10. IL CAMPEGGIO

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Mi svegliai di scatto da un incubo interminabile. Ero sudata e avevo voglia di una doccia. Lou ancora dormiva così misi una tuta e decisi di andare a fare un giro. Erano le sei ed era ancora buio fuori. Lasciai un biglietto sul tavolo: "sono andata a fare un giro, non preoccupatevi"

Camminai per 2 ore senza sosta e poi mi sedetti su un marciapiede sfinita.
Ed eccomi qui, su questo marciapiede mezzo sgretolato a guardare le macchine che mi passano accanto. Non è una strada molto affollata, sì e no passano due o tre persone ogni ora. Fa caldo, sono tutti vestiti con pantaloncini corti e una canottiera. E poi ci sono io, con la tuta e la felpa più grande di me. Abbasso lo sguardo sui miei polsi. Le cicatrici non se ne sono ancora andate e forse non andranno mai via. Sembrano quasi indelebili. Sto seduta a pensare, a guardare le macchine, gli alberi, ad ascoltare la mia canzone preferita, a immaginare cose che non accadranno mai. Penso alle persone che mi mancano, penso a quando ero piccola e penso a quante cose sono cambiate. E solo dopo realizzo di essere davvero sola. Sola, qui, su un marciapiede di una via quasi sconosciuta. Senza case, senza volti. Senza vita. Un po come me.
Abbasso un attimo la musica; le macchine continuano a passare facendo un gran casino in questo posto silenzioso.
Mi sento in bilico. Perché non riesco a buttarmi in mezzo alla strada come tanto voglio!? Perché!?
Continuo a vivere per le persone che amo, ma davvero non ce la faccio più. Ogni giorno è sempre peggio e il mio cuore sta marcendo piano piano.
Appoggio la testa su un piccolo palo, distendo le gambe, chiudo gli occhi. Mi sento libera, non ho paura. Inizio ad immaginare qualcuno accanto a me, qualcuno che mi accetti, qualcuno che mi abbracci. Non vedo nessuno. Sono sola. Apro gli occhi e torno alla realtà scoppiando in un pianto. Nessuno mi nota, nemmeno le persone che guidano le macchina e mi passano a circa 20 cm dai piedi.
Nessuno. Sono sola, sono invisibile. Forse sono già morta.
Sono inutile. io di vivere con quest'ansia...non ce la faccio piu. Non mi piaccio,non mi accetto,non riesco a pensare di dover condividere l'unica vita che ho con questo corpo e questo cervello. Sento ancora il costante disagio di vivere nel mio corpo. Mi sento frivola,se avessi dei soldi li spenderei tutti in chirurgia. Eppure dovrei essere intelligente, gli altri dicono cosi. Ma io non credo di esserlo, credo di essere una a cui piacciono delle cose da colti, a cui piace acculturarsi, ma c'è differenza con l'essere intelligente. Sono poco reattiva, sono sempre svogliata, non ho una brillante memoria,arrivo tardi alle cose. I miei interessi sono vari si,ma non riesco a coltivarne neanche uno nel modo appassionato che si addice alle persone realmente intelligenti. Mi piace leggere,mi piace guardare film,serie tv,ne so qualcosa,non troppo. Adoro la palestra...altro segno distintivo che sono una frivola che pensa sempre al suo corpo. Ho dei disturbi alimentari e non riesco a togliermeli di dosso. Ho un cuore enorme,una sensibilità da fare schifo,da vera femmina, piango spessissimo. Ho il terrore di essere abbandonata da Lou, potrei uccidermi se lo perdessi, e non sto scherzando. Mi ammazza la gelosia, mi ammazza pensare che faccio milioni di sforzi per essere cio che la gente vuole più di tutto, ma poi mi rendo conto che è inutile. E sentire le sue rassicurazioni non mi fa stare meglio. Dipendo da qualcuno, come tutte le persone stupide e deboli. Altra riprova del fatto che non sono una persona intelligente.
Perché mi lamento? onestamente non lo so. Potrei cambiare tutto,e sono brava a cambiare,brava ad abbandonare le persone,gli amici,gli interessi, brava a rigirare le frittate quando dico cazzate perché non so affrontare la verità. Studio abbastanza e a scuola me la cavo,sono impegnata e riesco allo stesso tempo ad avere degli interessi. Lou mi da tutto. Mi fa vivere una vita fantastica e mi vizia sempre. Mi vuole bene e lo so,e lo sa. Poi c'è Niall. L'ho amato prima ancora di saperlo, e forse, è solo così che si ama. Ma non so se lui sappia amare qualcuno. Siamo due pezzi molto storti nel puzzle grandissimo che chiamiamo società,o persone, o come volete. Abbiamo entrambi dei problemi a cui riusciamo a porre rimedio,e non puoi lasciare qualcuno che ti cura almeno un po', qualcuno che ti fa sentire bene e meno solo. Io non lo so cosa voglio, non ho un sogno, vorrei lavorare in futuro, ma mi interrogo spesso su come sarebbe fare la stessa cosa per anni e anni, l'idea della fossilizzazione mi spaventa,la felicità mi spaventa. Mi spaventa che tutto possa andare bene perché non è così, noi non siamo fatti per essere felici.
Io non conosco la stabilità. conosco solo la sensazione del suolo che trema,i vuoti,le voragini in cui cado, conosco i vuoti e i mezzi pieni, perdo spesso la cognizione di ciò che mi circonda e ho gli attacchi di panico perché per quanto mi attacco alle pareti,le mie pareti si muovono, cambiano direzione.
Vorrei solo un po riuscire a non farmi portare via dal vento, stare in un posto senza sentire dopo un po questa irrequietezza dentro, fermarmi e riuscire a costruire qualcosa,e non fuggire sempre le responsabilità. Scriverlo mi fa quasi paura, mi fa venire di abbuffarmi fino a stare male
Tremo e sono quasi sicura che non sia per il freddo. Fa male.Fa davvero male. Sembra un vortice che ti risucchia il cuore,un buco nero con la conseguenza delle lacrime.È come una perdita del rubinetto.Si rompe ed esce acqua. È come se un mostro ti stesse divorando,distruggendo sogni e l'anima.
E ti senti piccolo.Un granello di sabbia in un bosco.Buio e umido. Strano come le cose possano cambiare. Fa male e uccide.Fa male,un male assurdo.
Ci stanno serate in cui ti senti finalmente qualcosa, qualcuno. In cui pensi di avere senso.
E poi, ce ne stanno altre in cui capisci invece di essere solo in mezzo ad una giungla che non ami, che non fa per te. Sola, senza un amica con il quale andare al concerto di uno dei tuoi artisti preferiti. Sola, senza un ragazzo con la quale passare attimi abbracciati sotto una coperta, fatta di rassicuranti carezze. Sola, senza una mano fedele che asciughi quelle lacrime che scendono come pioggia dai tuoi occhi. Ma non come una pioggia qualsiasi, no. Una pioggia di quelle dure, acide. Ogni lacrima, infatti, oggi è come una goccia di acido, di quelli più corrosivi al mondo. Di quelli che corrodono l'anima.
Sola.. Non voglio essere sostituita, non più. Non voglio essere gettata nell'angolino dei giochi noiosi come si fa con le bambole vecchie. Non voglio essere abbandonata. Non voglio.
E spesso mi ripeto: non piangere!

Allies ||Niall Horan||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora