12. La fine e l'inizio

41 4 10
                                    

Rimango per qualche istante a fissare il cellulare come inebetita, sicura di aver avuto un'allucinazione. Eppure, il primo piano in bianco e nero di Ethan continua a sorridermi dall'icona nella parte superiore dello schermo, aspettando una risposta.

Mi tiro su a sedere sul letto, le punte dei piedi appoggiate sul parquet, le labbra tese mentre cerco di capire che cosa fare. La logica mi suggerisce di ignorare il messaggio e farla finita, il solo fatto che io e Ethan ci siamo riparlati due sere fa è stato un errore, tuttavia qualcosa dentro di me mi spinge a tuffarmi nel vuoto. Mi sento sola, e so che in questo momento l'unica persona che potrebbe ascoltarmi senza giudicare è proprio lui.

Apro la pagina della chat e butto fuori la prima cosa che mi passa per la testa.

Ho deciso di smettere di andare a cavallo.

Visualizza subito: che mi stesse aspettando?

Cosa è successo?, scrive subito dopo. Tipico di Ethan. Non chiede mai perché, va sempre dritto al sodo. Avverto nuove lacrime bruciare agli angoli degli occhi mentre scelgo con cura le prossime parole. Almeno con lui, non voglio fare la figura della psicotica.

È complicato, digito. Da quando sono qui sono successe delle cose... e ho capito che forse questo ambiente non fa per me. Tutto qui.

Invio e getto via il telefono subito dopo. Non mi va di discutere oltre, Ethan se la metterà via. Cosa che credo abbia fatto, perché trascorrono alcuni minuti in assoluto silenzio. Poi, quando ormai ho chiuso gli occhi e mi sto abbandonando al primo sonno, il suono di una nuova notifica mi fa alzare di soprassalto.

Sbuffo, facendo per recuperare l'apparecchio. Un altro messaggio da Ethan. Giuro, questa è la volta che lo blocco definitivamente.

Posso chiamarti?

La frase mi rimbomba al rallentatore nel cervello, come se la stessi leggendo attraverso un distorsore. Ma è impazzito?!

Il pollice vaga a vuoto sullo schermo mentre valuto quale risposta tirargli prima di spegnere il cellulare e sparire. Non sono proprio nelle condizioni di parlare a viva voce con qualcuno, la sola prospettiva di rivivere ancora una volta l'incubo di oggi rischia di farmi esplodere nell'ennesima crisi di pianto e non mi va, tuttavia la prospettiva di sentire di nuovo la voce di Ethan mi tenta pericolosamente. È una delle persone che conosco da più tempo, in fondo, e a differenza di Vittoria o Cornelia sa di che cosa stiamo parlando. Ha frequentato il ranch per due anni, tra la terza media e la seconda superiore, conosce quel mondo e che io sappia ha continuato ad andare a cavallo anche dopo (sul suo profilo Instagram ho incrociato un paio di foto sul set in cui monta senza controfigura). Che male c'è, a sentirlo? O almeno, chiedergli un piccolo consiglio? Poi lo pregherò di sparire per sempre dalla mia vita, ovvio, e ognuno per la sua strada.

Va bene, scrivo.

Poi getto di nuovo via il telefono, buttandomi supina sul letto con le mani intrecciate in grembo neanche fossi un cadavere, avvertendo un inaspettato rossore risalirmi la fronte in preda alla tensione. Brava, Anna, hai sganciato la bomba. E adesso?

Trascorrono altri minuti di insopportabile silenzio, e io inizio a sperare che Ethan ci abbia ripensato, quando ecco che nella stanza echeggia l'ennesima notifica di un nuovo messaggio.

Il numero?, chiede Ethan giustamente, con tanto di faccina che ride.

Credo che il rimbombo del palmo della mia mano spalmato sulla faccia si sia sentito fino in pieno centro. Brava Anna, ricominciamo con le tue figure leggendarie, evviva!

Sono sul punto di digitare il numero, quando di colpo mi blocco. Così facendo, gli sto consegnando tra le mani uno strumento altamente pericoloso. Non erano questi i patti, all'epoca. Zero contatti, zero messaggi, zero cenni di vita di alcunché. Ognuno per la sua strada, e felici tutti. Non doveva andare così.

Come il ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora