Capitolo 18

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23 Febbraio.



Una musica soffusa riempiva il grande salone di casa Conte e leggera giungeva anche in cucina, là dove il Presidente, in abiti eleganti ma non esageratamente, si dedicava, canticchiando, a girare il ragù che ancora cuoceva in pentola, dando vita ad un delizioso aroma che inebriava l'appartamento.
Il rumore dell'acqua che sobbolliva accompagnava il soave suono del sax di John Coltrane, famoso jazzista di cui il premier era appassionato. Amava il suono caldo, ma volendo anche graffiante, di uno dei suoi strumenti a fiato preferiti, l'ultimo di invenzione meccanica ma non per questo il meno affascinante: il sax.




Tra pochissimi minuti sarebbe dovuta arrivare Lucia e, nonostante le sue preoccupazioni del giorno precedente, Valentina era riuscita a dargli speranza per un buon sviluppo della serata. 
Era un po' nervoso, erano anni che non si dedicava seriamente al corteggiamento, ma non per questo aveva perso quel tocco caratteristico che lo rendeva unico: era un uomo che badava ai dettagli, persino quelli più scontati, e le donne lo trovavano un dono incredibilmente raro e di un fascino ormai antico. Minuzie che, quella sera, aveva curato anche nell'ambiente.

Un elegante tavolo per due era apparecchiato con molta dedizione, intonandosi perfettamente con la musica romantica selezionata casualmente dalla sua ricca playlist.
A rendere il tutto ancor più intimo, una solitaria candela dal profumo di lavanda la cui luce soffusa dava una sfumatura color seppia che creava una confortevole atmosfera retrò.
Tutto ciò portava la firma ben chiara di Giuseppe Conte, il quale, con un cucchiaio di legno, assaggiava il ragù, immergendosi completamente in quel sound.

Chiudendo gli occhi in un attimo volò a New Orleans, la culla dell'improvvisazione.
Si trovava in uno di quei peculiari jazz club e col dito picchiettava a tempo contro il lussuoso bicchiere che stringeva nella mano destra. Era riempito con un liquido color ambrato dal profumo dolce e speziato: bourbon whisky.
Un'orchestra jazz si esibiva di fronte a lui riempiendo il locale con note calde, ma qualcosa - o meglio, qualcuno - catturava ancor di più la sua attenzione: una meravigliosa donna dai lunghi capelli neri con un elegante vestito blu. Non aveva mai visto niente di più bello!
E mentre la sua mente era altrove, il suo corpo beneficiava di quei dolci pensieri sfoggiando una docile curva facciale.
New Orleans era una città magica che sapeva sedurre ed inglobare nei suoi piaceri e nei suoi misteri, e nella testa del Presidente, retoricamente, rappresentava la donna di cui era affascinato.
E di quell'aura di pura gioia era avvolto, ad occhi chiusi e col sorriso sul volto. Autentico incanto.

Poco dopo il campanello suonò e l'immagine fascinosa e tipica della pittoresca città della Louisiana si dissolse.
Controllò l'ora. Le 21.30. Era puntuale, esattamente come concordato via messaggio la mattina stessa.
Dal piccolo schermo del citofono controllò per sicurezza chi fosse: era proprio lei, la donna che tanto aveva atteso che, stretta nel suo cappotto rosso, si guardava intorno furtivamente, sperando nessuno la notasse. 
Prima di aprirle le diede un'importante indicazione che dal campanello risuonò gracchiante. 

"Primo piano."

Giuseppe possedeva l'intero immobile. Al piano terra aveva lasciato spazio per il suo personale studio, arredato con un'immensa libreria ricca di classici della letteratura ma in particolar modo di tomi giganteschi di diritto; mentre al piano superiore viveva i suoi momenti più intimi al di fuori dell'ambito lavorativo.

Alla vista della sua immagine sul piccolo display, sorrise. Era più bella di quanto potesse mai immaginare!
Le aprì il portone d'ingresso e subito dopo quello del piano di sopra, dove si trovava, e, col cuore che pompava forte nel petto, affrettò il passo per ridurre il volume della musica ed andare a controllare i fornelli.

In trepida attesa, abbassò la sua playlist che riempiva incredibilmente la stanza con il timbro caldo e suadente del sassofono. Il jazz era uno dei suoi generi musicali preferiti: lo rilassava, e ne aveva bisogno.
Non che non si sentisse sicuro di quel loro appuntamento, anzi, bramava ogni attimo, ma un po' di nervosismo nell'ignoto di quel nuovo incontro passionale e segreto era normale ci fosse. 
Quella sera sarebbe cambiato tutto - o almeno così aveva immaginato lui - e non vedeva l'ora di colmare il vuoto lasciato qualche giorno prima.
Ma c'era una domanda che ancora non lo faceva star tranquillo: Lucia aveva parlato con Andrea? Aveva chiarito la sua posizione mettendo fine alla loro storia? Si era convinto di sì, o lei probabilmente non si sarebbe presentata a quell'appuntamento, come fattogli notare saggiamente la sera prima da Valentina.

Non poteva che augurarselo con tutto sé stesso perché era ormai giunto ad un punto di non ritorno. La sua mente era colma di lei, del suo viso riempito da quel lucente sorriso, dalle labbra di color ardente, dai suoi capelli pece che con quelle onde esaltavano la sua dolce figura. Ripensava al suo modo di fare attento, spesso deciso e carismatico, alla sua incredibile intelligenza, alla mente aperta e moderna, al suo accento meridionale ed al suo linguaggio talvolta antico. Amava quando lei riesumava quei termini italiani ormai dimenticati come "gaglioffo" oppure "corbellerie". Tutto questo era contornato dalla sua bellezza fisica che di certo non passava inosservata ma che risultava solamente un accessorio rispetto a quel che portava dentro di sé, alla vera essenza di Lucia Azzolina.

Lei, a pochi metri di distanza, saliva le scale senza fretta, prendendo dei bei respiri. Era tesa, con lo stomaco in subbuglio da un continuo intreccio di forti emozioni. Tuttavia parallelamente era in fibrillazione: quel che sognava da tempo stava divenendo realtà e le pareva tutto così strano ed insolito.
L'ascesa fu accompagnata dal rumore dei suoi tacchi al cui udito del Presidente non sfuggì. Già la immaginava con quel vestito che le aveva visto la sera di gala al Quirinale, che la copriva ma con quell'effetto "vedo non-vedo" che stuzzicava l'immaginazione valorizzandone inoltre ogni suo lineamento. E sognante restò davanti alla porta in attesa di coglierla arrivare lungo il pianerottolo.
La vide. Era coperta da un cappotto lungo che lasciava in vista solo parte delle sue gambe e chissà cos'altro si nascondeva dietro quel rosso passione: i suoi occhi desideravano scoprirlo più che mai!
I due si sorrisero, trovandosi in difficoltà sul da dirsi. Non era sufficiente il saluto dei loro sguardi accecati dall'amore?

"Ciao.." 

Sussurrò lui, con una gradazione di voce nuova che la fece rabbrividire. Quel tono delicato che toccava una sfumatura estremamente roca e calda era già poesia.

Gli occhi del Presidente catturarono ogni dettaglio di lei con tanta alacrità e fervore da scuoterla completamente. La sua mente era già pervasa dalle immagini di loro due abbracciati, nudi, a fare l'amore, e Lucia si sentiva proprio così: spoglia.

"Presidente..!"

Da bravo padrone di casa si spostò di lato, facendole segno di entrare mentre lei educatamente chiedeva il permesso.

"Un secondo..!"

La porta si chiuse dietro Lucia, e lei si immobilizzò, non capendo il perché di quella pausa. Giuseppe aprì la mano di fronte a lei.

"Il telefono a me."

Il telefono? Lei, dopo un attimo di esitazione, lo tirò fuori dalla borsetta dorata, perfettamente in tinta con le sue scarpe, e lo posò sul palmo della sua mano.

"Questa sera sarà solo nostra."

Senza "se" e senza "ma". 
Lui lo spense e glielo riconsegnò, soddisfatto. 
Nessuno, ma proprio nessuno avrebbe tolto loro quel che attendevano da tempo. Non quel giorno, non quella sera. Sarebbe stato tutto perfetto o almeno rasente la perfezione, la perenne ed inarrivabile meta che Giuseppe da tutta la vita cercava di raggiungere ma che aveva capito essere inesistente.

Lucia, per quanto legata ai social ed al suo cellulare, fu particolarmente contenta di quell'obbligo ed allo stesso anche un po' colpita. Passare del tempo con l'uomo che amava e sguazzare felice nell'happy ending che da sempre era fonte di continua ricerca, di certo era preferibile rispetto ad essere distratta da un superfluo dispositivo elettronico. 
E poi Giuseppe era meraviglioso, sapeva come prenderla, come essere romantico e dolce e quei suoi sguardi la privavano di ogni paura, riempiendola di fiorenti emozioni dal profumo giovane e nuovo di una relazione nascente.

"Ti aiuto con il soprabito."

Con molto garbo, posizionandosi dietro di lei, afferrò il suo cappotto per la parte superiore e glielo sfilò. Inutile dire come reagì la donna quando le dita calde di lui le sfiorarono la pelle gelida! La sua temperatura corporea aumentò al sol pensier di essere toccata da quelle mani sagge ed esperte, dolci e leggere. 
Quel che prima era nascosto alla vista, fu in quel momento ben visibile, realizzando il primo dei tanti desideri dell'uomo.
Il vestito a schiena scoperta lasciava intravedere la sua pelle chiara che lui presto sperava avrebbe macchiato di carezze e baci.
Avrebbe voluto scostarle quei capelli per poter tingere quel corpo con lo stampo della sua bocca che, da settimane, bramava di poterle dare piacere.
Davanti, invece, un estremo scollo a v invitava i suoi occhi a godere dell'accennato panorama dei suoi bianchi seni prosperosi.
A malincuore dovette lasciare quella vista dilettevole per appendere i suoi abiti e la sua borsetta, poi invitandola a fare come se fosse a casa sua mentre lui si occupava della cena.

La casa era accogliente, perfettamente in ordine e molto spaziosa. Come nella sua, non mancava la vista di una libreria ben fornita di letture classiche e filosofiche, qualche piccolo souvenir di posti e luoghi visitati, alcune fotografie ed una collezione abbastanza invidiabile di cd e vinili. Accanto ad essi un meraviglioso giradischi che la portava indietro, alla sua infanzia, quando i suoi genitori la lasciavano dagli zii ed ascoltava Baglioni insieme alla sorella mentre giocavano nel prato.

"La pazienza è amara, ma dolce è il suo frutto." - Conte/AzzolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora