𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟏

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Quando Louis si svegliò tra i rumori della strada trafficata, sapeva che qualcosa non andava. Forse era il peso sul suo addome o il fatto che non potesse respirare a causa di un peso sulla sua faccia. Andò nel panico e aprì gli occhi ma tutto quello che vide fu il nero. Provò a sedersi ma il peso sul suo stomaco glielo impediva. I pensieri peggiori stavano passando per la sua testa: e se fosse stato rapito da un assassino esperto e stesse per essere giustiziato ed era legato con un sacco nero in testa, o se fosse già morto e fosse rimasto così per il resto dei suoi giorni? Cosa direbbe sua madre, e le sue sorelle?

I suoi pensieri scomparvero quando sentì l'oggetto muoversi dalla sua faccia e afferrargli l'orecchio, emise un guaito rumoroso che portò il peso sul suo petto ad alleggerirsi. 

"Cosa?" Gemette la voce di Harry prima che il silenzio riempì la stanza e i ricordi della scorsa notte gli balenarono in testa. Quindi ecco spiegato tutto tranne la sua incapacità a respirare. Una risata fragorosa riempì la stanza e Louis si fece scappare un piagnucolio mentre l'oggetto sopra la sua faccia veniva sollevato. Aprì gli occhi per vedere Harry, seduto in mezzo al letto con il suo gatto accoccolato tra le sue braccia.

"Sta fottutamente provando ad uccidermi." Mugolò Louis, prima di portarsi le mani sulla testa quando un dolore la attraversò. Ecco perché non doveva bere gli Apple e Cherry Sourz, pensò. 

"Grazie per avermi fatto restare qui." Disse Louis con un sorriso riconoscente, Harry scrollò le spalle.

"Nessun problema, davvero. Mi sono davvero divertito ieri sera." Sorrise. 

"Anche io." Sbadigliò, Harry continuò a restare lì seduto accarezzando il gatto e sembrando, secondo Louis, un cattivo dei film di James Bond.

"Ti piacciono davvero molto i pali quando sei ubriaco." Rise Harry e Louis sentì le sue guance tingersi di rosso. Allontanò lo sguardo da Harry e incrociò le braccia. In qualche modo finiva sempre col danzare sui pali quando beveva, che fosse in un club o un lampione innocente sulla via di casa.

"I pali mi amano." Disse dopo un momento di silenzio e Harry rise. Louis sbadigliò di nuovo e guardò l'orologio. 

"Oh porca papera." Sbuffò rotolando fuori dal letto, sul pavimento. Non poteva credere che fosse così tardi, e l'ultima volta che era stato in ritardo per una lezione aveva passato dieci minuti per acquisire il coraggio necessario ad entrare, prima di correre via immediatamente. 

"Che c'è?" Sbadigliò Harry. 

"Oh niente, è solo un martedì e sono le undici." Sbuffò raccogliendo i suoi vestiti.

"Oh merda." Si lamentò Harry spingendo Molly dal suo grembo, la quale soffiò e corse verso il bagno saltando dal letto, Harry inciampò verso l'armadio mentre Louis si rimetteva i vestiti dell'altra sera e camminava verso la porta. 

"Grazie ancora per l'altra notte ma non voglio avere un altro episodio fuori dall'aula perché sono troppo spaventato per entrare." Sorrise prima di girarsi e correre fuori dall'appartamento di Harry verso il suo. Tirò fuori le chiavi, smanettando con la serratura. La porta si aprì e corse chiudendola alle sue spalle. Si trascinò nella sua stanza già mezzo nudo prima di inciampare sul letto, sulla sua faccia.

"Aia." Borbottò. 

"Se spendessi più tempo a prepararti e meno a cadere, arriveresti lì molto più in fretta." Gridò Harry, e la prima cosa che gli venne in mente fu come faceva Harry a sapere che era caduto, e non aveva sbattuto sull'armadio o roba del genere. Ignorò il pensiero quando si ricordò che doveva prepararsi per la lezione.

"Beh, alcune persone non sembrano ricordarsi dove sono i mobili nella loro stanza e inciampano spesso." Disse tirandosi su e indossando un paio di boxer nuovi, i suoi skinny rossi e una t-shirt a righe. 

thin walls [larry stylinson] || italian translation Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora