Capitolo 23

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2 marzo, pomeriggio inoltrato.


"Torno subito."

La Ministra dell'Istruzione si alzò e rapidamente si diresse verso l'entrata per aprire a quella che pensava fosse la madre del ragazzo al quale stava continuando con piacere a fare ripetizione. Ed invece, no. Per sua sorpresa, il suo nuovo amore si presentò proprio davanti alla porta del suo appartamento con un sorriso che non lasciava dubbi: era più felice che mai di vederla.
Ma era un vizio presentarsi sempre a casa sua quando meno se lo aspettava? Dov'era finito l'uomo sempre impegnato ed immerso nelle scartoffie istituzionali? In realtà c'aveva sperato con tutta se stessa fosse lui, ma era altrettanto convinta che avesse fin troppo lavoro per potersi concedere il lusso di farle visita, perciò non era da lei atteso.
Ancora una volta Giuseppe Conte era riuscito a lasciarla di stucco. Non si vedevano da qualche giorno per cause lavorative di forza maggiore ed ora che lui era lì, di fronte a lei, sentiva il cuore battere all'impazzata. Sì, anche lei gioiva di quell'incontro inatteso, ma riusciva meglio a mantenere il segreto a causa del disagio che le provocava la presenza del figlio, il quale ancora non era a conoscenza della loro storia.

"Ciao.."

Giuseppe aveva gli occhi ammorbiditi dall'amore indefesso in cui ormai era sprofondato da un po' di tempo a quella parte e, confuso dai suoi istinti e dal desiderio di riabbracciarla, fece un passo in avanti allungando le mani verso il suo viso con l'intento di catturare le sue labbra, quel giorno prive del solito rossetto rosso acceso.
Lucia fu la più razionale. Non appena capì quale fosse il suo scopo, si scostò da una parte per evitare quel contatto che invece, dentro di lei, tanto bramava. Esattamente come una brava giocatrice di scacchi, aveva previsto la mossa dell'uomo e l'aveva evitata con maestria.

"Ciao, Giuseppe!"

Iniziò a voce più alta per farsi udire dal giovane nella stanza accanto e poi passò ad un tono più intimo che solo lui poteva sentire.

"Non adesso, c'è tuo figlio!"

Gli sussurrò chiudendo la porta a seguito del suo ingresso. Aveva il volto arrossato perché c'era mancato poco che Niccolò li scoprisse. Fortunatamente il ragazzo era girato di spalle, concentrato, con la testa china sui libri e non si era accorto di nulla.

"Come sta andando?"

Chiese l'ex premier mentre si toglieva il cappotto come fosse a casa sua. Lo appese all'attaccapanni senza bisogno dell'invito di Lucia e si avvicinò al ragazzo che sembrava voler concludere in fretta per liberarsi finalmente dal carico di studio di quel giorno.

"Ciao, pà!"

Giuseppe gli posò le mani sulle spalle e diede un'occhiata ai suoi appunti.

"Mmmh... la seconda guerra mondiale, argomento vasto e non poco complicato!"

Ancora una volta si comportò come se fosse in un ambiente a lui familiare e si andò ad accomodare in salotto, cosciente che la sua amante volesse restare da sola con suo figlio per continuare la lezione.

"Vi lascio concludere. Attendo di là!"

Si sedette sul divano e raccolse il libro che Lucia aveva lasciato sul tavolinetto lì di fronte.
Incuriosito, ne lesse la sinossi cercando di non ascoltare la loro lezione per concentrarsi sui gusti letterari di Lucia, che a volte non comprendeva ma non per questo riteneva sbagliati o privi di significato.

Poco dopo la donna si presentò alla ricerca di chi sa quale testo nella sua libreria e passandogli vicino gli sorrise con scioltezza, sicura che il giovane non avrebbe potuto accorgersi di quei piccoli romantici scambi tra loro.
Lui non perse di certo l'occasione. Protetti dal muro che separava la cucina dal soggiorno, Niccolò non avrebbe potuto vederli.

Lucia si stava allungando verso l'alto per prendere il tascabile di Anna Frank quando si sentì avvolgere il corpo da mani e braccia possenti che delicatamente scivolarono lungo le sue curve disegnandole i fianchi. Ebbe un fremito. Le era mancato sentire le sue dita su di lei. Quella leggiadria e sicurezza che aveva lo contraddistinguevano da qualsiasi altro uomo. Trasudava di libidine. Lo sentiva sulla sua pelle che c'era qualcosa di diverso rispetto alle sue precedenti storie. Giuseppe aveva modi eleganti che non davano a intendere solo una cocente brama di possesso. Era come se avesse di fronte ciò di più bello al mondo, un'opera d'arte, e lui fosse lì per esaltarla. In questo caso la sua opera era lei, la sua Venere.

"Mmmh.."

Dietro di lei, una voce maschile ben conosciuta mormorò al suo orecchio poco prima di riempirle il collo di lenti ma stuzzicanti baci cercando di avvicinarsi il più possibile a quel punto sensibile che aveva scoperto solleticare le sue voglie.
Quasi trasalì, colta all'improvviso, e trattenne il fiato. Era già sul punto di cedere. Quell'uomo aveva un grande potere su di lei ed era certo lui l'avesse capito benissimo. Le piaceva, eccome se le piaceva, e non avrebbe mai voluto smettesse. Chiuse gli occhi proprio quando le dita di Giuseppe raggiunsero i suoi seni e li strinsero leggermente.

"Ciao.."

La salutò di nuovo, questo però era il saluto vero, quello che aveva dovuto nascondere a causa di 'forze maggiori'.

"Giuseppe..!"

Lo ammonì lei, che non riusciva a non lasciarsi andare alle sue provocazioni. Con uno scatto si girò rapidamente e gli strinse le braccia al collo decisa ad abbandonarsi solo per pochi attimi alle sue premurose attenzioni.

Lui, in risposta, si fiondò sulle sue labbra e non appena Lucia le schiuse non aspettò un secondo per far ritrovare le loro lingue, compagne di una danza che ravvivava sempre di più l'atmosfera. Il bacio s'accese a tal punto che poco dopo lui la teneva pressata contro la libreria, là dove avrebbe di nuovo fatto l'amore con lei più che volentieri. Petto contro petto, poteva sentire attraverso l'elegante tessuto della camicia i seni colmi e sodi di Lucia. Quest'ultima arrancò. L'eccitazione era già a livelli sconfinati e non seppe nemmeno lei dove in seguito trovò la forza per tornare in cucina da Niccolò.

Entrambi consapevoli di quel che sarebbe accaduto se avessero continuato, calmarono le acque abituandosi a poco a poco alla conseguente assenza fino alla separazione delle loro labbra e dei loro corpi. Giuseppe teneva ancora gli occhi chiusi quando le mani di Lucia scivolarono sulle sue guance fino a scomparire, lasciando il vuoto tra le sue braccia. Ci volle tutta la sua forza per non pensare al seguito di quel breve momento libidinoso che ancora gli provocava formicolio nel basso ventre. Si morse il labbro e, col cuore ancora altalenante dalla carica erotica ed emotiva di quegli istanti, riaprì gli occhi riportando mente e corpo alla cruda realtà.

Nella stanza a fianco la voce di Lucia aveva ripreso la lezione come se niente fosse anche se dentro di sé ancora portava i segni di quella troppo breve parentesi d'alta passione. Aveva un'intensa voglia di stare da sola con lui ma ogni giorno sembrava diventare sempre più difficile.
Il Governo Conte II sembrava avviarsi verso la conclusione spinto con forza crescente dal partito del 2% capitanato dal loro finto alleato, Matteo Renzi.
A lei non era mai piaciuto né tantomeno piaceva a Giuseppe, ma c'avevano convissuto dal principio della legislatura. Dibattiti continui, lamentele e comportamenti poco rispettosi erano ormai all'ordine del giorno durante i Consigli dei Ministri. E proprio i ministri appartenenti a suddetto partito - burattini del loro capo politico - mettevano loro continuamente il bastone tra le ruote complicando ogni giorno di più la loro vita lavorativa e di conseguenza anche le loro vite al di fuori della politica. Non c'era pace. Entrambi avevano sempre meno tempo per loro stessi ed il presidente cercava il più possibile di passare quel briciolo che gli rimaneva con suo figlio ogni qualvolta ce n'era possibilità.
Proprio per questa sempre più costante lontananza il desiderio di vedersi aumentava, inversamente proporzionale al tempo che avevano a disposizione per portare avanti la loro segreta relazione.

"Sei stato bravo, Niccolò. Ci vediamo la prossima settimana. Fammi sapere come va l'interrogazione ed anche se ti è piaciuto il libro."

Il ragazzo mise tutto nel suo zaino e Giuseppe li raggiunse in cucina sorridendo alla ministra in un modo che la scombussolò completamente. Sapeva benissimo a cosa lui stesse pensando, gli si leggeva in faccia, perciò arrossì perdendosi in qualche istante in quelli che sembravano desideri condivisi. Poi, per togliersi dall'imbarazzo, incominciò a parlare a raffica come scusa per tenere la mente occupata su tutt'altro che non fosse Giuseppe Conte.

Quest'ultimo non riusciva a togliersi dalla testa di fare l'amore con lei e la immaginava continuamente in diversi scenari libidinosi, in particolar modo dove poco prima si era interrotto il loro momento passionale, esattamente accanto a quel che sembrava essere il reparto di filosofia della libreria della ministra. Se solo non ci fosse stato suo figlio..! Si sentiva in colpa a pensarlo ma Lucia gli mancava da impazzire e non riusciva a contenere i suoi istinti primordiali. Tutto questo lo faceva sentire giovane ed energico più che mai.

"Vedrai che il libro ti piacerà tantissimo e che vorrai approfondire l'argomento. Mi raccomando, ripassa per bene utilizzando gli schemi che abbiamo preparato."

Niccolò era un ragazzo che prediligeva lo stile di apprendimento cinestetico e quindi video ed immagini l'avrebbero aiutato molto e Lucia ne era ben consapevole. Per questo, una volta scoperto il metodo di studio migliore per lui, si era concentrata su del materiale multimediale accostato a mappe concettuali.

"Va bene.."

Rispose il ragazzo, indossando il suo giubbotto mentre la ministra continuava il suo discorso, chiaramente in imbarazzo.

"Non dimenticare di guardare il documentario che ti ho mandato per mail, ti aiuterà a ricordare meglio."

Giuseppe si trattenne dal ridere, aveva intuito di come lei fosse in difficoltà e la trovava ancor più attraente. Doveva inventarsi qualcosa perché non poteva andarsene senza un ultimo bacio.
Dopo i saluti circostanziali, mentre con suo figlio scendeva le scale, gli balenò in testa un'idea.

"Nicco, tu vai. Claudio ti aspetta all'ingresso. Io ho dimenticato un libro che Lucia aveva detto mi avrebbe prestato. Vado a prenderlo e torno subito."

A passo svelto, saltando anche qualche gradino per la fretta di stare con lei, arrivò di fronte al portone e suonò il campanello.
Lucia comparve qualche secondo dopo, controllando dallo spioncino chi fosse e con la speranza fosse di nuovo lui.
Gli aprì la porta ed in un batter di ciglia erano l'una tra le braccia dell'altro. Quel che prima avevano abbandonato tornò a galla con una velocità esorbitante ed entrambi esplodevano di desiderio.
Giuseppe non ci pensò due volte e dopo aver chiuso la porta con una manata fin troppo brusca, la fece indietreggiare di qualche passo a causa della sua scottante voglia di sentire ancora quel corpo contro il suo.
Le loro bocche si assaggiavano con una frenesia inaudita e lui non attese oltre per sbottonarle velocemente la camicia. Il collo di lei venne invaso dalle sue labbra focose. Le sentiva dovunque per quanto si muoveva veloce e lei portò di conseguenza indietro la testa per dargli maggior libertà. Un urlo di piacere le si strozzò in gola. Non si era mai sentita tanto desiderata e la sua mente era totalmente offuscata e pervasa da quell'uomo. Come conseguenza, strinse forte le dita tra i suoi capelli.

"Giuseppe..!"

Gli disse mentre lui non capiva più niente e la tirava a sé spingendo i loro bacini uno contro l'altro per darle un assaggio di quel che l'avrebbe attesa se non l'avessero chiusa lì.

"Giuseppe, tuo figlio ti aspetta, non possiamo.. non adesso.."

L'unico briciolo di razionalità che le era rimasto riportò entrambi a ritrovare il lume della ragione. Il Presidente boccheggiava ed il cuore gli batteva all'impazzata.

"Quando ci vediamo? Non sopravvivrò ancora a lungo!"

"Oh sì, che lo farà, Presidente! Io ho aspettato quasi due anni per averti."

"Allora non vorrai aspettare oltre!"

"Sopravvivrai qualche giorno lontano da me.."

Le dita di lei scorsero tra i capelli castano scuro dell'uomo che, ancora scosso da un turbolento spasmo, posò la fronte contro la sua. 

"Non ne sono poi così sicuro, mi sento pieno di energia quando siamo insieme."



Poco dopo, nell'auto presidenziale.



Qualche minuto dopo il Presidente salì sull'auto accomodandosi accanto a suo figlio. 

"Pà, hai i capelli tutti scombinati!"

Gli fece notare il ragazzo che cercò di appiattirglieli con una mano. 

"Che cos'è?"

Il libro che il Presidente aveva posato sulle gambe estratto casualmente dalla libreria della ministra finì nelle mani del giovane che, incuriosito, lo osservò. 

"Bleah!" 

Fu il suo commento quando dal titolo comprese che si trattava di un romanzo rosa. 

"Da quando sei diventato così sdolcinato?"

Giuseppe, che nemmeno si era accorto del libro da lui tirato a sorte, lo recuperò per comprendere meglio. Rispose in fretta cercando di non fargli capire che era sorpreso tanto quanto lui. 

"Sono sempre stato aperto a nuovi orizzonti. E poi in tanti mi hanno detto che vale la pena leggerlo."

No, in realtà non era decisamente il suo genere. Non che li ritenesse romanzi poco interessanti o privi di alcun senso, ma solitamente le sue letture vertevano sui classici, i grandi della filosofia o i giganteschi tomi di diritto di cui aveva un'enorme collezione in studio. Tra tutti i libri di cui Lucia era in possesso, proprio uno romantico doveva capitargli?! 'Spero non abbia sospetti!' pensò tra sé e sé mentre la macchina sfrecciava tra le vie di Roma e lui osservava  il figlio per carpirne un qualsiasi segno di perplessità.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 03, 2022 ⏰

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