08) Orfani

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Le giornate dedite alla pulizia della fontana sacra passano veloci e Daimon stava incominciando a perdere la percezione del tempo. Riusciva a malapena a segnare quante settimane erano passate dall'inizio di quella prigionia ed il suo povero cervello stava per esplodere. Più a causa delle incessanti chiacchiere di Quarck che per altro. Sembrava che il papiano non smettesse di parlare nemmeno per riprendere fiato, ma, stranamente, il suo ciarlare non dava minimamente fastidio alla loro guardia. Questo particolare soldato Tkall era rimasto in un silenzio perenne sin da quando aveva ottenuto la custodia del giovane terrestre. Nemmeno Quarck era riuscito a farlo impazzire e, questo soldato, non faceva altro che fissarli per ore ed ore mentre svolgevano i loro compiti da schiavi.

« Secondo te perchè non ci parla? »

Chiesi una volta al papiano. Data la sua enorme conoscenza, sperava che avesse capito il motivo del suo silenzio o della sua "misericordia". Non aveva mai frustato nessuno dei due schiavi e ciò era in completa antitesi con il pensiero Tkall, che non vedeva l'ora di veder soffrire gli "esseri inferiori".

« Non l'ho capito del tutto... Ci possono essere milioni di motivi che potrebbero spiegare il suo silenzio. Forse gli hanno tagliato la lingua, forse è muto, forse gli stiamo antipatici, forse attende il momento giusto per farci una bella battuta, forse perchè non gli chiediamo mai nulla, forse perchè gli puzza l'alito, forse perchè a noi puzza l'alito, forse... »

« Questa volta me la sono cercata... », pensò mentre Quarck continuava con la lista delle più improbabili ragioni per spiegare il silenzio del soldato Tkall. Eppure tutto ciò era strano. Malaka non faceva altro che gridare e frustare il povero terrestre. Questo combattente, invece, era calmo e pacato. Daimon era quasi tentato di vedere che sarebbe successo se avesse incominciato a "battere la fiacca". Se non avesse più pulito la fontana ed avesse fatto un pisolino dinanzi alla guardia, cosa sarebbe successo? Sarebbe ancora in silenzio o fisso al suo posto? O scatenerebbe l'ira del suo popolo a furia di punizioni corporali? Era fortemente tentato da questo "esperimento", ma non poteva prenderla così alla leggera.

« Ti va di partecipare ad un esperimento? »

Domandò a Quarck. Lui, essendo sempre incline alla scienza ed alle nuove scoperte, non avrebbe mai rifiutato una proposta così "golosa" come quella.

« Dormi mentre quel bestione ci fa la guardia. Così vedremo se avrà una reazione o se rimarrà li fissarci come sempre. »

Bisbigliò al papiano per non rendere consapevole dell'esperimento anche il soldato.

« Potrebbe essere interessante. Potremmo capire molto sulle abitudini dei Tkall con la sua reazione. Potremmo vedere se lui è diverso rispetto agli altri o se nella capitale hanno un animo un po' più amorevole rispetto agli altri del loro pianeta. Ne dubito, vedendo la famiglia reale e gli abitanti che ci tirano in continuazione le pietre. Ma... »

Non aspettando un secondo di più, Daimon fece lo sgambetto al papiano per farlo distendere ed aspettò la reazione della guardia. Aveva deciso di includere Quarck nell'esperimento così da non rimetterci lui stesso le "penne". « Al massimo perderò un fastidioso e rumoroso compagno di schiavitù... », pensò fissando il soldato che, però, rimaneva fisso al suo posto. Stava ancora in piedi, con le braccia incrociate e con lo sguardo incollato ai due schiavi.

« Nulla? Nessuna reazione? »

Chiese perplesso e con una voglia incredibile di provare lo stesso esperimento su di se. « E se fosse addestrato nel reagire solo quando faccio io qualche errore? Dopotutto ho ucciso il loro principe e Drakon sarebbe capace di uno stratagemma del genere. ». I pensieri del terrestre erano rivolti tutti a quell'interrogativo e voleva una risposta immediata.

Il demone schiavoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora