20) Forza di volontà

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Il prato dell'università di Tor Vergata si era nuovamente bagnato del sangue di un altro terrestre per mano di Prouta, il principe di Kyria. Lo Tkall avrebbe preferito dare un colpo netto al collo del giovane armato di katana, così da evitargli inutili sofferenze. Ma, il ragazzo di fronte a lui, continuava a parare e schivare tutti i suoi colpi, eccezion fatta per l'ultimo, che riuscì a penetrare la carne dello studente. Prouta, però, non era ancora riuscito ad ucciderlo.

« Hai una voglia di vivere impressionante... »

Notò il principe guardando fisso negli occhi il giovane. Prouta aveva tentato un fendente dall'alto per poter decapitare il ragazzo, ma inutilmente. Quest'ultimo era riuscito a bloccare la sua katana bianca con le mani non appena il filo della lama si conficcò nella sua spalla. Pochi centimetri e sarebbe morto. I suoi occhi erano rossi ed il dolore lo stava uccidendo lentamente, ma non demordeva e continuava a tenere stretta la presa sulla spada del nemico.

« Non sarebbe meglio morire senza soffrire? Non prolungare la tua agonia... Sei un giovane valoroso, ma ormai è finita. »

Disse freddamente lo Tkall, cercando di onorare il suo avversario con le sue parole. Cercò in tutti i modi di convincerlo ad arrendersi e di terminare, in questo modo, la sua agonia, ma il terrestre non lo ascoltava e pareva avere lo sguardo perso nel vuoto. Dopo aver parato il colpo, tutta la sua attenzione si rivolse verso la katana. Non pensava ad altro che al freddo della lama che gli penetrava la spalla ed al liquido caldo che gli scendeva lungo il corpo e che colorava il prato.

« No... »

Erano le uniche parole che riusciva a dire. Il terrestre, probabilmente, era sotto shock e non riusciva ad accettare la morte come liberazione. Aveva troppe cose per cui combattere e non voleva in alcun modo lasciare la Terra in mano agli invasori.

« Tu non hai una famiglia? »

Domandò a tradimento il terrestre all'enorme principe, che non si aspettava una domanda del genere in una situazione come quella. Soprattutto dopo aver valutate le condizioni mentali e fisiche del suo avversario.

« Non hai amici che ti aspettano a casa? O qualcuno che ami? Non hai moglie? Figli? Qualcuno? »

Le domande non scalfirono per nulla l'animo del principe, che aveva iniziato a pensare che il terrestre stesse per chiedere pietà al proprio avversario o che volesse commuovere l'animo puro dello Tkall ricordandogli i propri cari. Ma era del tutto inutile. Sebbene Prouta fosse molto legato all'onore ed alla sua famiglia, sapeva perfettamente che non avrebbe reso giustizia al terrestre se l'avesse risparmiato dalla morte. Un combattente valoroso doveva sapere perfettamente che, morire in quel modo e contro un avversario più forte di lui, sarebbe stato un onore.

« Mantieni il tuo onore ed accetta la morte. »

Rispose lo Tkall cercando di estrarre la lama dalla spalla del terrestre, ma senza successo. La presa del ragazzo era talmente forte che la spada non si mosse di un millimetro.

« Io ho già accettato la morte... »

Affermò il giovane che aveva uno strano sorriso sulle labbra. Lasciò leggermente la presa sulla katana dopo quelle parole ed iniziò a bloccarla soltanto con una mano. Ma Prouta, nonostante il ragazzo avesse ridotto la presa, non riusciva ancora a prendere il pieno controllo della sua arma.

« Le mie domande erano per chiederti... »

Con la mano libera, il terrestre afferrò la spada che aveva confiscato dal cadavere del mostro marrone che aveva ucciso in precedenza e, con qualche tremore, le gambe del giovane si mossero per farlo alzare. Prouta era sorpreso dalla forza di volontà dell'avversario, ma non aveva intenzione di abbassare la guardia. Lasciò la sua spada e si allontanò con un salto dal nemico. Lo Tkall fu costretto a separarsi, per la prima volta in un campo da battaglia, dalla sua fidata arma. Il giovane era in piedi da solo, con una spada nella mano ed un'altra nella spalla. Non ci volle molto per tirare fuori quella lama dalla sua spalla, così da permettergli di avere due armi da usare. Il sangue non smetteva di colare e lo sguardo del giovane era vuoto. Mancava poco tempo prima che crollasse per lo sforzo o morisse dissanguato. Prouta non poteva non ammirare la sua forza di volontà e la sua voglia di combattere e di vivere. Sarebbe stato un ottimo soldato se fosse nato su un altro pianeta. Gli occhi del terrestre, pieni di sangue e rossi per le lacrime versate a causa del dolore della ferita, avrebbero iniettato terrore in ogni altro avversario. Per sua fortuna, il principe Tkall aveva affrontato i guerrieri più feroci della galassia e non si sarebbe fatto intimorire da un terrestre con lo sguardo assassino. La tensione era talmente alta che bastava poco per spezzare il tutto. Fu proprio il terrestre, con uno scatto improvviso ed un colpo incrociato delle due lame, che cercò di spezzare l'aria pesante che si era creata durante lo scontro. Il colpo, però, andò a vuoto e Prouta non fece troppa fatica ad evitarlo. Le lame andavano verso un'unica direzione ed il terrestre aveva lasciato una marea di aperture. Prouta non perse l'occasione per concludere lo scontro e colpì il giovane con un pugno talmente forte da poter stendere un orso bruno. Il terrestre, però, nonostante il colpo subito, non cadde a terra e ne approfittò per conficcare la spada dal manico nero sul piede di Prouta, colpendolo per la prima volta e bloccandolo sul terreno. Le ossa del giovane si erano spezzato e sicuramente aveva qualche costola incrinata, dato che respirava a fatica. Ma continuava lo stesso a rimanere in piedi. Il principe non si aspettava una resistenza così alta da parte del terrestre e non riuscì ad evitare in tempo la lama della sua katana. Un terrestre, spinto dalla sola forza di volontà, era riuscito a ferirlo ed a bloccarlo al suolo. Anche se, quella forza di volontà, poteva essere causata anche dalla pazzia o dalla consapevolezza della morte. Ma, per la prima volta in vita sua, Prouta rischiava di essere ucciso. Dopo mille battaglie, anche il leggendario principe degli Tkall provò sulla sua pelle ciò che aveva fatto provare ad innumerevoli nemici: la paura.

« Sei pronto a morire? »


Il demone schiavoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora