potè trattenere delle sonore risate. Daimon, in silenzio, riprese in mano il secchio vuoto per poterlo andare a riempire in una sorgente vicino alla fontana. Alle spalle, senza alcun preavviso, ricevette una frustata da parte di Malaka. Il giovane terrestre cadde un'altra volta, questa volta con le risate dei bambini come sottofondo.

« Così impari a far cadere il secchio d'acqua! Nemmeno una goccia deve essere versata a causa tua! »

Detto ciò, gli diede un'altra frustata mentre era disteso per terra. Daimon, cercando con tutte le sue forze di non reagire, subì il colpo e si diresse a riempire il secchio, accompagnato prontamente dal soldato Tkall.

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Appena Daimon e Malaka tornarono alla fontana, videro qualcosa che li lasciò senza parole. Qualcuno stava disonorando i caduti Tkall entrando nella fontana sacra.

« Non ci posso credere... »

Disse il giovane terrestre trattenendo una piccola risata. Un essere, che di fisionomia pareva simile ad un'anatra terrestre, si era buttato all'interno della fontana completamente nudo e si stava lavando le ascelle con l'acqua sacra. All'improvviso, il terrestre sentì un urlo provenire dalle sue spalle. Era Malaka, che gridò contro quell'anatra blu di uscire fuori dal monumento della città.

« Come osi? Esci dagli spiriti dei miei antenati e preparati a ricevere la punizione che meriti! »

Queste furono le ultime parole del soldato. L'anatra, con una velocità immane, si avvicinò ai suoi vestiti e tirò fuori una strana arma a forma di pistola, con cui fece esplodere la testa di Malaka. Dopo aver ucciso il soldato e dopo che i passanti iniziarono ad urlare a loro volta per il sacrilegio compiuto dall'anatra, l'essere all'interno della fontana continuò a lavarsi ignorando tutti. Daimon, vedendo il corpo senza vita di Malaka, fece cadere il secchio d'acqua per terra e si accovacciò sul bordo della fontana per poter guardare il cielo.

« Credo che sia appena iniziata la mia pausa. »


Il demone schiavoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora