Capitolo 27 - You don't own me

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(ascoltate con la canzone in sotto fondo che trovate qua sopra, fa più effetto 🙃❤)

Non smetto di pensare alle ultime cose che ci siamo urlati io e Dylan a casa mia, solo ora mi rendo conto di essere stata una vera stronza anche se è difficile ammetterlo anche a me stessa, ma è vero, non so cosa c'è tra di noi, non voglio illudermi, ho paura di provare qualsiasi sentimento per timore di non essere ricambiata, di non essere all'altezza... di essere ferita...

"noi scopiamo e basta, tra di noi non potrà mai esserci niente" le sue parole mi rimbomano nella testa senza lasciarmi un attimo di tregua, è questo quello che ha detto, e forse anche la verità, proprio per questo ho paura di provare qualcosa, non voglio essere ferita ancora, nemmeno io provo qualcosa per lui, ma perché queste parole mi fanno male lo stesso?

<ei, mora, ci sei?> un uomo schiocca le dita davanti al mio viso riportandomi alla realtà <ti ho chiesto un bicchiere di birra> mi fa l'occhiolino

alzo gli occhi al cielo e prendo la bustina di droga che si trova sotto al bancone, nel pub di Caleb non vendiamo birra, solo alcolici costosi e molto forti, usare la parola birra è semplicemente per precauzione

faccio scivolare la bustina sul bancone fino all'uomo che fa la stessa cosa solo con i soldi che metto subito nella cassa, non ho il tempo di girarmi che un altro uomo mi chiama da lontano dal posto

ormai lavoro qui, di nuovo, da una settimana, e no, non mi è mancato niente di tutto questo, credo sia ovvio, mi manca il mio lavoro, quello che ho sempre coltivato dentro di me, mi mancano Mya, Chloe e... si anche Dylan, mi manca stuzzicarci a vicenda per finire sempre a litigare, mi mancano quegli sguardi infiniti che ci scambiavamo sempre, mi manca tenerci testa fino allo sfinimento perché entrambi siamo maledettamente testardi e in momenti come questi mi rendo conto di quanto siamo in realtà simili, forse è proprio per questo che tra di noi non potrà mai funzionare.

Cammino verso l'uomo che mi aveva chiamata al tavolo, provando a tenere abbassata la minigonna nera che Caleb mi ha obbligato ad indossare, prendo il taccuino e lascio parlare il signore di circa 50 anni

<4 birre> mi fa l'occhillino <giusto ragazzi?> si rivolge agli altri tre che sono seduti insieme a lui ubriachi o forse fatti, scrivo "l'ordinazione" nel quadernetto e sussulto in aria quando la mano di quel vecchio depravato si poggia violentemente nel mio sedere, stringo forte la penna che tengo tra le mani fino a lasciarmi il segno, cerco in tutti i modi di trattenere la rabbia, che respingo ormai da una settimana per non recare problemi o altre morti.... ma sento che non durerò a lungo, so che non riuscirò più a trattenermi

rivolgo un sorriso falso all'uomo per poi allontanarmi e prendere le 4 bustine di coca

ritorno con fatica al tavolo, facendomi spazio tra la folla, fra toccatine di sfuggita, spintoni e altro, ma alla fine ci riesco, poggio la droga nel tavolino degli uomini fatti, in modo brusco, quello che aveva parlato fino a prima si alza all'improvviso una volta che mi sono girata per andarmene e mi da una pacca ancora più forte di prima nel sedere

ed ecco qui, era proprio questo che intendevo, mi giro di scatto e non riesco a trattenere un pugno che gli fa girare la testa in modo anomalo, quest'ultimo barcolla, ma la rabbia che ho trattenuto così a lungo ormai è padrona di me, spingo l'uomo fino a farlo cadere a terra per mettermi a cavalcioni sopra di lui e riempirlo di pugni fino a fare sanguire la sua faccia e le mie mani, all'inzio ha fatto male ma mi abituo subito senza sentire più niente, letteralmente, mi sfogo lasciando spazio all'ira che è sempre nascosta dentro di me e aspetta il momento giusto di uscire per far scoppiare una bomba, non mi accorgo nemmeno che alcuni uomini stanno cercando di fermarmi tenendomi dalle braccia ma alla fine mi lascio andare senza capire più niente, con la vista ormai completamente offuscata dalla rabbia e apatia nello stesso momento

mi trascinano e capisco subito dove mi stanno portando, Caleb.

Mi buttano nella sedia di fronte alla scrivania dove davanti ci sta il diavolo, i miei occhi vuoti rimangono sui suoi che invece sono affamati, mi asciugo una goccia di sangue che mi era schizzata nella guancia, ma peggioro solo la situazione sporcandomi ancora di più e creando un'intera striscia, ma lascio perdere e continuo a fissarlo

<lo sai chi era quell'uomo?> interrompe quel silenzio portando i gomiti alla scrivania e giungendo i polpastrelli delle mani fra di loro

<un coglione(?)> alzo un sopracciglio in modo sarcastico senza staccare gli occhi dai suoi

<NO> urla, tutti i suoi muscoli si irrgidiscono ma non mi smuovo di un millimetro, sospira provando a calmarsi e continua <uno dei più grandi spacciatori del quartiere nemico> la sua voce è tesa anche se prova a trattenersi

<non è colpa mia se non sa tenere le mani nei pantaloni> faccio spallucce staccando la schiena dallo schienale della sedia per avvicinarmi con il busto e sfidarlo ancora di più con gli occhi <mi ha provocata> mi rimetto nella posizione di prima, riattacando la schiena alla sedia

<NON MI INTERESSA> sbatte le mani nella scrivania quasi spaccandola, le vene del suo collo si gonfiano e i suoi occhi diventano ancora più scuri del solito, ma da me non ottiene nessuna reazione, mi punta l'indice contro < tu. devi. soddisfare. i. miei. clienti. devi farti fare qualsiasi cosa vogliano loro> pensa seriamente di possedermi? pensa che io sia un giocattolino che gli serve per i suoi affari?

inclino la testa e assottiglio gli occhi per poi scoppiare in una risata sarcastica <posso vendere la droga per te, ma non sarò la tua bambolina da prestare ai tuoi amichetti segaioli. Tu. non. mi. possiedi.> scandiasco bene ogni singola parola, i suoi nervi salgono e la tensione cresce, non ho nulla da perdere e lui, ormai, non mi fa più paura

sembra calmarsi all'improvviso e assume quel suo solito sorrisetto da psicopatico <dai Alyssa> mi guarda ridendo <tanto sei abituata a fare la troia> prova a farmi innervosire, pensando di ferirmi in qualche modo o manipolarmi

<Caleb> lo richiamo con un tono di rimprovero <non scambiarmi con tua madre> tocco un tasto dolente, ho sentito un sacco di storie sulla mamma di Caleb, diverse fra loro, ma il contesto era sempre quello e dalla sua reazione ho avuto la conferma che è successo veramente qualcosa di grave

si irrigidisce di nuovo e sta volta gli occhi non si scuriscono, ma si infuocano <torna a lavorare e stai attenta a quello che fai, perché so sempre dove trovare Mya e Chloe, oh e anche Dylan> è lui che sta volta tocca un mio tasto dolente <si il tuo nuovo ragazzo, ti ha già detto della sorella? oh è stato bellissimo vederla soffocare con il suo stesso vomito> stringo la sedia tra le mie mani facendo diventare le nocche bianche <avete già scopato? mmh non credo perché a quest'ora se ti avesse già scopata ti avrebbe mandata a fanculo> mi alzo di scatto ed esco dalla stanza per evitare di sentire altre cose ma soprattutto per evitare di ucciderlo a mani nude, devo trattenere di nuovo tutto, non voglio mettere a rischio, un'altra volta, la vita di Mya, Chole o Dylan, per colpa mia ed è l'unica cosa su cui mi aggrappo per restare con i piedi per terra e rimanere lucida

cammino veloce e in modo nervoso verso il bancone ma una mano mi blocca dal farlo afferrandomi dal polso, sento la rabbia risalire ma la blocco subito e mi giro pronta a subire gli ordini di vecchi maniaci depravati col cazzetto

guardo attentamente il ragazzo incappucciato fino ai capelli con la testa abbassata, la alza verso di me lentamente e il mio cuore perde un battito nel vederlo...

<hai una birra anche per me?> fa intravedere quel suo sorriso che mi era mancato così tanto...

My best nightmare ||Dylan O'brienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora