MARTINA
Dal piano di sotto iniziai a sentire delle urla, aprì gli occhi e riconobbi la mia stanza, ma come mai ero lì? Avevo ricordi poco chiari della serata precedente, soltanto che volevo stare alla larga da quella riunione insolita che stava iniziando a starmi stretta.
-ma non me ne frega un cazzo di lei, come devo spiegartelo?- disse una voce femminile, di chi stavano parlando? -se così fosse a quest'ora non staremmo qua a discutere da quasi un'ora alle nove del mattino.- rispose una voce maschile, che riconobbi come quella di mio padre -sei te che vedi cose dove non esistono.- chiarì Margherita -certo, come no.- disse ridendo in maniera sarcastica -non so come devo spiegartelo ancora.- rispose lei sbuffando -non me ne frega un emerito cazzo della tua relazione con Elodie, ti puoi scopare il mondo intero fosse per me. Ma tua figlia cazzo! Non hai visto che è andata via? Perché diamine non fai qualcosa?!- urlò -non me ne sono accorto.- rispose lui con tono pacato -certo, non ti mai accorto di nulla, casualmente eh.- rispose lei ancora più arrabbiata di prima.
Era ora che smettessero di urlare, di questo passo mi avrebbero fatto scoppiare la testa, e ci mancava solo questa.
Arrivai in sala, nel più completo silenzio. Guardai i due che continuavano ad urlare e a rinfacciarsi cose, come avevano sempre fatto da quando il loro rapporto si era rovinato. -la volete finire!?- urlai intervenendo -cazzo, sono le nove del mattino!- continuai portando una mano sulla fronte -sì, scusa...- rispose Margherita abbassando notevolmente il tono di voce -tuo padre se ne stava andando proprio ora.- disse per poi rivolgere uno sguardo fulminante al moro al suo fianco -sì, esattamente.- rispose lui prendendo il suo giubbotto e posandolo su un braccio, si avvicinò a me -ci vediamo piccina.- disse lasciandomi un insolito bacio sulla fronte.
Lanciò un'occhiata a mia madre che, nonostante cercasse in tutti i modi di ignorarlo, era evidente che ce l'avesse a morte con lui. Mi sorrise per un'ultima volta e uscì dal mio appartamento -si può sapere che cazzo vi è preso?- domandai andando in cucina seguita da mia madre -niente, tuo padre è un emerito coglione.- rispose lei sedendosi al tavolo -wow, che scoperta!- risposi fingendo entusiasmo -fottiti.- rispose lei nervose -che antipatica.- sbuffai preparandomi il caffè -tralasciando la demenza evidente di tuo padre, volevo parlarti.- disse -di cosa?- domandai -prima che quel coglione iniziasse ad urlare che io fossi gelosa della sua relazione con Elodie, e che negasse di aver fatto qualcosa o di non aver visto niente, volevo dirti che entrambi pensiamo sia giusto che tu chiarisca con Diego, e so che non ci andrai mai da sola, ti accompagno.- disse decisa -non ci pensare nemmeno.- risposi seria -andiamo...- disse lei come se fosse una cosa ovvia -no mamma, non ci pensare nemmeno.-
Lei prese un grosso respiro. -Martina, penso che sia la cosa migliore, quel ragazzo ti stava...migliorando? Si può dire così?- alzò le spalle -devi andare sempre più in là di dove arrivano gli occhi.- disse, sorrisi divertita -è una canzone di mio padre, ricordi?- dissi ridendo -era necessario ricordarmelo?- sbuffò lei -mi diverte.- continuai, le scosse la testa -quindi? Ci andai?- domandò -basta che la finite, la prossima volta almeno, litigate al di fuori da casa mia.- dissi sedendomi di fronte a lei -in realtà...- iniziò -cosa?- domandai confusa -ieri, non è finita molto bene per nessuno dei tre.- rise indicando la serie di bottiglie vuote accatastate in un angolo della cucina -ah...- dissi sorpresa -esattamente, quindi ci siamo ritrovati sta mattina sul divano...- disse lei scuotendo la testa -devi dirmi altro?- dissi preoccupata -nulla di quello che tu pensi.- rispose lei -staremo a vedere...- risposi -se lo vuole subire l'altra va bene così.- disse alzando entrambe le mani in segno di resa.
Non mi piace molto come capitolo, ma è di passaggio per il prossimo :)
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Lethe/ Izi
Fanfiction«Vieni qui sul mio cuore, sorda anima crudele, tigre adorata, mostro che t'atteggi indolente; lascia ch'io immerga a lungo le mie dita tremanti nella spessa, pesante tua criniera e nella gonna che di te profuma seppellisca la testa dolorosa, come un...