Capitolo 11

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30 Gennaio.


Nell'ultimo periodo, la probabilità che i due segreti innamorati si vedessero aumentò notevolmente, forse perché le occasioni erano create appositamente da Giuseppe, il quale, ogni minuto speso con Lucia, trovava sempre modo di scoprire qualcosa di nuovo ed affascinante su di lei.
Quest'ultima invece, confusa ma felice, non capiva esattamente quale stesse diventando il loro rapporto. Stavano entrando sempre più in confidenza, tanto che non era più sicura che la loro relazione fosse ancora strettamente ed unicamente lavorativa o di amicizia.
Era capitato più volte che lei lo sorprendesse, durante il Consiglio dei Ministri, a guardarla, perdendosi il filo del discorso dei colleghi.
Quel giorno addirittura gli venne chiesta un'opinione ma lui era troppo distratto ad osservare Lucia per capire cosa stesse succedendo intorno a lui. Esaminava con attenzione come i capelli neri le cadevano lungo le spalle fino a seguire il colletto della sua camicetta, la quale - quasi a volerlo provocare - lei aveva lasciato un poco aperta, dandogli quel "tanto basta" per far accendere i suoi bollenti spiriti e fargli desiderare di più.

"Scusami Roberto, oggi non è proprio giornata, stavo pensando ad altro. Potresti ripetere?"

Fortunatamente Lucia, sporta in avanti per prendere appunti, non si era accorta che la distrazione di quel giorno era proprio lei, e Giuseppe se la cavò facilmente di fronte a tutti, tranne che a Gualtieri. Il ministro dell'Economia poco prima, mentre Speranza parlava, aveva provato a sussurrare qualcosa al Presidente, seduto al suo fianco, il quale - a differenza del solito - era stato solo capace di rispondergli con un misero "mmh mmh". Gualtieri, incuriosito, aveva così seguito la traiettoria degli occhi del suo amico, arrivando dritto dritto alla figura composta della Ministra Azzolina. Comprese subito che gatta ci covava, e avendo ormai confidenza col premier, a fine Consiglio, rimasti soli in sala, provò ad affrontare l'argomento.

"Sei proprio in un altro mondo ultimamente.."

La buttò là, sistemando i documenti nei svariati dossier in maniera naturale, come se niente fosse.

"E' un po' di stanchezza.."

Rispose Conte che già aveva i documenti sotto braccio ed il telefono in mano pronto a lasciare la sala e rientrare nel suo ufficio.

"O forse una bella donna?!"

Il Presidente si irrigidì immediatamente, domandandosi se fosse davvero così evidente la sua attrazione nei confronti della giovane ministra.

"Ti ho visto che la fissavi. Non devi giustificarti, è una bellissima donna, non ti biasimo."

Fu Roberto a spezzare il silenzio, tranquillizzando Conte: il suo segreto sarebbe stato al sicuro.

"Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno."

Giuseppe si stava strofinando la fronte con l'indice ed il pollice, tormentato da questa sua "cotta momentanea" - o almeno così sperava - nei confronti della Ministra Azzolina. Lo sapeva benissimo che non avrebbe dovuto fare certi pensieri, eppure era più forte di lui. Avrebbe dovuto assecondarli o lasciar correre? Sapeva che lui non le era indifferente, però avevano entrambi dei compagni.

"Non so più cosa fare, Roby...vorrei non fosse così, ma purtroppo non riesco a nascondere a me stesso di essere terribilmente attratto da lei. Ed a quanto pare nemmeno agli altri.."


Dopo giorni di profondo tormento interiore, ammise per la prima volta di fronte al suo amico che stava realmente perdendo il senno per lei.




6 Febbraio.





"Come devo fare? Clicco su quest'icona?"

"No, devi andare su 'Preferenze di Sistema'.."

"Qui?"

"No, aspetta, Giuseppe.."

Il Presidente del Consiglio e la Ministra dell'Istruzione si trovavano all'interno dell'ufficio del primo. Lui, in piedi, si sorreggeva con un braccio alla scrivania, mentre cercava di capire il perché fosse sparita il dock nel suo iMac da 27' pollici. Lei, al suo fianco, cercava di spiegargli come fare per porre rimedio a quel piccolo incidente di percorso.
Ma cosa ci facevano insieme? Si erano visti per mettere a punto il breve viaggio che avrebbero fatto insieme nei giorni a venire, in visita ad alcune scuole della Toscana.

"..lascia fare a me!"

La ministra si avvicinò ed allungò la mano verso il mouse per prendere il comando della situazione. Era davvero così imbranato con i computer o lo faceva a posta?
Giuseppe non si allontanò e quando le loro mani si toccarono per la lotta sulla gestione del 'topolino', lui voltò il viso a sinistra e se la trovò vicinissima. Lei lo stava guardando, la bocca leggermente socchiusa carica di rossetto e gli occhi che non riuscivano a venir fuori dal labirinto color nocciola delle iridi di lui. Entrambi trattennero il respiro, i cuori pulsanti che tamburellavano rapidi nel petto, e la mente oramai offuscata da un solo ed unico desiderio: riempire i pochi centimetri che li separavano con un bacio. Nessuno di loro però si mosse, ambedue in attesa di un chiaro segnale di consenso dell'altro. Fu Giuseppe il primo a rendere espliciti i suoi pensieri: il suo sguardo cadde sulle labbra carnose di lei, colorate da quel rosso fiammeggiante che ben esprimeva il fuoco che avevano dentro, e, non vedendola indietreggiare, molto, molto lentamente si avvicinò. Aveva appena chiuso gli occhi immaginandosi nella sua testa come sarebbe stato incontrare finalmente la bocca della donna che gli stava scombussolando la vita, quando bussarono alla porta e la magia svanì in un secondo. Tutto tornò alla normalità. Lucia riprese posto nella sedia davanti alla scrivania mentre il Presidente si mordeva segretamente il labbro inferiore per l'occasione appena mancata. Forse era meglio così, non avrebbero dovuto. Lui aveva già una compagna e non era solito a tradimenti, né tantomeno lo era lei.

"Sì? Avanti!"

Si riaccomodò sistemandosi la cravatta e la giacca, evitando il più possibile lo sguardo della collega.

"Presidente, vi ho portato i tramezzini che avevate richiesto e l'acqua."

"Ti ringrazio Anna, molto gentile."

La sua segretaria lasciò tutto sulla scrivania, svanendo qualche secondo dopo.
Il loro pranzo era arrivato, ma non era più molto sicuro la collega sarebbe voluta rimanere ancora in seguito a quel momento d'intimità che c'era appena stato tra loro.

"Sembrano deliziosi!"

Lucia, ancora scossa da quell'infinito attimo di paradiso, era incerta su come comportarsi. Stavolta non poteva sbagliarsi: Giuseppe Conte la stava per baciare, non c'era alcun dubbio. Aveva atteso quel momento da tempo, ma solo nel presente si accorse di quanti problemi le avrebbe causato. In primis lavorativamente parlando. Lui era il Presidente del Consiglio, lei uno dei suoi ministri. Una loro relazione sarebbe stata favorevole? Ovvio che no.
E poi..cos'avrebbe dovuto fare con Andrea? Anche quello era un grande scoglio da superare. Non voleva perderlo, era sempre stato un grande amico per lei, presente in ogni momento difficile, cosa sarebbe rimasto di loro? Beh, niente probabilmente. Era pronta a rivoluzionare la sua vita per quell'amore platonico che aveva cercato e sognato fin da piccola? Se fino a qualche minuto prima ne era certa, adesso la sua convinzione vacillava.
Un'altra cosa della quale non era del tutto sicura era che lui realmente fosse interessato a lei e che fosse pronto ad impegnarsi in modo serio.

"Devi scusarmi, vado un secondo a lavarmi le mani."

Si congedò così dal suo ufficio per raggiungere il bagno. Ne aveva assolutamente bisogno ma non solo per questioni d'igiene ma anche per ritrovare la lucidità.

Giuseppe sospirò, lasciandosi ricadere sullo schienale della sedia. "Come mi è saltato in testa!" si rimproverò. Probabilmente non sarebbe più tornata visto che aveva preso la sua borsa. Poi, ripensandoci, cercò di essere più ottimista, d'altronde le donne spesso si portavano dietro la borsa quando andavano alla toilette.

"Calma, calma, calma..respira." Il suo corpo obbedì, ed in fretta si sciacquò le mani finendo per restare appoggiata ai bordi del lavandino. "Cosa dovrei fare?". Dopo una combattuta guerra interiore, decise di rientrare e continuare a seguire la filosofia del "vivere il momento" senza preoccuparsi troppo delle conseguenze e del futuro. Solo il tempo le avrebbe dato le risposte che cercava ed il quel momento desiderava restare là, con lui.

"Eccomi!"

Con un sorriso smagliante si accomodò di fronte a Giuseppe, il quale era sollevato nel vederla tornare. Quelle rughe sulla fronte che comparivano sempre davanti ad un problema o ad una preoccupazione, svanirono in un attimo alla vista della bellezza di riscoprirla felice.

"Torno subito. Vado anche io un secondo in bagno."

Nel mentre faceva il giro della scrivania, prese ad arrotolarsi con cura le maniche della camicia bianca, facendole notare solo allora che nel tempo in cui lei era mancata, si era allentato il nodo della cravatta dandosi un po' più di respiro ed aveva appeso la giacca allo schienale della comoda sedia rendendosi meno formale del solito.

"Tu mangia pure, non preoccuparti."

Ma lei invece l'attese. L'avrebbe atteso anche tutta la vita.
Quando tornò, lui non disse niente. Semplicemente sorrise. Quel sorriso che accennava a mostrare le fossette di cui lei era innamorata persa. Fu sufficiente come ringraziamento del suo garbo nell'averlo educatamente aspettato.
Mentre consumavano il loro misero pranzo, finirono per chiacchierare in perfetta sintonia, ridendo e scherzando riguardo ad alcune gaffe dei loro colleghi ministri o a divertenti esperienze passate. Come condividevano una risata, finivano per scambiarsi uno sguardo complice. Giuseppe, oltre a lanciarle occhiate seducenti, era tanto gentleman da versarle l'acqua ogni qual volta il suo bicchiere restava vuoto e solo quando fu l'ora del caffè, anch'esso gentilmente portato loro da Anna, finirono per toccare un argomento più tagliente e delicato.

"Come va con tuo figlio? Da quel che ho potuto vedere l'altro giorno, sembra le cose siano migliorate tra voi.."

Il Presidente girò più volte il cucchiaino nella tazzina, un po' a destra, un po' a sinistra, quasi freneticamente, cercando di mischiare il bianco della crema di latte al color bruno del caffè come se volesse a tutti i costi intrecciare due mondi diversi, ma unibili. Quel giorno però, sembrava più difficile del solito. Un po' ricordava il suo rapporto attuale con Olivia, la quale ritornò con prepotenza a rimembrargli della sua esistenza esattamente qualche secondo prima, quando il cellulare di Giuseppe si era illuminato a causa di un suo messaggio.

"Sì, sto cercando di dedicargli tutto il tempo che ho a disposizione. Pian piano la frattura tra noi si sta risaldando. E' anche grazie a te. Hai saputo aprirmi gli occhi."

Lucia, in imbarazzo, lo osservò duellare con la crema rimasta sul cucchiaino che l'uomo cercava di far ricadere nella tazza, scuotendolo più volte in modo più turbolento del normale. Con cosa stava lottando? Non di certo col caffè!

"Il lavoro più grande lo state facendo tu e Niccolò, cercando di venirvi incontro, io ho solo dato l'input."

"Forse senza la tua spinta non saremmo a questi punti.."

In fin dei conti non aveva tutti i torti, perciò tacque concedendogli un morbido sorriso.
Giuseppe - finalmente! - posò il cucchiaino e si portò alle labbra la tazzina. Intervallava un sorso di caffè ad un movimento circolare del polso atto a mescolare la crema rimasta col liquido scuro da lui tanto amato. Il suo sembrava un vero e proprio rituale perché a lei non era sfuggito questo suo modo di fare molto minuzioso.
C'era però qualcosa che lo turbava, probabilmente era a causa del messaggio che aveva ricevuto e che a Lucia non era passato inosservato.
Finito di bere in silenzio, decise che era arrivato il momento per lei di andare. Qualcosa era cambiato improvvisamente e le risate che prima rimbombavano in quell'edificio secolare, avevano lasciato posto ad un pesante vuoto e disagio.

"Giuseppe, ora devo andare. Ci vediamo lunedì. Ti ringrazio per il pranzo!"

Scosso dall'improvvisa uscita di lei, si alzò e raggiunse la porta prima che lei potesse aprirla.

"E' stato un piacere, Lucia, non ti ringrazierò mai abbastanza."

La ministra, recuperate le sue cose, si avvicinò alla porta, ma lui non accennava ad aprirla. Teneva la mano sulla maniglia combattendo una dura lotta con sé stesso. Per l'ennesima volta quel giorno, i loro sguardi si confessarono a vicenda di amarsi, ma entrambi nutrivano ancora troppi dubbi per lasciarsi andare a quel forte sentimento.

"Buon lavoro, a lunedì!"

Si decise poi lui, lasciando che lei svanisse nel lungo corridoio che guidava fino alla scalinata d'ingresso a Palazzo Chigi. Richiuse la porta solo quando Lucia fu tanto lontana da non poter più udire il rumore deciso dei suoi tacchi sul pavimento. Era innamorato. Ed era un grande problema.

"La pazienza è amara, ma dolce è il suo frutto." - Conte/AzzolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora