Capitolo 14

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14 Febbraio.

"Lucia, sono innamorato di te.."

Lei lo guardava in estasi, convinta seriamente di trovarsi nell'Iperuranio, là dove Giuseppe Conte era collocato da sempre. L'aveva detto davvero? Stava accadendo sul serio? L'uomo di cui era invaghita da anni le stava confessando il suo amore? Sembrava un sogno e non voleva risvegliarsi per nessun motivo al mondo.
Lo guardò negli occhi. Uno sguardo intenso, quasi commosso, che presto sfociò in un bacio appassionato, un intreccio di braccia e lingue che non aveva fine. Un bacio degno di un film capolavoro degli anni '50.

Giuseppe immaginava così quel momento: forte, istintivo ed ardente come quel desiderio di averla che si portava dietro ormai da qualche settimana. Peccato che tutto ciò era appena accaduto nella sua mente.

Dopo aver lasciato l'appartamento di Olivia si era soffermato sulle scale a pensare.
Cos'avrebbe fatto adesso? Un passo l'aveva compiuto, ma ne restava un altro altrettanto importante e significativo.
L'amore che provava per Lucia era smisurato, e per un amore tanto grande cos'era necessaria? Un'altrettanto grande follia!
Il cuore gli aveva preso a battere forte al crescere dell'idea di stringerla finalmente tra le sue braccia a consumare quei sentimenti corrisposti e sinceri. Così, nell'euforia del momento, era corso giù dalle scale, ed una volta salito in macchina, aveva chiesto di essere accompagnato a casa della Ministra. Il suo autista ed i due uomini della scorta non avevano fatto domande - per fortuna erano sempre molto professionali - ed avevano esaudito il suo desiderio, accingendosi a portarlo all'indirizzo richiesto.

Durante il viaggio non fece che riflettere sull'accaduto e su quel che invece sarebbe successo di lì a breve. Non riusciva a darsi pace. Un'ampliata ansia galoppava felice nel petto: era impaziente di rendere realtà quel che, ancora per poco, sarebbe stato fantasia.
Contemporaneamente pensava ad Olivia, a come poco prima l'aveva abbandonata in quel modo crudo e rapido, lasciandola sola, immersa in un profondo ed oscuro dolore. Non era da lui, ma sapeva che era giunto il momento di fare un passo avanti e mettere fine al suo tormento.
Avrebbe voluto abbracciarla e dirle che l'aveva amata tanto, che non era colpa sua se la loro storia era giunta al termine ma che le cose spesso cambiano e si evolvono senza che ce ne si rende conto nell'immediato ma che non per questo lui non era felice di aver potuto trascorrere quegli anni insieme. Avrebbe voluto asciugarle le lacrime che sapeva prima o poi lei avrebbe versato, e starle a fianco finché non si fosse ripresa. Ma non era il momento e nemmeno era giusto. Aveva bisogno di stare sola, di accettare la rottura e giungere a comprendere pian piano il vero motivo per il quale tra loro non funzionava più.
Era altresì necessario lei non si fermasse alla superficie, all'apparente causa del loro distacco: Lucia. Quest'ultima non era stata altro che colei che aveva aperto lui gli occhi, che gli aveva fatto capire che non era più il caso di portare avanti un qualcosa che era finito già da tempo e che - probabilmente per abitudine, forse per mancanza di coraggio o per dispiacere - avevano continuato a perseguire. Proprio così erano finiti per trascinarsi dietro il problema fino ad arrivare a quel punto.
Olivia sarebbe dovuta andare più a fondo nella questione, avrebbe dovuto scavare nella sua sofferenza per capirne il reale motivo, e per fare tutto ciò avrebbe avuto bisogno di tempo e spazio.

Nonostante il dispiacere, Giuseppe restava convinto di aver fatto la scelta migliore. Aver colto quel momento di distacco tra loro - per quanto difficile e poco piacevole - per poter affrontare il problema alla radice era stata la giusta decisione.
Era agitato, irrequieto, non riusciva a dar tregua ai suoi pensieri. In quel giorno importante avrebbe compiuto un altro grande passo: esporsi in tutta la sua fragilità di fronte alla donna che era diventata per lui una fonte di gioia.
Con un gesto rapido si sfilò via la cravatta e, mentre con una mano si sbottonava un poco la camicia, con l'altra infilò in tasca la lunga stoffa pregiata di color rosso passione. Gli mancava l'aria. Aveva estrema necessità di togliersi quel peso da dosso dicendole finalmente quel che provava, faccia a faccia, a cuore aperto, senza più segreti.
L'auto rallentò poco a poco, accostandosi ad un lato della strada, ed un attimo dopo l'agente della sua scorta, Claudio, gli aprì la portiera controllando per precauzione che intorno non ci fossero pericoli imminenti. Accompagnato da quest'ultimo, Giuseppe si avvicinò al portone dell'edificio ed esattamente poco prima di suonare il campanello, una signora anziana uscì dandogli modo di entrare senza bisogno di citofonare.

"La pazienza è amara, ma dolce è il suo frutto." - Conte/AzzolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora