13. Freya e Thomas Owens.

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Madama Chip mi costringe a passare la notte in infermeria per tenermi sotto controllo. Remus, Klaus e mio padre vanno via solo quando lei li obbliga, lasciandomi sola a fissare il soffitto per tutta la notte, a cercare di lottare contro le mie stesse emozioni per non far crollare la scuola e guadagnarmi un biglietto di sola andata per Azkaban. Vorrei solo piangere, gridare, ma non mi è permesso. Voldemort sedici anni fa mi ha negato questo diritto.
Quando vedo i primi raggi di sole entrare dalla finestra mi alzo dal letto e, stringendo la coperta sulle spalle, cammino fuori da quella stanza, raggiungendo il giardino.
«Buongiorno Anastasia. Come ti senti oggi?»
La professoressa McGranitt è al mio fianco.
«Buongiorno a lei. Sto bene, la ringrazio.»
Affermo senza distogliere gli occhi dal cielo, godendomi il crepuscolo mattutino.
«Con me puoi essere sincera.»
Senti gli occhi diventare lucidi e cerco in tutti i modi di non piangere, non ho intenzione di rovinare un cielo così bello.
«Sto bene, dico sul serio.»
Non sto affatto bene e lei lo sa, ma sa anche che non posso sfogarmi per questioni di sicurezza nazionale.
«Non mi serve saper leggere il pensiero per sapere la verità. Ti si legge in faccia... dovresti riposare.»
«Non ci riesco.»
«Non ti fa bene...»
Sussurra, mentre la sua mano si poggia sulla mia spalla.
«Ti va una passeggiata?»
Chiede ed io annuisco, cominciando poi a camminare nei corridoi deserti del castello.
«Quando abbiamo visto quel fumo anche i quadri del castello erano preoccupati.»
«Avrei potuto uccidere tutti, mi sembra normale.»
«Eravamo preoccupati per te.»
«Non pensavo di essere così importante.»
La professoressa accenna una risata, mentre io incrocio le braccia al petto.
«Per questa scuola tu e tuo fratello siete più di due studenti. Ci siete nati qui dentro, se il professor Lumacorno insegnasse ancora qui ti farei raccontare di quella volta in cui, a sei mesi, hai rovesciato una pozione colorante in testa a James Potter, i suoi capelli sono rimasti verdi per tre settimane.»
Entrambe ridiamo; dovrò farmi raccontare la storia completa da Remus e mio padre.
«Io stessa ho fatto lezione con tuo fratello in braccio, più di una volta. Klaus piangeva ogni volta che tua madre entrava nella mia classe.»
«Sul serio?»
«Sì, Elizabeth non riusciva mai a calmarlo. Si lasciava prendere dal panico perché pensava avrei abbassato i suoi voti.»
«Anche prima di tutto questo papà non parlava mai di nostra madre. Era sempre Remus.»
«Quando vi hanno rapiti Elizabeth era morta da poche settimane. Tuo padre si sente ancora in colpa... in poco tempo aveva perso tre persone importanti. Ha fatto di tutto per trovarvi e quando vi hanno riportati da lui con quei poteri si sentiva il padre peggiore della storia.»
«Quanto vorrei capisse che non è colpa sua.»
«E lui vorrebbe tu capissi che questi poteri non lo spaventano.»
«Spaventano me. Ho sempre avuto una percezione diversa rispetto al resto del mondo. Lo sviluppo della memoria in un bambino comincia a quattro anni... io ricordo la mia prima parola e la reazione di mio padre, i primi passi. Ricordo tutto il suo impegno, voleva che vivessimo normalmente nonostante tutto. E ricordo che con lui sembrava tutto più facile... dava speranza a entrambi, eravamo convinti di potercela fare... poi tutto è crollato e quella certezza è diventata un sogno lontano.»
«La vita non è stata buona con voi...»
«Sì, ma non serve a niente prendersela con la vita, giusto? Non posso semplicemente incolpare il destino, non sarebbe un comportamento maturo. Non posso mettermi in un angolo e aspettare che qualcuno cambi la mia vita. Devo prenderla per mano e cercare un compromesso. Così come con l'ansia. Quando arriva ho solo voglia di ignorarla, di anestetizzare qualsiasi emozione, ma non funziona. Le dà solo più forza e sembra divorarmi il cervello. Devo imparare a diventare sua amica e quando arriva non devo ignorarla, devo lasciarla sfogare.»
Siamo quasi arrivate in sala grande e la professoressa si ferma, voltandosi verso di me e prendendo le mie mani.
«Se fossi tua madre sarei fiera di averti come figlia. Sei cresciuta molto in questi anni... forse tu non riesci a vederlo, ma quella bambina di dodici anni che stava sempre in disparte si è trasformata in questa donna che sta cercando di cambiare la sua vita.»
«Ci sto provando con tutta me stessa solo che... tengo tutto dentro e quando poi esplodo mi sembra di essere tornata al punto di partenza.»
«L'importante è non fermarsi mai. Arriverà il giorno in cui sarai padrona di te stessa e ripensando al passato sarai fiera di te stessa e di tutta la strada che hai fatto.»
«Sarebbe inopportuno chiederle un abbraccio?»
Chiedo facendo ridere entrambe. Non risponde alla domanda, mi abbraccia e basta, senza dire niente. Ne ho davvero bisogno, non solo dell'abbraccio, ma di qualcuno che creda in me.

Harry Potter e la profezia dei gemelli.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora