Quattro

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"Dovrebbe mancarmi tutta
quanta la mia famiglia e invece no.
Mi dovrei fidare di più della nostra amicizia, invece no. "

Invece no- Fabri Fibra 



06:08 a.m.

La Range Rover di Cosimo si fermò esattamente all'inizio della mia via, esattamente come gli avevo chiesto nonostante continuasse ad insistere che voleva accompagnarmi davanti alla porta di casa, che voleva essere sicuro che fossi al sicuro. Perché ultimamente si stavano tutti così preoccupando di me? -io vado...- sussurrai slacciando la cintura di sicurezza mentre mio zio continuava a fissare la strada di fronte a lui -sei proprio sicura che non vuoi che ti accompagni? Davvero...mi sentirei più sicuro.- disse, lo guardai -non sei mai stato così paternale Cosimo, nemmeno quello che dovrebbe essere mio padre e tuo amico, che dici? La smetti con questo comportamento oppure decidi finalmente di fare un figlio?- risposi -Martina di te mi sono sempre preoccupato lo sai meglio di me.- rispose -Cosimo, non è così. Perché quando ti facevo guardare in faccia la verità, come te hai sempre preferito fare, non eri mai d'accordo con me. Quante volte quasi ti supplicavo di intervenire nella situazione in cui si stavano mettendo quei altri due? E tu puntualmente te ne andavi, non c'eri mai zio, e non era per lavoro, era per non accettare che la tua sorellina e il tuo amichetto non erano più quella coppietta che tanto amavi.- dissi mentre lui, in silenzio continuava ad ascoltare.

Si sedette composto -mi spieghi perché cazzo ce l'hai con lei?- intervenne, rimasi in silenzio, non ce l'avevo con lei, almeno per il momento. O almeno credevo -non ce l'ho con lei.- dissi -e tu trova sempre altri argomenti con cui rispondere, continua ad evitare la realtà.- dissi scendendo -non sono io che la sto evitando, sei te Martina, incominciando dal tuo nome- rispose, chiusi rumorosamente la portiera e mi incamminai -fanculo a me che ho accettato di stare in sua compagnia, sarei dovuta andarmene in quel momento e menare quel coglione che, tutt'ora, non ricordo nemmeno come si chiami.

A passo lento e svogliato arrivai a casa, infilai le chiavi all'interno della serratura e aprì la porta. Entrai in casa e appena richiusi la porta alle mie spalle comparve  Giaime -buongiorno eh.- disse con tono ironico -casomai buonanotte.- dissi sorpassandolo e avviandomi verso la mia stanza -smettila col tuo umorismo del cazzo.- disse afferrandomi per il polso -ma che umorismo, è vero.- risi convinta di riuscire a sviare la litigata, ma dai suoi occhi intuì che non era così. -si può sapere dove cazzo sei stata, dovresti guardarti, sei in pessime condizioni.- disse mollando il mio polso e fissandomi quasi schifato -senti, Gimmi, qualcuno ti ha chiesto qualcosa? Non mi sembra, ti da fastidio la mia presenza qua? D'accordo, dimmelo, me ne vado.- dissi seria -non vai da nessuna cazzo di parte.- disse serio -dovresti smetterla di fare la parte del fratello maggiore, ma che cazzo avete tutti quanti? Continuate a ripetermi di dover fare pace con quelle teste di cazzo, tu, Cosimo, no. Non voglio dovete lasciarmi stare cazzo.- dissi stringendo i pugni -se lo facciamo lo facciamo per te.- disse -ma per me cosa? Ci siete mai stati quando davvero ne avevo bisogno? Qualcuno di voi c'è mai stato? No. Sono sempre stata io da sola a darmi una mano, io e nessun altro, e voi state qua a farmi la morale del cazzo che la famiglia è importare è bla bla bla...- dissi mentre il ragazzo di fronte a me mi guardava serio -la verità è che te, e gli altri, non avete la minima idea di come ci si sente a essere soli. Non capite un cazzo, e ora se permetti me ne vado a dormire, questi discorsi alle sei del mattino non sono piacevoli.- dissi correndo verso la mia stanza.

Iniziai  a pensare che forse la soluzione migliore sarebbe stata quella di andarmene, non solo da questa casa, dall'Italia intera, scomparire in modo tale che nessuno di queste persone che, a detta loro, mi vogliono "bene" possano trovarmi. Mi piacerebbe vedere la Norvegia, ci ho sempre pensato, l'ho sempre sognata eppure non sono mai riuscita a farlo, e forse è arrivato il momento. Stare da qualche parte che finalmente non mi soffoca coi ricordi, non mi soffoca con le preoccupazioni, non mi soffoca e basta. Vorrei solo stare lontano da tutto e tutti, non voglio stare male e non voglio che gli altri lo stiano per me. Voglio andarmene e basta, tanto qua non ho mai avuto bisogno di nessuno, lì sarebbe la stessa cosa. Lingua nuova, posto nuovo, e che mi portasse fortuna? Lo spero.

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