Capitolo 17

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21 Febbraio - Miur.



"Buongiorno Francesca, come sta?"

"Presidente! Ben tornato!"

La segretaria di Lucia, Francesca, accolse calorosamente l'uomo, rivolgendogli un sorriso imbarazzato. Da sempre era affascinata da lui, e come biasimarla? Persino la Ministra se n'era accorta, anche perché era capitato spesso che lei la tartassasse di domande e curiosità riguardo al Presidente, alle quali cercava di rispondere senza dare troppe informazioni private. Alcune chicche voleva tenerle per lei, chiuse nel suo cuore e custodite con cura. Erano dettagli dei quali era particolarmente gelosa dato il suo amore verso il soggetto centrale della conversazione.

"La Ministra Azzolina c'è? Dovrei parlarle riguardo al progetto che stiamo presentando nelle scuole.."

"Sì, dovrebbe essere disponibile."

Prese subito la cornetta del telefono fisso per informare la suddetta dell'arrivo del Presidente, ma lui la fermò togliendogliela di mano e riponendola al suo posto.

"Ci penso io, grazie."

E le sorrise per tenerla a bada, lasciando si perdesse nello studio della sua fisionomia tanto apprezzata dalle donne.
Nel frattempo scrisse un messaggio whatsapp a Lucia.

"La Ministra dell'Istruzione è disponibile per un incontro col Presidente del Consiglio?"

Una volta inviato, tornò a riempire i suoi occhi della piacevole vista di Francesca, la quale pendeva totalmente dalle sue labbra. Di certo a lui non era sfuggito e lo divertiva vederla imbambolata a guardarlo. Doveva riconoscere che non gli dispiaceva avere l'attenzione del pubblico femminile, anche se il suo cuore già apparteneva a qualcun'altra. Purtroppo per Francesca, lui aveva altre preferenze e servirlo e riverirlo non era la giusta tecnica di corteggiamento. Lui amava le donne decise, intelligenti e di saldi principi morali ed etici.

Il tempo di sorriderle nuovamente che giunse la risposta di Lucia. Era davvero sempre attaccata allo smartphone o solo quando notava che il mittente del messaggio era lui?

"Sì. Quando?"

Secca e schietta. Gli piaceva!
Non attese un attimo per bussare alla porta del suo ufficio ed entrare col suo permesso.

"Adesso!"

Le rispose, "in presenza", chiudendo la porta dietro di sé.
Avvolto dal suo elegante cappotto nero e con i capelli perfettamente pettinati all'indietro, le andò incontro con l'intenzione di strapparle un bacio.
Non si vedevano da qualche giorno e lui non riusciva ad aspettare ancora per togliersi quel piccolo sfizio. Aveva o no parlato con Andrea?
Non poteva più aspettare e non vedeva l'ora di poterla finalmente avere per sé, ma, come richiesto dalla stessa, avrebbe atteso il suo chiarimento con il compagno.

"Sei sempre così concisa e diretta nei messaggi?"

Era sempre così dannatamente bello quando camminava con quel fare convinto!
Ogni volta sognava di sfiorargli il viso, di baciare quelle labbra e stringergli ancora i capelli. Quel ciuffo birichino continuava ad invogliarla ad allungare il braccio per dargli il giusto verso. E poi amava quel color castano con qualche sprizzo d'argento che lo rendeva ancor più affascinante e colto, ricordando la saggezza di chi già aveva vissuto ed avuto molte esperienze di vita.

Lucia glielo lesse negli occhi: non era lì per questioni lavorative ma semplicemente per l'esigenza di vederla.



"Ogni messaggio ha un caro prezzo, signor Presidente!"

Riferendosi allo stato whatsapp dell'uomo, il quale recitava "Scrivetemi come se ogni messaggio costasse dieci euro: vi aiuterà a concentrare il pensiero." E lei, il pensiero, l'aveva concentrato fin troppo, strappandogli una dolce risata.

"Ha ragione, Ministra!"

Questo loro scherzare chiamandosi formalmente "Presidente" e "Ministra" lo divertiva parecchio e, nonostante quel che si potesse immaginare, Lucia sapeva come risultare simpatica.

"Allora, me lo dice cosa ci fa qua, Presidente, o devo spedirle una lettera in carta bollata per avere quest'informazione assai riservata?"

Quando l'avrebbe finita di provocarlo così? A lui piaceva molto questo "gioco di ruoli istituzionali" e questo loro fingersi distanti a parole era una dimostrazione di grande interesse.
Risultava così libera e rilassata che sembrava davvero aver messo fine alla sua precedente relazione, tant'è che questi suoi modi confidenziali lo invitarono ad avvicinarsi.
Si sedette nella sedia di fronte alla scrivania di lei ed appoggiò i gomiti sul legno scuro e freddo, sporgendosi in avanti per arrivarle più vicino al viso.

"Secondo lei, perché sono qui?"

Non era difficile da immaginare: sentiva il bisogno impellente di vederla. Pensava a lei continuamente, tormentato dallo scorrere lento del tempo. Non vedeva l'ora arrivasse sabato per poter finalmente passare una serata insieme a lei, perciò, per anticipare quel futuro apostrofo rosso passione, era passato al Miur per avere un "assaggio" dei momenti che a breve avrebbero consumato assieme. Aveva immaginato tutto, dalla cena al goloso dessert che in seguito avrebbero condiviso. La sua mente era bombardata da flash romantici di loro che vivevano il loro amore senza più inibizioni né barriere, senza timore né freni. Non riusciva più a dar pace alla sua innata fantasia e, solitario, esplorava mondi non ancora conosciuti.

"Giuseppe, ti prego.."

Il ritorno al classico "tu" implicava che qualcosa non andasse e dagli occhi angosciati di lei era evidente.

"Lucia.."

Le mani di lui scivolarono sul legno scuro, fino a raggiungere quelle della giovane donna. Una stretta ed i suoi occhi, prima caduti nel baratro della paura, tornarono ad incrociare i suoi. Limpidi e puri, gli sorridevano con un velo di chiara tristezza.

"...la cena è confermata, vero?"

Temeva avesse cambiato idea e che quel sogno romantico potesse infrangersi da un momento all'altro.

"Sì.."

Il viso contratto di Giuseppe si rilassò, trovando conforto nel suo consenso vocale. Aveva già organizzato tutto nei minimi dettagli: la cena a lume di candela, un bicchiere di ottimo vino di fronte al camino fino a giungere al loro spogliarsi l'uno di fronte all'altro e ad amarsi intensamente.
Ci pensava continuamente, tant'è che alcune volte, mentre lavorava, si era trovato in difficoltà nel controllare i suoi pensieri impuri.

Le loro dita si accarezzarono dolcemente mentre i loro occhi erano già fusi in un perfetto quadro rappresentante due innegabili innamorati.

"Non vedo l'ora!"

Giuseppe si sollevò dalla sedia per aver modo di allungarsi ulteriormente e giungere al viso di lei. Posò due baci sulla sua guancia ed invogliato dal profumo fresco della pelle di lei, scese lungo il suo collo solleticando le voglie di entrambi. Così poco e già incominciava a sentir stretto il cavallo dei pantaloni.

"Giuseppe.."

Di lì a breve si sarebbe completamente lasciato andare, ma lei, pronunciando il suo nome quasi pregandolo, lo riportò a farlo ragionare.

"Lucia, sto impazzendo!"

Era difficile nasconderlo quando respirava ad un ritmo più accelerato del solito, talvolta non contenendo un leggero tremore causato dai brividi che scendevano lungo il suo corpo andando a concentrarsi in un punto in particolare.

Anche lei non aspettava che passare quella serata insieme, ma aveva ancora una situazione da risolvere ed aveva una paura folle delle conseguenze. Non voleva perdere il suo migliore amico ma allo stesso tempo non voleva continuare a mentirgli ed a prenderlo in giro. Si sentiva oppressa dalle sue stesse scelte, ma sapeva che non poteva più portare avanti in quel modo la sua vita. La relazione con Andrea era stata un grosso sbaglio, non sarebbe dovuta nemmeno incominciare. Non che lei non tenesse a lui, ma si rendeva conto che l'aveva usato come tampone per dei sentimenti che credeva impossibili da lasciar liberi, ed ora invece che aveva la possibilità di viverli, il suo sbaglio era divenuto enorme.
"Che razza di stronza! Sono una vigliacca!" si rinfacciava ogni giorno, guardandosi allo specchio con difficoltà. Non era da lei comportarsi in quel modo, quasi non si riconosceva. Ma proprio per questo avrebbe dovuto ritrovare sé stessa e la retta via, e sapeva quale fosse: dare un taglio netto e definitivo alla storia con Andrea. E mentre lo pensava, lui si materializzò nel suo ufficio.

Avevano bussato alla porta. Giuseppe si era sistemato, alzandosi in piedi per lasciare quel luogo di "peccati di gola", e poco dopo l'uomo moro ed affascinante entrò in scena salutando e lanciando occhiate ai due amanti.
Sapeva che da parte di Giuseppe c'era dell'attrazione ed aveva intuito che a Lucia le sue attenzioni non dispiacevano. L'aveva capito dalla sera al ballo, quando la sua compagna arrossì nel momento in cui le fece notare come Giuseppe la guardava; l'aveva capito quando lei si propose per dare ripetizioni al figlio; l'aveva capito dal suo sguardo vuoto nel vederlo andarsene la sera di San Valentino; e lo vedeva anche quel giorno, in quel momento, quando la mascella di lei s'irrigidì al suo arrivo, come se avesse appena interrotto qualcosa di veramente importante.

"Devo andare, a breve ho una riunione a Palazzo Chigi."

Giuseppe aveva capito, era il momento di alzare i tacchi.

"Presidente, arrivederci!"

Andrea gli strinse la mano un po' più forte del solito ed i due si scambiarono uno sguardo di sfida. Erano entrambi coscienti di essere rivali in amore, ma solo uno di loro avrebbe vinto, e purtroppo il primo sapeva di non essere lui.

Giuseppe lasciò la stanza non prima di aver lanciato uno sguardo deluso a Lucia: era convinto che gli avesse già parlato ed invece sembrava trascinarsi dietro il problema senza venirne a capo. Era affranto. Due giorni dopo avrebbero passato insieme la serata e non voleva che lei si preoccupasse di ferire un uomo ancora convinto di avere una storia con lei. Doveva mettere in chiaro le cose, una volta per tutte.

Richiusa la porta, rimasero solo i due presunti compagni con i loro problemi.
Lucia non lo aveva mai visto così serio e silenzioso, né mai l'aveva sentito usare quel tono distaccato e tagliente pronunciando le parole che seguono:

"E' lui, non è vero?"

Le si gelò il cuore.
Sì, era lui. Era Giuseppe la causa del suo comportamento distante ed insolito, era Giuseppe la sua fonte di gioia, era Giuseppe l'uomo che amava e col quale avrebbe voluto passare il resto della vita.

La testa china e gli occhi distanti confermarono la veridicità delle sue presupposizioni. La sua compagna amava un altro uomo: tutto ciò che aveva sperato non si rivelasse vero ma che dentro di sé sapeva di non poter cambiare. 

"La pazienza è amara, ma dolce è il suo frutto." - Conte/AzzolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora