« Sbam! Ed è così che l'hai ucciso? Oppure gli hai dato un ulteriore colpo alla gola per mutilarlo ulteriormente? Ma ha sofferto tanto oppure gli hai dato una fine veloce ed indolore? O anche... »
Quarck interruppe Daimon durante il suo discorso. Il papiano gli aveva chiesto, per la prima volta dal loro incontro, di come aveva ucciso Prouta e di come fosse finito in schiavitù del popolo Tkall. Daimon gli stava raccontando tutto l'accaduto: partendo dalla paura sentita mentre si trovavano all'interno dell'università, fino ad arrivare al colpo al ventre inferto a Prouta. Non aveva ancora terminato la storia, ma il papiano era rimasto per troppo tempo in silenzio per ascoltare e non sarebbe riuscito a resistere un minuto di più in quel silenzio forzato. Era più forte di lui, non riusciva rimanere con il becco chiuso per troppo tempo a causa della sua parlantina.
« Quarck... Non si interrompono gli altri sul più bello. »
Lo accusò il terrestre guardandolo con uno sguardo truce.
« Ma tu non mi fai mai finire le frasi e mi interrompi di continuo. Mentre io vorrei spiegarti i più grandi pensieri che avvolgono il mio cervello, tu mi fermi sempre a metà senza che io possa... »
« Se ti permettessi di finire una frase, invecchierei nel tentativo di ascoltarti. »
Daimon gli chiuse nuovamente il becco, stufo sia di ascoltarlo sia di raccontare la sua storia. Si era fatto tardi ed il giorno dei caduti stava terminando. Giusto qualche giocoliere era rimasto per poter far divertire i bambini Tkall. La maggior parte della popolazione si era ritirata nelle proprie dimore ed anche il turno di lavoro per Daimon e Quarck stava per finire. I membri della famiglia reale si erano ritirati da un pezzo nel castello, solo la principessa era rimasta dinanzi alla fontana sacra più degli altri. Poi, quando il sole incominciò a calare, anche lei si mosse per tornare a casa. L'aria di festa scemava minuto dopo minuto e, come sempre, Colosso osservava i due schiavi mentre mettevano in ordine i fiori che erano stati donati per i morti. Ancora un paio di minuti e li avrebbe riportati nella loro cella per passare la notte a dormire. Ma, all'improvviso, delle urla squarciarono il cielo stellato della capitale.
« Ma cosa succede? »
Si chiese Daimon, guardando fisso Colosso. Cercava una risposta dal soldato, dato che le grida femminili svegliarono l'intero quartiere. La guardia, incuriosita anche lei da quel fatto, prese in mano le catene che legavano Quarck e Daimon e se li portò fino a dove arrivavano i lamenti. Le grida continuavano ed una piccola folla si era riunita per poter assistere a ciò che accadeva. A quanto pare, una ragazzina era stata beccata all'interno dell'appartamento di un soldato mentre tentava di rubargli l'argenteria.
« Ma... Quella la conosco! »
Affermò Daimon riconoscendo subito la ragazza dai capelli viola e dalla pelle giallastra che gli aveva offerto un dolcetto qualche giorno prima. Era colei che abitava nell'orfanotrofio insieme a Dankana.
« Tu lurida bastarda di Nossimp! Come hai osato entrare nella mia casa! »
Gli urlò il soldato tenendo la ragazzina per i capelli e buttandola a terra con forza. Non era il primo atto di violenza che la giovane riceveva da lui quella sera, dato che in molti notarono dei tagli e dei lividi abbastanza freschi sulla sua pelle.
« L'avrà picchiata in casa per poterla mettere al bando per strada... Che mossa disonorevole per un soldato dell'esercito. Sapevo che gli Tkall fossero spietati, ma... »
Quarck continuò a parlare mentre il soldato rifilava alla giovane un altro calcio. La giovane doveva avere circa quattordici anni e non aveva nulla con cui difendersi dal soldato. In più gli altri abitanti del quartiere si erano messi in cerchio per assistere alla scena, bloccandole anche la via di fuga.
« Ti meriti solo il peggio! Ladra! »
Il soldato Tkall uscì dalla tasca dei suoi pantaloni un coltello affilato, giusto per segnare ulteriormente la pelle della piccola o per poter mettere fine alla sua esistenza.
« No! Senter! »
Da dietro la folla un ragazzo, coperto con una sciarpa lurida, urlò a squarciagola per fermare il soldato armato di coltello. Era Dankana che cercava di farsi largo tra gli abitanti per poter proteggere la sua amica. Ma, prima che potesse intervenire, il soldato aveva già affondato il colpo, macchiando di sangue la strada.
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La folla si ammutolì per la scena che aveva appena assistito. Lo stesso soldato, che voleva punire la giovane con il suo coltello, non sapeva come reagire a quella scena.
« L'ha fatto per davvero? »
Domandò Daimon a bocca aperta, cercando di pizzicarsi le guance per constatare che non stesse sognando. Anche Quarck rimase senza parole e dal suo becco non fuoriuscì nemmeno un suono.
« Perché ti sei messo in mezzo? »
Urlò il soldato verso colui che aveva il braccio sinistro completamente coperto di sangue. Ma, senza provare rimorso per il suo gesto, Colosso si levò il pugnale dal braccio senza mostrare smorfie di dolore. La ragazzina stava piangendo dietro di lui ed ancora stentava a credere al fatto che uno Tkall fosse intervenuto per poter salvare un'orfana di un altro pianeta. Tra l'altro era anche un soldato, quindi si era messo contro un suo stesso compagno. Colosso non rispose alla domanda dello Tkall che pretendeva la vita dell'orfana, ma si girò verso la ragazza e gli indicò di raggiungere Dankana, che ormai aveva scavalcato la folla a furia di spinte e di calci.
« Grazie. »
Disse con le lacrime agli occhi, scappando verso l'amico. Non si fece ripetere due volte l'invito della guardia a fuggire.
« Ehi! Rispondimi! »
L'ultimo grido fece reagire Colosso che prese per il collo il soldato e, con una forza inaudita, lo scaraventò all'interno della sua abitazione, distruggendo una parete della casa. La folla, Daimon e Quarck non riuscivano a credere a tutto ciò, ma una cosa era certa: Colosso non era come gli altri Tkall.
« Complimenti... Sono orgoglioso che tu sia la mia guardia. »
Affermò Daimon felice del bel gesto che la guardia aveva compiuto. Da quel giorno in poi, però, avrebbe dovuto fare maggiore attenzione, dato che la potenza di Colosso era impressionante.
« Ed io sono contento che tu non mi abbia ancora picchiato per il fatto che parlo troppo. Anche se qualche volta potresti anche rispondermi o darmi un pizzico d'attenzione! Dopotutto cerco sempre di immetterti nei discorsi e tu non mi degni mai di uno... »
Mentre Quarck iniziò di nuovo un interminabile discorso, Colosso riprese in mano le catene dei due schiavi e cercò di allontanarsi da quel quartiere per portare Daimon e Quarck nelle loro celle. Ma qualcos'altro fermò la marcia del soldato e dei due schiavi.
« Cos'è stato? »
Un'esplosione aveva attirato l'attenzione dei presenti con un rombo assordante ed una marea di fumo. Tutti gli abitanti della capitale lo sentirono e rimasero sbigottiti nel vedere che uno dei simboli della città fosse in fiamme.
« Stanno attaccando il castello! »
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Il demone schiavo
FantastikStoria di un eroe che si mette in catene a costo di salvare la razza umana e di un gruppo alieno che tenterà di sventare una cruenta minaccia. By Telespalla Wolf Copyright © 2015 Davide Valente, tutti i diritti riservati.