𝐈."Come scappare di casa senza farsi beccare"

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- Ti avevo detto di scendere cinque minuti fa - ed ecco la profonda voce del signor Williams che si preparava a dare una bella strigliata a Felicity

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- Ti avevo detto di scendere cinque minuti fa - ed ecco la profonda voce del signor Williams che si preparava a dare una bella strigliata a Felicity.

- Ero in bagno, ho fatto il più presto possibile - mentì lei con tono sicuro, in modo da non farlo insospettire, prima di sedersi a capotavola davanti a quest'ultimo.

Nemmeno il tempo di mettersi il tovagliolo sulle gambe, come le aveva insegnato il signor Williams che arrivarono una decina di elfi domestici pronti per servire i loro padroni, cosa che a Felicity dava alquanto fastidio, lei odiava perennemente i modi di fare di suo zio, sarebbe stata più contenta se fosse stato spedito ad Azkaban.

Pollo, patate, bacon, verdure, c'era tutto quello che si poteva desiderare, ma quello che mancava in quella casa non erano di certo il cibo o i soldi, mancava l'amore, l'amore che Felicity riceveva dai suoi amici, e persino dai loro genitori che però da suo zio non riceveva.

Alla fine del pasto, prima che il signor Williams si alzasse, Felicity prese coraggio e iniziò a parlare:

- Ti posso chiedere una cosa? - chiese in modo più cauto possibile, non voleva di certo rimanere in camera sua chiusa a chiave per una settimana.

- Basta che fai veloce, non ho tempo da perdere - le rispose lui con tono fermo mentre i suoi occhi grigi scrutavano il volto della giovane.

- Volevo chiederti se la settimana prima di partire potevo andare dai Weasley - l'aveva detto, ora sperava solo che suo zio non facesse una delle sue solite scene, dicendo che non era  un posto adatto a lei, e che doveva essere felice di avere un tetto su cui vivere.

- I Weasley, famiglia purosangue? - domandò girando il capo dall'altra parte della sala da pranzo.

- Si, ci saranno anche i Potter, credo tu li conosca no? - si pentì subito di quello che aveva detto, per qualunque persona sarebbe suonata come una semplice domanda, ma per il signor Williams suonava come se sua nipote le avesse detto che fosse un ignorante, cosa che lei pensava eccome.

- Mi stai dando dell'ignorante signorina? -

- Non era mia intenzione, non... - ma prima che potesse finire la frase il signor Williams si alzò dalla sua sedia, che Felicity vedeva più come un trono, e si avvicinò a lei.

- Oh povera piccola, non era sua intenzione - disse imitando la voce di sua nipote in modo irritante - comunque non puoi andarci, dopodomani a pranzo abbiamo come ospite la famiglia Watson, hanno anche un figlio, dovrebbe avere la tua età, magari potresti conquistarlo, in modo da sposarti con un  purosangue no? -

- Cascasse il mondo, torturami, uccidimi, ma io mi sposerò per amore - replicò, lei non voleva assolutamente fare la puttana mettendosi un vestito scollato solo per far colpo su un purosangue.

- Credi che solo perchè mi hai risposto in modo brusco io cambi idea? "Neanche se cascasse il mondo" - le rispose facendo il segno delle virgolette all'ultima frase.

Felicity girò i tacchi, e senza salutare il signor Williams si diresse verso la sua camera con un unico pensiero in testa: scappare.

Scappare da suo zio che odiava sempre di più ogni giorno che passava, scappare da quella maledetta casa che le faceva ricordare solo momenti spiacevoli, perchè diciamoci la verità, di momenti felici li aveva passati solo ad Hogwarts. Pensare che il suo nome significasse felicità la faceva solo ridere.

Fu in quel momento che una lampadina nel suo cervello si accese, lei aveva compiuto diciassette anni ad aprile, questo valeva a dire che poteva usare la magia, usare la magia valeva a dire che poteva finalmente andarsene.

Non aveva nemmeno un piano, contava solo sul suo istinto, così prese una piccola borsetta dal suo armadio la cui successivamente  allargo l'interno con un incantesimo di estensione ringraziando mentalmente il professor Flitwick per averglielo insegnato, prese tutti i suoi libri, il baule di scuola, i vestiti, l'inchiostro, alcuni soldi che le sarebbero serviti in caso di emergenza dato che era già andata a Diagon Ally, e per ultimo il suo diario, che aveva appena iniziato e che sapeva avrebbe concluso in poco tempo.

Guardò per l'ultima volta la sua camera:

 Anche se odiava quella casa, la sua camera era stata il suo rifugio per anni, i poster di alcuni giocatori di quidditch sul muro, il suo letto, la scrivania, le nuoceva ammetterlo, ma le sarebbe mancata quello spazio.

Scrisse una breve lettera a Holly, che lasciò nel cassetto del suo comodino, perchè sicuramente avrebbe pulito lei il giorno seguente, aprì la finestra, prese la bacchetta dalla scrivania, pronunciò l'incantesimo "Winguardium Leviosa" contro il suo corpo, e poi fluttuò, fino a toccare il suolo.

Non sapeva cosa fare o dove andare, sapeva solo che non avrebbe rimesso piede in quella casa per molto tempo.

...

Il paiolo magico era sempre stato uno dei posti preferiti di Felicity, l'atmosfera era calorosa e tutti si salutavano, perciò fu il primo posto che le passò per la mente e si smaterializzò nella Londra babbana, forse era stata una scelta azzardata dato che lo zio l'avrebbe potuta trovare più facilmente, ma non voleva di certo disturbare i suoi amici mettendoli probabilmente in pericolo. Il signor Williams non era il tipo da baci e abbracci come penso abbiate già intuito, e se si parlava di qualcosa di errato che aveva fatto sua nipote non si sarebbe limitato ad una sgridata come suo solito, perciò Felicity aveva preferito rimanere sola.

Erano oramai passati cinque giorni da quando era scappata, e per ora nessuno l'aveva ancora cercata, cercava il più possibile di non entrare a Diagon Ally, di solito durante il giorno si faceva una passeggiata nelle vicinanze della locanda, il signor Williams odiava i babbani, di certo non avrebbe messo piede in un posto così pieno di babbani solo per cercare sua nipote.

Come ogni giorno, dopo aver fatto colazione, si mise a parlare con il barista, doveva pur parlare con qualcuno, Felicity era una delle persone più estroverse al mondo nonostante parlasse poco d'estate, proprio per questo quando ne aveva l'occasione parlava con qualunque persona le passasse accanto: per esempio in quel momento stava parlando con il barista di quanto la squadra di quidditch della Francia fosse scarsa quest'anno, o almeno fino a quando Felicity riconobbe una voce fin troppo familiare chiamarla:

- FELICITY?!?!? -

It is a pleasure to see you again, James Sirius Potter.



Eccomi qua con un nuovo capitolo, il prossimo, che tra l'altro ho già scritto, credo lo pubblicherò giovedì o anche domani, ancora devo decidere.
Fatemi sapere se vi sta piacendo la storia perché mi sto impegnando molto a scriverla.
Ci vediamo con il prossimo capitolo!!!

E...



𝐚𝐫𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐮𝐦, j.s.potterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora