17. I Dissidenti

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Questa notte non ho praticamente chiuso occhio. Appena mi sono rifugiata sotto le coperte, una valanga di pensieri mi ha assalita al punto da dissipare tutta la stanchezza accumulata e tenendomi sveglia e vigile fino all'alba. Solo allora sono caduta in una sorta di dormiveglia in cui sogni confusi e cupi si sono rincorsi uno dopo l'altro fino al suono della sveglia, che ho salutato con un certo sollievo. Ormai mi capita spesso, il fatto di non riuscire a dormire. Le ore di sonno si riducono a una timida manciata ogni notte, e al risveglio mi sento spesso stanca e intontita, come se non avessi riposato affatto. Mi domando se non sia il caso di farmi vedere, o perlomeno di iniziare a prendere qualcosa che mi aiuti a ritrovare un certo equilibrio, ma il solo pensiero di dipendere da dei farmaci mi fa rabbrividire e non vorrei cadere in una simile spirale.

Dedico la mattinata allo studio, anche se trovo difficoltà a concentrarmi. Troppi pensieri per la testa, primo fra tutti il fatto che oggi andrò a vedere un altro maneggio, e la cosa mi innervosisce parecchio, neanche stessi per compiere un efferato atto criminale. Il punto è che sono consapevole che Paola e Sofia non approverebbero. Anzi, lo vedrebbero quasi come un tradimento nei loro confronti. Ma se non glielo dico, loro non lo verranno mai a sapere, giusto? E se invece fosse tutta una trappola, e in realtà Khadija sta cercando di attirarmi laggiù per mettermi ancora più nei guai con loro e togliermi letteralmente dai piedi?

"Sei solo un'ingenua, Anna" pigola nella mia testa la voce maliziosa di Sofia, e mi ricordo benissimo quando, un po' di tempo fa, lei stessa mi ha sussurrato queste parole alla fine di un'accesa discussione fra me e lei. "Sei una persona così candida, così buona, che veramente non so quanto riuscirai a sopravvivere là fuori, con tutti gli squali che ci sono in giro pronti a divorare un bel bocconcino come te. Ammiro molto la tua onestà, il tuo voler vedere a tutti i costi del buono in chiunque, ma sappi che non è affatto così. Devi iniziare a farti furba, a guardarti le spalle, perché la gente non è né buona né onesta, e se non ti dai una bella svegliata di te non resteranno nemmeno le ossa."

Lo so, sono fatta così, e per quanto mi sforzi non riesco a cambiare. In questi ultimi mesi bolognesi, ne ho viste letteralmente di tutti i colori, soprattutto in scuderia: atti di bullismo verso gli allievi della scuola per il solo fatto che i genitori non riuscivano a permettersi di pagare una fida o comprare cap e attrezzature di quella specifica marca, tentativi di truffa ai danni di Paola da parte di persone insospettabili, fino a vere e proprie storie di corna tra privati. Di certo in maneggio non ci si annoia mai a suon di pettegolezzi, e il motivo per cui spesso Paola è così ligia a far rispettare le regole e mantenere una condotta degna di un collegio svizzero è dovuta anche all'evitare che la situazione degeneri nel caos e nell'anarchia più totale. Il che però mi lascia basita ogni volta, impreparata di fronte agli schiaffi che puntualmente mi arrivano da parte di persone che stimavo fino a un attimo prima. Allievi e genitori che fino a quel momento erano apparsi gentili con me e che poi vado a scoprire che mi parlavano dietro allegramente. Persone apparentemente disponibili che intanto non pagano la pensione del cavallo da mesi e che magari stanno facendo un periodo di prova in un altro maneggio all'insaputa di tutti. Padri che accompagnano i figli a montare con il solo pretesto di vedersi con l'amante, e i consorti legittimi pronti a scatenare il putiferio pur di denunciare la cosa, con il rischio di far finire in guai seri persino Paola, che finisce puntualmente per mettere alla porta tutti e chiudere la faccenda a suon di avvocati se i tizi coinvolti non si danno subito una regolata.

È vero, sono andata a vivere in una grande città e di conseguenza la vita è diversa, più frenetica e complicata. Anche giù in paese avevamo le nostre beghe e pettegolezzi, ingigantiti dal fatto che là ci conoscevamo praticamente tutti e di conseguenza anche la più piccola voce diventava ben presto di pubblico dominio. Ma è anche vero che non esisteva questo clima di perenne tensione e opportunismo, come se chiunque potesse pugnalarti alle spalle da un momento all'altro solo perché non gli servi più, o aveva messo gli occhi su qualcosa di tuo e voleva portartelo via a tutti i costi solo perché provava l'invidia più becera. Il fatto che vivessimo in una comunità ristretta era un'arma a doppio taglio: da una parte era praticamente impossibile mantenere un segreto, dall'altra ti proteggeva in qualche modo da questo tipo di sottili cattiverie. In ogni caso, sapevi di poter contare sempre su qualcuno, poco importava chi fossi: se succedeva qualcosa, c'era comunque un amico o un parente pronto ad aiutarti e consigliarti.

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