18. Crepe

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Oggi arriva Coco. O meglio, Corallo Blu. Non so perché mi viene da chiamarlo Coco, ma il suo vero nome è troppo lungo e lo trovo poco pratico da pronunciare. Mi viene spontaneo chiamarlo Coco, è più simpatico. Ovviamente Sofia non è a conoscenza di una cosa del genere, non oso nemmeno pensare che cosa direbbe se sapesse che ho storpiato il nome del suo cavallo. Il quale, a quanto ne so, vanta la discendenza da un'importantissima linea di sangue che negli ultimi trent'anni ha sfornato decine di campioni di salto ostacoli e dressage, dei quali tutti avevano la parola Blu all'interno del nome.

La settimana è ricominciata senza intoppi, e per fortuna sembra che nessuno si sia accorto della mia gita domenicale da "I Dissidenti". Khadija ha tenuto la bocca chiusa, e io mi sono fatta gli affari miei. Una volta finita la lezione, ho lasciato il mio contatto a Stella. Abbiamo fissato una prova per il weekend successivo. Al solo pensiero non sto nella pelle, finalmente avrò la conferma se vale davvero la pena di restare sopra questa folle giostra o se è meglio scendere una volta per tutte.

Il trasportatore arriva per le quattro e Sofia è come una scheggia impazzita. È da stamattina che continua a tempestarmi di ordini ed è talmente agitata che riesco a malapena a starle dietro, dal momento che sembra cambiare idea ogni trenta secondi.

«Anna, è pronto il box? Hai già messo il fieno? E il mangime? Hai ingrassato la mia sella, pulito le imboccature? Ti avevo detto di non mettere il fieno, quello lo facciamo dopo! Rimetti a posto la sella, sei matta? Come cazzo pensi che faccia a montare, con tutto quel grasso? Mi rovinerò i pantaloni!»

Dopo un'ora sono già sfinita a livello fisico ed emotivo, e l'arrivo del camion è per me una fonte di sollievo. Sofia lo sta aspettando di fronte alle scuderie con sua madre e parla a un tono di voce talmente alto per via dell'eccitazione che riesco a sentirla anche dall'interno della selleria, mentre mi destreggio tra secchi e carriole per riuscire a portare il cibo a tutti i cavalli della scuola prima dello scarico.

«ANNAAAAAAAA!!!»

Sono appena a metà corridoio quando la voce di Sofia arriva lacerante dall'esterno, neanche stesse andando a fuoco la scuderia. Mi precipito fuori con tutta la carriola, ritrovandomi di fronte a un rimorchio lucente e un uomo che sta tentando inutilmente di discorrere con Paola, mentre Sofy saltella loro intorno come se fosse stata punta da una tarantola grossa come una mela.

«Cosa stai facendo lì impalata? Scarica subito il cavallo, avanti!» starnazza non appena mi vede.

«Un momento» borbotto io, correndo subito nella selleria dei privati e afferrando la capezza azzurra con la lunghina abbinata che Sofia ha acquistato apposta per lui.

Cerco di fare il più velocemente possibile, e quando torno nel parcheggio Paola ha già pagato il trasportatore, il quale sta cercando di calare la rampa del trailer nonostante Sofia che gli stia letteralmente addosso con la bava alla bocca.

«Allora, ci muoviamo?» esclama, afferrandomi per un braccio e indicandomi il cavallo.

Io mi ritraggo indispettita ma non rispondo, so che in quel caso la farei scaldare ancora di più. Mi avvicino quindi alla rampa, guardando in alto. Scorgo la coda argentea di Coco sfuggire dalle fasce di protezione, le stesse che gli cingono gli arti per prevenirlo dagli urti durante il viaggio, e mi arrampico sul rimorchio per sganciarlo. Non appena sono al suo fianco, subito avverto che qualcosa non va. È una tensione impalpabile ma forte, come se all'interno del trailer stessero pompando elettricità ad alto voltaggio. Poi mi accorgo che quell'energia esplosiva viene proprio da Coco. Ogni singolo muscolo del suo corpo è teso, e il cavallo si volta a guardarmi con le froge dilatate, gli occhi sgranati a tal punto che riesco a intravedere qualche frammento della sclera biancastra.

Come il ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora