Capitolo 15

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15 Febbraio.



Per tutto il giorno Lucia fu distratta dal pensiero di vedere Giuseppe. Era decisa ad andare da lui quella sera. Non appena concluso il suo lavoro, sarebbe corsa a Palazzo Chigi per avere spiegazioni e finalmente conoscere quale fosse la posizione di lui nei confronti del loro rapporto. Sempre che i suoi sospetti fossero fondati, sarebbero riusciti a venire a capo di quel gigantesco nodo che li teneva incollati al dubbio e finalmente a capire se per loro ci fossero o meno possibilità concrete. 
Era talmente confusa e nervosa che non riusciva a concentrarsi. Prima sarebbe uscita da quel limbo e prima si sarebbe tolta quel peso dal petto che non le consentiva di vivere in pace. Era tanto lo smarrimento ed altrettanta l'angoscia che per pranzo non aveva mangiato molto. Lo stomaco era attorcigliato dalla paura dell'ignoto. Il suo sogno d'amore si sarebbe realizzato o meno? L'avrebbe scoperto qualche ora dopo, quando varcando l'ingresso di Chigi si sarebbe finalmente levata i suoi dubbi.



Ufficio del Presidente del Consiglio.



"Anna, vai pure, è tardi."

"Presidente, devo ancora inviare questi fax e rispondere ad alcune mail.."

"Continuerai domani, i tuoi figli ti aspettano."

La donna, dopo l'insistenza del premier, si preparò per rientrare a casa. Aveva un sorriso che illuminava il suo giovane viso stremato dal lavoro. I suoi figli erano la sua gioia più grande e passare con loro del tempo extra era un'occasione da non perdere, specialmente per il più piccolo, Luca.

Giuseppe Conte era sempre stato un uomo gentile e comprensivo, attento ai problemi dei propri collaboratori e disponibile al confronto in caso di difficoltà. Anna non poteva desiderare di meglio. Sì, era un uomo pretenzioso ed esigente, ma allo stesso tempo riusciva ad essere altrettanto generoso ed umile col prossimo. Nonostante le infinite ore di lavoro era felice di essere alle sue dipendenze ma soprattutto di essere rappresentata da un Presidente del Consiglio capace e sempre disposto a mettersi in discussione, a studiare ed impegnarsi per gli interessi del Paese.

"Grazie Presidente, mio figlio Luca sarà felice di riuscire a mangiare tutti insieme stasera!"

"Allora non perdere tempo! Corri dal tuo bambino!"

"Dovrebbe andare anche lei, Presidente, lavora troppo!"

Anna si affrettò ad avvolgersi la sciarpa blu attorno al collo e tutta contenta scappò lungo il corridoio lasciandolo da solo in preda ai suoi pensieri di padre ed uomo schiacciato dalla potente forza dell'amore.
Gli mancava molto il suo bambino. Sì, per lui aveva ancora 7 anni! Non riuscivano a vedersi molto spesso come avrebbe voluto, ma era felice di aver riscoperto il suo ruolo di padre presente ed attento.
Allo stesso modo pensava a Lucia ed alla sua presa di posizione della sera prima. Aveva sperato con tutto sé stesso lei gli aprisse il cuore, invece per l'ennesima volta aveva visto chiudersi una porta in faccia. Forse si era sbagliato a convincersi lei provasse dei sentimenti nei suoi confronti? Presumibilmente, sì. 
Rattristato e col cuore sofferente, rientrò nel suo ufficio deciso ad immergersi nel lavoro per dimenticare tutte le preoccupazioni che l'attanagliavano tanto insistentemente. 
Prese posto sulla sua comoda sedia e si lasciò andare appoggiandosi al morbido ed accogliente schienale. I suoi occhi si chiusero, bisognosi di relax, ma quel che trovarono fu solo tormento. 

Lucia evitava il suo sguardo a testa china. Andrea la tirò a sé per un fianco per fargli ben intendere che era di sua proprietà. Probabilmente si era accorto di come la guardava o aveva anche solo il presentimento di un possibile interesse da parte sua. D'altronde Lucia era una bellissima donna, inutile negarlo: chiunque sarebbe stato attratto da lei. 

Quella scena della sera precedente era ancora cicatrizzata nella sua memoria e faticava ad accettare la realtà dei fatti: lei aveva fatto la sua scelta e lui non era contemplato in essa. 

Due rintocchi alla porta lo distrassero da quella delusione d'amore per riportarlo di colpo alla seria e distinta figura di Presidente del Consiglio.

"Sì? Avanti!"

La protagonista del suo ultimo incubo entrò, sottolineando la sua già profonda delusione. 
Doveva ammetterlo: a differenza del solito non era così felice di vederla, la sua presenza portava solo dolore e tristezza.

"Lucia, buonasera!"

Non si aspettava una sua visita, erano già le sette e mezza di sera, cosa ci faceva lì?
Incuriosito, ma non troppo, si appoggiò con le braccia alla scrivania attendendo lei si avvicinasse. Nel frattempo con le dita della mano destra giocherellava con la sua stilografica nera facendola roteare tra pollice ed indice: era nervoso.

"La pazienza è amara, ma dolce è il suo frutto." - Conte/AzzolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora